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Ubi, Massiah e Moratti: “Per il bene dei territori l’Ops di Intesa non vada in porto”

Se l'offerta di Intesa andasse a fondo e Ubi mantenesse la sua autonomia, “entro fine anno concluderemo una proposta di Merger and Acquisition (M&A) con un'altra banca".

Chissà se i colori hanno un ruolo ed influiscono anche nelle decisioni finanziarie? Viene da chiederselo mentre sullo sfondo blu di Ubi Banca appare Letizia Moratti in giacca celeste e Victor Massiah sfoggia un gessato carta da zucchero.

Blu, celeste, carta da zucchero: ottimismo. Il cielo è terso sopra Ubi, verrebbe da dire. La minaccia delle nuvole dell’Ops di Intesa sembra lontana nella fredda sala riunioni di via Fratelli Gabba.

A scacciarla ci pensano Moratti e Massiah che alle 11.08 di giovedì 16 luglio rispondono alle domande dei giornalisti ricostruendo questa offerta “ostile” di Intesa che dal 17 febbraio scorso ha scosso Ubi Banca.

Si scopre così che non sono sempre cieli azzurri. Lo ricorda la presidente Moratti: “Il periodo dell’emergenza Covid abbiamo assicurato vicinanza a famiglie ed imprese, questa vicinanza non è mai venuta meno in territorio come Bergamo e Brescia, con l’80% degli sportelli aperti anche nei momenti più gravi”.

Il legame con i territori è al centro delle domande. Pavia chiede assicurazioni su ospedale e università. Lodi certezze sugli investimenti per l’agricoltura, Cuneo cerca conferme per le direzioni territoriali strappate a Torino. Per Bergamo risponde Moratti: “Abbiamo il 18% del capitale dell’aeroporto di Orio al Serio e non siamo mai venuti meno a nuovi investimenti. Parlando con il rettore dell’Università degli studi di Bergamo ho saputo che il grande sviluppo dello scalo ha rappresentato anche un’apertura verso altri atenei per la stessa università”. Da ex Ministro dell’Istruzione, la scuola e la formazione focalizzano l’attenzione della presidente Moratti.

Poi si entra nel merito dell’offerta di pubblico scambio: “Nel piano di Intesa Sanpaolo – afferma Moratti – nel caso l’offerta andasse a buon fine ci sarebbe la cessione di 532 sportelli di Ubi Banca e 31 di Intesa Sanpaolo a Bper. Molti correntisti e clienti lombardi si troverebbero di fatto in un’altra banca. Si tratta di una migrazione verso un altro istituto bancario di circa un milione di clienti e oltre 10 mila dipendenti”. Moratti rammenta che “questi sportelli raccolgono 29 miliardi e crediti per 26 miliardi”.

Massiah affronta un altro tema: il valore della banca. “Intesa intende comprare con un’offerta ostile Ubi sottovalutandola di 1,1 miliardo, ma la banca che vale molto più. Il capitale tangibile di Ubi Banca è di oltre 8 miliardi, se noi stamattina trasformassimo il valore che ci ha dato Intesa noi ci troveremmo con 3 miliardi e mezzo. Il discorso che faccio ad ogni azionista è: conviene cedere una parte del tuo patrimonio a meno del valore che ha? Ogni azionista deve farsi questa domanda e davanti a questi numeri darsi una risposta”.

Inoltre, aggiunge, se l’Ops di Intesa Sanpaolo andasse in porto “si creerebbe una sorta di monopolio”.

Il claim “La fiducia non si compra” che riempie gli spazi pubblicitari “è nato in casa. Non ci siamo affidati a nessuna agenzia” sorride soddisfatto Massiah che subito torna serio e da capitano della nave evidenzia: “In questi mesi, anche molto difficili, nessuno dei manager e dei dipendenti ha lasciato Ubi. Vorrà pur di qualcosa, insomma in questa banca si lavora bene e si sta bene”.

C’è qualcosa che però offusca i cieli di Ubi e che Massiah vede nero: la possibilità che Intesa non riesca a portare a termine la sua offerta lasciando in balia degli speculatori gli azionisti. Una situazione che si creerebbe se Intesa portasse a casa un risultato che sta tra il 50 più uno degli azionisti e il 66,7%: “Quella situazione che si crea nel corridoio di una festa dove gli speculatori” potrebbero imbucarsi “e decidere al rialzo o meno dell’azione. È vero, è il mercato”, ma il piccolo azionista sarebbe in balia di una situazione instabile e pericolosa per il proprio investimento.

Se Massiah non vede di buon occhio questa situazione, è pur vero che mantiene una serenità di fondo. Forse confida nella potenza degli oltre 100 mila azionisti “retail”, risparmiatori che non sono qualificabili come clienti professionali e qualche fondo che ha assicurato pieno appoggio a Ubi.

C’è poi la questione affidamenti. “Dagli esempi che abbiamo dal passato – osserva Moratti – l’unione di due banche non sempre corrisponde al mantenimento del valore degli affidamenti dei due istituti di credito”. Imprese e famiglie che lavorano con entrambe le banche, Ubi e Intesa, sono avvisate.

C’è un futuro anche dopo il 29 luglio. Moratti e Massiah rispondono che se andasse in porto l’offerta di Intesa il giorno dopo saranno “sereni perché abbiamo fatto il bene di Ubi fino alla fine”. Ma c’è una finestra spalancata sul futuro. Se l’offerta di Intesa andasse a fondo e Ubi mantenesse la sua autonomia, “entro fine anno concluderemo una proposta di Merger and Acquisition (M&A) con un’altra banca”.

E perché questo non è avvenuto finora? Massiah risponde: “Perché la nostra priorità era di proteggere i soci e minimizzare gli aumenti di capitale”.

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