Il ministro della salute libanese Hamad Hasan consiglia a chiunque possa di andare via da Beirut, devastata martedì da due potenti esplosioni che hanno causato più di 100 morti e 4.000 feriti. Hasan afferma infatti che materiali pericolosi sprigionatisi nell’aria dopo le deflagrazioni potrebbero avere effetti a lungo termine mortali.
L’appello del ministro mostra con grande evidenza che la situazione nella capitale del Libano è pericolosa e non conclusa con le morti che già sono tantissime e il cui numero sale di ora in ora.
Ma cosa è successo, e perché? Incidente o attentato? Secondo la versione ufficiale riferita direttamente dal presidente del Libano, Michel Aoun, a provocare le esplosioni sarebbe stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave.
Tra i quattromila feriti anche un militare italiano, il caporal maggiore Roberto Caldarulo, del battaglione Gestione Transiti (RSOM) di Bari.
L’edificio di Orient le Jour e al Nahar, due dei principali quotidiani, è stato sventrato. Anche la redazione di Daily star, quotidiano in lingua inglese. E ci sono feriti nello staff del New York Times.
Donald Trump, in una conferenza stampa – annunciando “l’aiuto al Libano” da parte della sua amministrazione – ha affermato che le esplosioni a Beirut “assomigliano a un terribile attentato”, aggiungendo poi che “dirigenti militari Usa pensano a un attacco: a una bomba di qualche tipo”.
La tragedia è avvenuta 15 anni dopo l’esplosione dell’autobomba che uccise Rafiq Hariri (la cui morte mise fine all’occupazione siriana del Libano e cambiò la storia successiva del Paese).
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