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L'intervista

“Con la mascherina cambia il modo di comunicare: si parla con occhi e sguardo”

Abbiamo chiesto alla dottoressa Ivana Simonelli, psicologa psicoterapeuta, fondatrice del metodo psicopedagogico "Dillo con la voce", come l'utilizzo della mascherina cambierà le nostre relazioni con gli altri

Come la mascherina cambia il nostro modo di relazionarci con gli altri? Questo dispositivo di protezione individuale copre il naso e la bocca, quindi non rende visibile il sorriso, ma valorizza la capacità di comunicare con gli occhi.

Non siamo abituati a indossarla, anche se sarà necessario farlo fino a quando la pandemia del Coronavirus non sarà finita. Per capire meglio come possa influire sulle interazioni tra le persone abbiamo chiesto un parere alla dottoressa Ivana Simonelli, psicologa psicoterapeuta, terapeuta EMDR Practitioner, psicopedagogista e fondatrice del metodo psicopedagogico “Dillo con la voce”.

Che effetto ha l’utilizzo della mascherina sulle nostre relazioni?

Non è un oggetto che faceva parte della nostra quotidianità ed è arrivata nella nostra vita di tutti i giorni con una connotazione legata a un pensiero di pericolo e all’inizio la mente ce la fa percepire come qualcosa di negativo, come una limitazione. È fondamentale, invece, riuscire a vederla per le sue caratteristiche di protezione: tutti noi stiamo bene e possiamo stare bene se ci sentiamo protetti e se proteggiamo le persone che amiamo e che abbiamo intorno a noi. Quindi se cominciamo a considerare che è un dispositivo di protezione sia sanitaria sia affettiva, sociale e solidale nei confronti degli altri, può far parte delle nostre vite in una maniera più serena rispetto a quella legata all’indice di pericolosità. Ma bisogna considerare anche un altro aspetto.

Quale?

È come se fosse la cornice del nostro sguardo. Se la pensiamo come un impedimento la nostra mente ci fa sobbalzare e rattristare, ma se la concepiamo in quest’altra accezione possiamo valorizzare la grandissima capacità umana che da sempre tutti raccontano dentro la bellezza dello sguardo. Cambia il nostro paradigma e mette in risalto l’intensità degli occhi. Facendo un esempio, con le labbra possiamo sorridere anche se in realtà il nostro animo è triste, ma con gli occhi non riusciamo a farlo se dentro di noi siamo malinconici perchè sono effettivamente la rappresentazione immediata di tutte le emozioni che ci attraversano. La mascherina, quindi, risaltando lo sguardo, in realtà ci mette più a contatto con gli altri rispetto a prima: ne abbiamo diverse dimostrazioni.

Ci spieghi

Ce ne accorgiamo ogni volta che le persone si incontrano e si parlano attraverso gli occhi. In questo momento con lo sguardo si esprime la compartecipazione – a tratti molto dolorosa – nella traumatizzazione collettiva che finirà ma ora ci sta attraversando. E ancora ci sono sguardi amorevoli: pensiamo a tutti coloro che si stanno occupando di qualcun altro a diversi livelli, dai sanitari agli insegnanti ma anche i vicini di casa che si adoperano per chi per esempio non può andar a fare la spesa. Quando si incontrano, a parlare è lo sguardo che esprime vicendevole gratitudine, commozione, solidarietà, sintonia ed empatia… è una grandissima valorizzazione e non è vero che non ci si riconosce, bisogna soffermarsi maggiormente.

mascherina

In che senso?

Quando incontravamo una persona prima vedevamo tutto il suo volto, mentre in questo momento ne scorgiamo solo alcune parti, che però compongono un tutto. Non rimangono, però, solo gli occhi: ci sono anche la nostra postura, il corpo e la voce. La mascherina protegge il naso e la bocca ma non nasconde la voce: alcune persone quando vogliono parlare magari la spostano o la tolgono pensando che li impedisca, invece non è così, serve solo a contenere le nostre goccioline. Ed è importante spiegarlo anche ai bambini.

Qual è il modo migliore per affrontare l’argomento?

Ai più piccoli bisogna spiegare che protegge la nostra bocca e fa sì che le nostre goccioline rimangono con noi, perchè in questo periodo è importante che restino con ciascuno di noi. Poi arriverà il momento in cui potremo lasciare che possano gironzolare tranquille nell’aria.

La mascherina, dunque, non è un ostacolo ma una protezione

È un riconoscimento alla scienza che ci dice come fare e un’attenzione solidale verso chi ci è vicino affinchè si possano custodire le proprie goccioline avendo nella mente che ognuno di noi in questo modo sia protettivo per l’altro. Siamo solidali con la salute di chi ci circonda ed è bello vedere la reciprocità. E questo non ci impedisce di stare a contatto con gli altri: abbiamo la voce, la mascherina non è un bavaglio ma intensifica la possibilità di usare le parole essenziali e di intendersi con lo sguardo. È un’esperienza nuova per gli occidentali ma, se ci pensiamo, per altri popoli come gli arabi non lo è e fa addirittura parte del loro abbigliamento. In Occidente è una necessità nata in un tempo di traumatizzazione e ci spaventa: è legittimo che ci preoccupi ma se la vediamo come amica e cornice al nostro sguardo e alle nostre modalità comunicative alternative impareremo tanto. Ed è molto utile anche per noi stessi.

In che modo?

Possiamo conoscerci meglio. Guardandoci allo specchio mentre indossiamo la mascherina vediamo i nostri occhi incorniciati e sappiamo bene quanto la cornice sia importante per un quadro. Per le nostre relazioni, invece, è una forma di solidarietà: affermare che “la mascherina protegga gli altri fa pensare che siamo veicoli di pericolo, invece lo è il virus, che in quanto tale ha le sue vie di trasmissione. Questa esperienza sarà utile anche per quando torneremo a una piena normalità perchè integra qualcosa che prima non veniva pensato non essendo necessario: con gli occhi possiamo comunicare tantissimo e lo sguardo condensa quello che vogliamo trasmettere.

E come incide sulle nostre relazioni il distanziamento sociale?

È arrivato nelle nostre vite a seguito di un’esigenza fondamentale di tipo sanitario in un momento di traumatizzazione collettiva e la mente lo registra come un pericolo. Si tratta di un altro comportamento che non apparteneva alla nostra cultura, mentre in altri popoli è una pratica già presente. Anche in questo caso siamo solidali e se ci sentiamo tali stare a un metro di distanza non ci pesa.

Perchè?

Sentirci solidali con gli altri attiva tutta una serie di canali di vicinanza affettiva anche senza avere il contatto fisico: incidono la postura e il tono della voce. Di primo acchito saremmo portati a pensare che rimanendo distanti si debba urlare per farci sentire, ma non è così: parliamo con la voce più alta quando usiamo il telefono a 20 cm dalla bocca. Nel distanziamento fisico, però, è importante mantenere il contatto affettivo.

mascherina telefono

Come possiamo fare?

Anche se ci troviamo a un metro di distanza dobbiamo sempre dirci con la voce – che passa attraverso le mascherine – quello che sentiamo per l’altro. E quando lo facciamo si crea una vicinanza di mente e di cuore che riesce a sostenere anche quella distanza di contatto e di abbracci che in ogni caso torneranno. Non sappiamo quando ma torneranno e a quel punto avremo integrato la vicinanza fisica che c’era prima con una vicinanza di mente e di cuore insuperabile. Avremo imparato che cosa è davvero importante nella comunicazione.

E qual è il modo più efficace per comunicare a distanza?

L’abbraccio arriva attraverso il tono della nostra voce e l’intensità dello sguardo. Più la nostra voce è rispettosa dell’altro più viene percepita in modo intenso: possiamo modularla, cioè utilizzare un timbro carico dell’intensità emotiva delle parole che pronunciamo. Ed è importante che non si usino toni accesi perchè stiamo vivendo un momento estremamente delicato, le nostre menti e i nostri cuori sono provati dalla traumatizzazione collettiva. Ho fondato il metodo “Dillo con la voce” e un aspetto fondamentale è imparare a descrivere quello che sentiamo attraverso le parole: se descriviamo la nostra affettività all’altro stiamo abbracciando e commuovendo. Ci sono gli “specialisti delle emozioni”, gli psicologi, che in questo periodo si sono messi a disposizione sia nei servizi pubblici, sia privati sia nel volontariato e chi ne avverte la necessità può rivolgersi a loro.

Per concludere, come ci cambierà la pandemia?

Attraversa tutte le emozioni dell’uomo. Ci lascia ferite, pensieri ed emozioni, e laddove ci sono questi elementi ci sono cambiamenti. Dipenderanno da come ciascuno di noi avrà elaborato tutto questo e da come lo integrerà nella sua storia, dalle priorità che avrà valorizzato e dal fatto di tenersi dentro quanto siamo stati vicini – perchè in questo periodo lo siamo stati tutti – e auspico che il cuore delle persone senta quanto la vicinanza sia una grandissima risorsa per gli uomini e in questo caso possiamo dire per tutti gli uomini della terra.

 

Giovedì 30 aprile alle 20.30 la dottoressa Simonelli ha tenuto un webinar dal titolo “Guarda i miei occhi, ascolta il mio cuore: emozioni e relazioni nella didattica a distanza”, rivolto in modo particolare agli insegnanti delle scuole primarie.

Giovedì 7 maggio, alle 20.30, ha tenuto un incontro streaming pensato per i genitori e incentrato sulle tematiche connesse alle emozioni e alle relazioni in questo momento.

Per avere ulteriori informazioni consultare il sito www.dilloconlavoce.com oppure www.emdr.it

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