Un record da battere, per unire sport, montagna e amicizia, percorrendo il sentiero 101 delle Orobie occidentali, che abbraccia idealmente tutta la Valle Brembana. Un’idea nata durante il lockdown, tramutatasi rapidamente in realtà dopo l’impresa di domenica 12 luglio, quando il personal trainer Donatello Rota (35 anni, di San Pellegrino Terme) e lo skyrunner Riccardo Faverio (50enne di Serina) hanno battuto il record di percorrenza del sentiero che collega Cassiglio con il rifugio Calvi a Carona.
Settantatrè chilometri (e cinquemila metri di dislivello) in 11 ore e 22 minuti, un’ora in meno rispetto al precedente record, fatto registrare nel 2003 da Gian Franco Baldaccini e Francantonio Belotti. Partenza alle 4.30 da Cassiglio, con l’arrivo al rifugio Calvi, nel territorio di Carona alle 15.52.
Un record di corsa in montagna nato, paradossalmente, durante il periodo di lockdown. Uscite ridotte al minimo indispensabile, quando il “restate a casa” era diventato il giusto mantra per affrontare la situazione. E proprio restando in casa nasce l’idea e la base per poter affrontare e battere il record.
“Ero a casa, mi allenavo sulla spin bike – racconta Donatello – quando mi è venuta l’idea di provare a battere il record di percorrenza del per noi mitico sentiero 101. Poi, spontaneamente, ho deciso di invitare Riccardo (Faverio)”.
Un’amicizia nata grazie ad Alex Baldaccini, campione orobico di mountain running. “Ho iniziato a correre in montagna cinque anni fa, proprio insieme ad Alex. Ho iniziato per puro caso, dopo che un amico mi aveva parlato dell’Orobie Ultra-Trail, che si è svolta per la prima volta proprio nel 2015: mi sono subito appassionato. Grazie ad Alex ho conosciuto poi Riccardo. La nostra amicizia è nata dalla passione comune per l’Ultra-Trail, le competizioni e i grandi atleti”.
Una sfida in coppia, per provare a superare il record di Baldaccini – Belotti. Una prova che è anche continuità e, in un certo senso, passaggio di testimone tra atleti della stessa società, il GS Orobie.
Alpi Orobie, catena montuosa della provincia di Bergamo, che tornano spesso nelle parole e nei pensieri di Donatello. “L’idea è nata per la semplicità logistica, ma soprattutto nel voler valorizzare la nostra valle Brembana e le nostre montagne, alle quali sono molto legato. In questo ultimo periodo, complici anche le limitazioni negli spostamenti, si notano molte più persone che stanno riscoprendo le nostre vette ed i nostri sentieri”.
![donatello rota](https://www.bergamonews.it/photogallery_new/images/2020/07/donatello-rota-679484.jpg)
Montagne da apprezzare esteticamente, ma anche per via delle proprie caratteristiche, in particolare da chi pratica la corsa. “Sono formate da sentieri piccoli e molto tecnici. Caratteristiche ideali per poter valorizzare le nostre Orobie, soprattutto per quanto riguarda la corsa. In questo senso, mi piacerebbe realizzare, in futuro, altri eventi legati alla corsa in montagna, come, ad esempio, training camp”.
Corsa in montagna che per Donatello, Riccardo e tutti quelli che praticano questo sport vuol dire essenzialmente fatica, bilanciata da ottime sensazioni. In questo caso, da affrontare in coppia, sempre con la dovuta preparazione. Anche durante il lockdown.
“C’è stata una preparazione importante per raggiungere la condizione che ha reso possibile questa performance. In ogni caso, la componente fondamentale è stata la fatica”. Molte ore sulla bici indoor durante il lockdown e, dalla riapertura alla corsa, dieci settimane per preparare la sfida. Una media di 5 allenamenti a settimana, uno lungo in montagna ed un giorno di riposo.
Domenica 12 luglio la sfida, affrontata in coppia.
“Devo dire la verità, è stata un’incognita – confessa Donatello, – anche perché ci siamo avvicinati alla corsa con due tipi di allenamenti differenti, senza aver avuto la possibilità di allenarci insieme. Affrontavamo il rischio di infortuni e di perdite di ritmo reciproche, ma, per fortuna, è andato tutto liscio”. Anche perché l’obiettivo era dichiarato: arrivare al rifugio Calvi insieme. Un traguardo da raggiungere con fatica, ma godendosi il viaggio, suggellando un’amicizia nata proprio tra i sentieri di montagna.
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