Clusone ha voglia di ripartire: i commercianti, dopo lo stop forzato a causa dell’emergenza coronavirus, alzano la saracinesca dei loro negozi e delle loro attività guardando al futuro con fiducia. Tutti. nessuno ha gettato la spugna, per ora.
“Questa chiusura, decisa dal governo italiano per fronteggiare e contenere la pandemia Covid-19 – spiega Luigi Percassi, presidente dell’Associazione commercianti Clusone Centro – è stata subita da tutti quanti. Una decisione che ha portato danni ai commercianti del paese e non solo. L’attenzione primaria, ovviamente, è la salute dei cittadini: dobbiamo essere cauti e non far ripartire il contagio, altrimenti gli effetti sarebbero irreparabili”.
Nonostante questo lockdown forzato, la voglia di ripartire è tanta: “Il commercio deve riprendere il suo ciclo. Sicuramente sarà diverso: ci sarà maggiore attenzione, verrà controllato il numero di ingressi nei negozi e, in ogni attività, vi saranno gel e disinfettanti. Clusone ha sempre vissuto di turismo, un grande valore aggiunto per il nostro territorio: l’interesse primario, ora, è quello di fidelizzare il più possibile il cliente. I vari effetti della crisi, a mio parere, li vedremo tra qualche mese. Nel frattempo, però, la fiducia non manca: dovremo vedere se questa fiducia sarà ricambiata. Tutti i commercianti devono svolgere la loro parte, collaborando tra loro per fare in modo che Clusone non perda il suo valore. Il centro storico baradello è una grande ricchezza da preservare”.
Come aiutare i commercianti che hanno tanta voglia di ripartire? “È necessario alleggerire il più possibile: i proprietari degli immobili potrebbero valutare di rivedere gli affitti, come è già successo in Bergamasca”.
Dopo due mesi durante i quali regnava un silenzio assoluto, quasi spettrale, ecco che finalmente il centro prende piano piano vita e i negozi spalancano le loro porte.
“La sensazione di una pseudo libertà è stata bellissima – racconta Michela Percassi, titolare del negozio di abbigliamento da uomo JoeBlack, situato in pieno centro storico in via Querena –. Nel contempo, vedere tante persone soffrire perché colpite negli affetti o per problemi economici fa male. Quello che è successo con le relative conseguenze, come la chiusura forzata, prima mi ha abbattuto, ma successivamente mi sono concentrata sul mio lavoro con la speranza di ripartire al più presto. Non nego che quando l’emergenza è esplosa il pensiero di lasciare tutto qualche volta c’è stato, non relativo al lavoro in sé ma al fatto che senza nessun aiuto non valeva più la pena lottare. Ma alla fine eccomi qua, nel mio negozio pronta a ripartire con l’interesse di garantire ai miei clienti totale sicurezza. Aprire nuovamente i battenti è stata una bellissima sensazione”.
Non solo i negozi, ma anche i vari bar e ristoranti hanno potuto finalmente vedere la luce in fondo al tunnel. Nella giornata di martedì 19 marzo ha spalancato le porte anche il Bar Bis, in via Vittorio Veneto, gestito da Matteo Pezzoli: “In questi due mesi ero molto preoccupato, non lo nascondo – spiega Matteo -, ma ho cercato di essere sempre ottimista, non ho mai pensato di mollare. Le leggi per la ripartenza sono state abbastanza agevolanti e ho riaperto il mio bar con ottimismo e fiducia. Il lavoro sarà diverso: i clienti dovranno stare tutti seduti ai tavoli, ovviamente ben distanziati tra loro, e non userò il bancone del bar. Visto l’arrivo della bella stagione, sfrutterò al massimo anche lo spazio esterno del bar, dove ho già posizionato tavoli e sedie. Le sensazioni sono positive”.
La chiusura forzata non è stata subita da tutte le attività: i negozi alimentari, ad esempio, hanno proseguito il loro lavoro anche nel corso dei mesi del lockdown.
“Nei mesi di marzo e aprile – spiega Mario Giudici, titolare della Salumeria La Rocca, situata in Piazza della Rocca – il negozio è stato sempre aperto, ma il lavoro non è certamente stato quello di sempre. La gente aveva paura ad uscire di casa, non avevamo più i giorni di punta come di solito lo sono i lunedì e i vari fine settimana: tutte le giornate erano uguali. Molti dei nostri clienti provengono anche dai paesi limitrofi, ma non potendo uscire dal loro comune di residenza non si recavano nemmeno in negozio. Clusone è un paese che vive di turismo e, a causa della pandemia, abbiamo perso le varie festività di Pasqua, del 25 aprile e del primo maggio, ponti preziosi che avrebbero sicuramente portato turisti e ricchezza nel nostro paese. Abbiamo cercato di venire incontro alla gente facendo le consegne a domicilio”.
E per quanto riguarda la ripartenza generale? “La voglia di tornare alla normalità è tanta, ma percepisco che le abitudini della gente non sono le stesse di prima. La ferita è ancora aperta e deve rimarginarsi con il tempo. In questa prima settimana di riapertura le persone cominciano a spostarsi, essendo anche stanche di stare in casa, e inizio a vedere qualche cliente abituale che torna nel mio negozio”.
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