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Il lutto

La Fenice piange Fabrizio Persico: “Accogliente e ironico, era sempre sul campo”

Maddalena Chiappa, coordinatrice dell'area Rieducazione equestre della cooperativa sociale "La Fenice" ricorda lo storico presidente di questa realtà, Fabrizio Persico, che è venuto a mancare domenica 3 maggio a causa del Coronavirus

“Era accogliente, ironico e per ogni situazione cercava di trovare la soluzione migliore”. Così Maddalena Chiappa, coordinatrice dell’area Rieducazione equestre della cooperativa sociale “La Fenice” ricorda lo storico presidente di questa realtà, Fabrizio Persico, che è venuto a mancare domenica 3 maggio a causa del Coronavirus.

Raccontando di tante esperienze vissute insieme, afferma: “Il 3 maggio, il giorno dopo il suo sessantaseiesimo compleanno, Fabrizio se ne è andato, sconfitto dal temibile Coronavirus, contro il quale ha lottato con tutte le sue forze per due mesi. Difficile per chi lo ha conosciuto, per i suoi colleghi del Liceo Lussana, per i dipendenti della Cooperativa La Fenice accettare questa perdita. Ancor di più per chi come me ha passato con Fabrizio cinque anni al Liceo Sarpi nella medesima sezione , la B, con la gioia dell’adolescenza e le difficoltà di quella scuola, e poi gli anni della Statale a Milano. Un’amicizia così non finisce mai, anche se per anni non ci si vede; poi quando capita un incontro, tutto torna ad essere come allora. Amici, compagni, collaboratori. Fabrizio ha fondato con altri soci storici nel 1989 la Cooperativa La fenice, con sede in Albino. Una piccola realtà all’inizio che si è poi espansa fino a diventare la solida realtà cooperativistica attuale”.

Fabrizio era l’anima di questa realtà. Maddalena Chiappa prosegue: “Si può ben dire che Fabrizio era La fenice: presidente, ma sempre sul campo, in ogni attività. Nel campo della assistenza ai disabili, nell’attività di sostegno alla istruzione, nella gestione dei servizi all’infanzia, nella accoglienza ai migranti e nelle attività culturali.

Piace ricordare “il convento” come lo chiamava lui. Imponente opera di recupero del complesso di santa Maria della ripa a Desenzano di Albino, ancora in fieri, dove progettava spazi aperti alle attività culturali, realizzati tramite Diaforà, un’associazione culturale che propone eventi, conferenze, dibattiti, sempre affollati. Ricordo l’ultimo incontro alla presenza di Enrico Letta: l’Auditorium di Albino pieno di gente attenta e partecipe, molti ragazzi che facevano domande, applausi al relatore. Tra quei ragazzi, molti alunni del Liceo Lussana, i suoi ragazzi: quelli che accompagnava in gita scolastica, che seguiva anche dopo la fine del corso di studi, che incoraggiava a studiare ancora e ancora. Come del resto continuava a fare anche lui, frequentando corsi di aggiornamento e di filosofia. Era nota inoltre la sua passione per il teatro fino dai tempi del Liceo, concretizzata in eventi che hanno visto negli anni appena passati la partecipazione di Eugenio Barba e dell’Odin Teatret”.

“Tutte le attività culturali avviate dalla Associazione Diaforà – prosegue Maddalena – sono state pensate da lui: i seminari con filosofi e pensatori di livello internazionale, come Carlo Sini e Serge Latouche, solo per fare un esempio recente. Ma soprattutto la Cooperativa: ore ed ore rubate anche al sonno per preparare progetti, mandare mail, controllare il lavoro, parlare con le persone. Questo sì, Fabrizio lo faceva sempre: parlare con le persone, con chi aveva bisogno di un aiuto o di un posto di lavoro in Cooperativa, con gli enti per ottenere sussidi e contributi, con le autorità amministrative locali. Era una persona estremamente facile da avvicinare: il suo numero di telefono e la sua mail erano noti a tutti e a tutti rispondeva. Era accogliente, ironico, a volte anche duro: per ogni situazione cercava di trovare la soluzione migliore, cosa non sempre facile e possibile. Ho letto di “errori nella gestione” della Cooperativa. Francamente direi che chi fa, può sbagliare. Chi non fa, raramente, sbaglia. E Fabrizio ha fatto molto nella sua vita per gli altri, per il territorio, per la sua Valseriana, per Albino”.
Ha lasciato un segno importante sul territorio. Maddalena Chiappa conclude: “Ora tocca a chi rimane sul campo proseguire la sua opera e portarla avanti nel modo migliore. Tocca a tutti quelli che lo hanno conosciuto, riconoscere il suo valore, la sua cultura, la sua intelligenza e andare avanti nel solco da lui tracciato. In questa foto (l’immagine di copertina, ndr), che mi è molto cara, un momento non ufficiale: i compagni del Liceo a cena insieme, in una delle rare occasioni, in cui Fabrizio si toglieva l’abito del Presidente e del docente, per tornare ad essere il nostro compagno Fabrizio”.

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