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Emergenza e lavoro

Pulizie, vigilanza e ristorazione, a Bergamo 30mila addetti: “Stop appalti al massimo ribasso”

Mario Colleoni, segretario Filcams-Cgil provinciale: "Non devono essere dimenticati, soprattutto quando la crisi economica colpirà più duramente"

Sono categorie di lavoratori di cui poco si parla, malgrado garantiscano servizi essenziali e abbiano avuto un ruolo importante in questa crisi sanitaria: sulla situazione di lavoratrici e lavoratori di pulizie, vigilanza e ristorazione interviene Mario Colleoni, segretario generale della Filcams-Cgil di Bergamo. In tutta la provincia sono circa 30mila.

“Sono lavoratori che non devono essere dimenticati, soprattutto quando la crisi economica colpirà più duramente. Già da tempo, da anni, vivono condizioni difficili, tra cambi contratto a ogni appalto, diminuzione delle ore per le medesime mansioni, stipendi bassi, spesso in riduzione. Ora, soprattutto per chi lavora nel sistema sanitario e socio-assistenziale, si aggiunge il tema della sicurezza: per loro – come per medici e infermieri – le imprese che gestiscono gli appalti devono garantire l’applicazione rigorosa dei protocolli di sicurezza”.

“Stiamo parlando di un mondo, in particolare quello delle pulizie, caratterizzato da appalti spesso aggiudicati al massimo ribasso. Appalti che dovrebbero rappresentare un’eccellenza e che invece, a seguito di continui tagli, vedono molti lavoratori operare in condizioni critiche, spesso obbligati a garantire doppi turni per settimane intere a causa di carenza di personale. Persone che garantiscono pulizia e sanificazione in ospedali, uffici pubblici, scuole, Rsa, supermercati, aziende e che hanno paghe bassissime e vivono in condizioni di incertezza costante. A Bergamo sono ben più di diecimila, con una media di poco più di 15 ore lavorate a settimana e un contratto scaduto da oltre 6 anni. Da tempo assistiamo, come fosse la normalità, ad appalti gestiti con costanti ribassi, da aziende che al loro subentro diminuiscono costantemente le ore dei lavoratori riducendo di fatto anche i salari, talvolta applicando contratti pirata: tra i 5 e i 6 euro l’ora, talvolta accettando l’inaccettabile e rinunciando ai diritti più naturali.

Dinanzi a noi abbiamo un settore che dovrebbe essere valorizzato, per il quale si dovrebbero prevedere investimenti e riconoscimenti e che, invece, da anni vive di tagli e di peggioramento della qualità del lavoro. È urgente cambiare strada, perché con la continua riduzione del costo del lavoro si ottiene non solo l’impoverimento di chi lavora, ma anche un abbassamento della qualità dei servizi erogati nel settore pubblico, servizi di cui le persone più fragili hanno sempre più bisogno”.

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