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L'intervista

Al Conservatorio la musica non si ferma: “Lezioni fino in Cina, ci manca il contatto”

Giovanni Pietro Fanchini, direttore del conservatorio e maestro di contrabbasso, racconta le difficoltà delle lezioni di musica a distanza: "Noi siamo come degli artigiani, lavoriamo in maniera fisica con lo strumento. Il rapporto diretto è fondamentale per l’apprendimento".

È nato nel 1806, quando il musicista Johann Simon Mayer istituì le Lezioni Caritatevoli di Musica, a cui si iscrisse un giovanissimo Gaetano Donizetti. Da allora il Conservatorio di Bergamo non si è mai fermato. L’istituto, che ora ha sede in via Don Palazzolo, continua la formazione di circa quattrocento futuri musicisti anche durante la pandemia.

“Nessuno si sarebbe mai immaginato di dover chiudere la scuola – racconta Giovanni Pietro Fanchini, direttore del conservatorio e maestro di contrabbasso – e di certo nessuno si sarebbe mai immaginato di dover essere costretti a fare lezione di strumento in videochiamata”.

Ogni scuola sta convivendo con gli evidenti disagi della didattica a distanza: al di là dell’apprendimento, manca il contatto con gli studenti, per i quali la quotidianità, fatta di condivisione e di confronto con professori e compagni, è fondamentale. Nessuna videochiamata può sostituirsi all’esperienza dal vivo. Ma se per scuole e università è difficile continuare tutte le attività, per i conservatori è durissima.

I musicisti sono come gli artigiani: l’apprendere e l’insegnare sono attività inevitabilmente fisiche, che richiedono un confronto diretto e costante. Il maestro deve poter correggere la tecnica la tecnica dell’allievo, il suono non deve essere storpiato, l’intonazione non può essere falsata. Oggi gli studenti di tutti i conservatori hanno davvero bisogno del ritorno alla normalità.

“Ci sono materie che non posso essere fatte online, come quartetto, musica da camera e coro, che prevedono la partecipazione di più persone – spiega il Maestro Fanchini – ma la ripresa della didattica sicuramente non sarà prima di settembre”.

Il conservatorio a distanza, una grande sfida…

Lo è. Per garantire la continuità dell’apprendimento abbiamo dovuto attivare le lezioni che per noi sono problematiche. La maggior parte delle nostre lezioni si svolgono individualmente, è un rapporto uno a uno quello tra allievo e insegnante. La lezione di strumento è una cosa fisica, come lo è suonare uno strumento. Il maestro ha bisogno di interagire passo dopo passo con lo studente per correggere la postura e la tecnica. Tutto questo non è facile da mantenere a distanza, anche a causa delle precarietà dei collegamenti da remoto. Si fa fatica, ma nessun professore hanno tutti reagito con grande energia: pur a fronte delle limitazioni e delle difficoltà stanno portando avanti il programma dell’anno scolastico. Nella fatica quotidiana, sono riusciti a ricavare degli aspetti positivi dalla situazione.

Ad esempio?

Alcuni insegnanti fanno registrare agli allievi il brano che stanno studiando e poi chiedono di inviarglielo. I ragazzi si impegnano tantissimo in questo tipo di lavoro. Registrarsi e riascoltarsi è il primo passo per migliorare. Gli studenti stanno dando il meglio di sé in questo momento, nonostante le difficoltà.

La pandemia è arrivata è ha imposto la chiusura delle scuole da un giorno all’altro. Eravate preparati per questo?

Assolutamente no, da un momento all’altro ci siamo trovati a dover chiudere la scuola. Nessuno si aspettava che le cose si sviluppassero in questa maniera. All’inizio non è stato semplice: il problema più grande era la mancanza di dispositivi idonei da parte degli studenti, alcuni dotati solo di cellulare. Superato il primo momento “di collaudo” siamo riusciti a organizzarci attraverso diverse piattaforme digitali. Abbiamo persino studenti provenienti da Corea e Cina che sono tornati in patria e continuano a svolgere le lezioni in videochiamata, nonostante il fuso orario. È vitale per gli insegnanti continuare a seguire i ragazzi.

Come stanno vivendo gli allievi questo modo di studiare musica?

Per i ragazzi è una sofferenza non frequentare il conservatorio. La quotidianità di una scuola di musica è una esperienza unica. I ragazzi qui non fanno semplicemente lezione: vengono in istituto per studiare, si ritrovano a suonare con i compagni. La lontananza non è facile, come non è facile non poter interagire direttamente con i propri maestri. Il nostro è uno studio particolare, la didattica online può funzionare, nel lungo termine, ma solo per le attività teoriche. Noi siamo come degli artigiani, lavoriamo in maniera fisica con lo strumento. Il rapporto diretto è fondamentale per l’apprendimento.

Il rapporto tra allievo e maestro è unico, a volte va al di là dell’insegnamento…

Certo, in questo periodo emerge più chiaramente la particolarità del rapporto che c’è tra allievo e insegnante. Si crea un rapporto diretto, di confronto che dopo molti anni diventa quasi parentale, che continua anche dopo il diploma degli allievi, ormai musicisti professionisti. Ora i ragazzi mi chiamano per sapere quando si ripartirà, quando si potranno fare gli esami. In questa emergenza, per quanto possibile, noi insegnanti cerchiamo di essere un supporto non solo didattico, ma anche psicologico.

Prima o poi i ragazzi avranno bisogno di fare esami di strumento, di esibirsi dal vivo. Mi sono arrivate direttive dal Ministero?

Per ora viviamo giorno per giorno. Nel pomeriggio di venerdì 24 aprile si terrà un importante tavolo tecnico di discussione tra i direttori dei conservatori, rappresentanti dei conservatori, dei rappresentanti delle accademie delle belle arti e delle accademie nazionali di danza con il Ministro dell’Istruzione per cercare di ipotizzare una fase di rientro. Avremo quindi delle direttive specifiche a breve. Oltre agli esami, la cosa che mi preme di più sono le lauree degli studenti. La sessione invernale è stata prolungata fino a giugno, ora i ragazzi hanno necessità di finire il loro percorso. Mi auguro che, con le dovute precauzioni, nei mesi di giugno e di luglio sarà possibile ripartire con gli esami dal vivo, importantissimi per gli studenti del conservatorio. Una laurea tramite videochiamata è davvero limitante per il suono e per la performance del candidato.

Provi a pensare a quando l’emergenza sarà alle spalle. Come immagina il primo concerto dei ragazzi?

È difficile immaginarlo. Avevamo in programma tanti concerti e iniziative per questa stagione, come le collaborazioni con il Festival Pianistico e la Donizetti Night. Per i conservatori è fondamentale la produzione e l’attività concertistica, lo è per gli istituti e per gli studenti. Ora è difficile immaginare come e quando sarà possibile ritornare ad esibirsi tutti insieme dal vivo, ma ci auguriamo che accadrà al più presto. Non sarà solo un concerto, sarà una grande festa.

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