Un ricordo più forte della pandemia. A causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, quest’anno a Calcio amici e parenti di Francesco Galli non hanno potuto commemorare come volevano il 35esimo anniversario della sua scomparsa nella calca infernale dell’Heysel. Saltato il tradizionale torneo che organizzano ogni anno per lui, gli Amatori Kals si sono dovuti accontentare di un post pubblicato sulla propria pagina Facebook.
A Calcio e non solo quella serata viene ricordata come la tragedia sportiva più orribile di tutti i tempi. 39 le vittime, 32 delle quali italiane. Tutti tifosi juventini come Francesco (per gli amici Franco), andati in Belgio con la speranza di festeggiare la prima Coppa dalle grandi orecchie. Trovarono invece la morte in modo assurdo, travolti dalla furia degli hooligans inglesi, schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle gradinate, poco prima che iniziasse la finale contro il Liverpool. Morti anche a causa dell’inadeguatezza dello stadio Re Baldovino e dei servizi di sicurezza.
Un ricordo che a 35 anni di distanza brucia ancora nel paese della Bassa. Come avevano raccontato i suoi familiari a Bergamonews, Francesco, 25 anni, era l’ultimo di dieci figli. La Juve era la sua grande passione. Aveva raggiunto Bruxelles con alcuni amici a bordo di un furgone. Un’ora prima della partita, intorno alle 19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi verso il settore Zeta da loro occupato, fino a sfondare le reti divisorie.
Nella ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro anche Galli, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i primi a morire, come ricostruito poi dagli inquirenti.
Oltre al danno, la beffa. Quando la sua salma arrivò a casa, i genitori si resero conto che gli erano stati rubati gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una catenina d’oro che valeva molto e a cui era molto legato, sostituita con una da bigiotteria.
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