Nuovo blitz nelle scorse ore dei carabinieri del Noe con i tecnici di Ats nei cantieri abbandonati della Fratus di Quintano di Castelli Calepio, dove sono in corso indagini per un presunto disastro ambientale.
I sigilli posti all’azienda, ormai in liquidazione, sarebbero stati rimossi. Gli accertamenti di Ats Bergamo e Brescia (essendo il sito al confine con Palazzolo) hanno confermato la necessità di rimuovere la lastre di amianto ancora presenti sui tetti e le coperture, che con il tempo hanno iniziato a usurarsi e potrebbero essere pericolose.
Un problema che si trascina dal 2013 nella zona della Valcalepio, con tutti i pericoli annessi. Nell’estate dello scorso anno l’episodio più rischioso, con un vasto incendio che potrebbe aver diffuso nell’aria le molecole del pericoloso materiale.
I sigilli erano stati messi prima dell’emergenza Covid dai carabinieri coordinati dal pm della Procura di Brescia Antonio Bassolino, che ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone: il sindaco di Castelli Calepio Giovanni Benini e la sua responsabile dell’Ufficio ambiente Lucia Andriola per omissione di atti d’ufficio, oltre ai proprietari del sito industriale Luigi Fratus e la figlia Patrizia, per cui si ipotizza il concorso in disastro ambientale e l’omessa bonifica.
Il primo cittadino calepino si dice tranquillo: “La prossima settimana avrò un incontro con il magistrato bresciano per chiarire la mia posizione – le parole di Benini – . Gli spiegherò che non ho colpe, in quanto la rimozione dell’amianto non posso portarla a termine senza il permesso dei titolari, essendo una proprietà privata.
Il piano è già stato predisposto con una cifra di 50mila euro. Ora aspetto il via libera, dall’azienda o dalla procura che ha sequestrato l’impianto. Io non posso andare in casa di altri, sarebbe un abuso di potere”.
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