I carabinieri di Chiari e del Nucleo investigativo provinciale, con il coordinamento della Direzione Distrettuale antimafia, hanno tratto in arresto tre persone per un tentativo di estorsione a due coniugi a capo di un’azienda bergamasca.
Il piano era stato organizzato da una donna bresciana per cercare di vendicarsi dopo che era stata licenziata dalla stessa ditta. Insieme al compagno ha chiesto appoggio a un amico,che con un altro complice ha messo in atto il tentativo di estorsione pretendendo dai titolari la cifra di 100mila euro come indennizzo per il licenziamento, parlando anche di stretti contatti con famiglie malavitose del compagno della donna licenziata.
La coppia di imprenditori però non ha consegnato denaro ma si è rivolta ai carabinieri.
A capo del clan c’era il compagno della donna licenziata, un 44enne calabrese ma residente tra Brescia e Bergamo. Ha precedenti per stupefacenti, armi e reati contro il patrimonio oltre che danneggiamento e calunnia. Lui, in semilibertà ai servizi sociali per scontare una condanna, ora è finito dietro le sbarre.
Ai domiciliari, invece, sono finiti un consulente originario di Roma ma residente a Chiari che ha cercato di mettere in atto l’estorsione e un bresciano di 46 anni pregiudicato a residente a Erbusco. Tutti e tre sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
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