L’elevato numero di decessi nelle Rsa bergamasche ha insospettito anche la Procura che, dopo quella sull’ospedale di Alzano Lombardo, ha aperto un’inchiesta per fare luce sui 1500 morti in 50 giorni nella 65 strutture per anziani della provincia, come denunciato dalla Cgil nei giorni scorsi.
Il fascicolo al momento è a carico di ignoti, ma il capo d’accusa è pesante: epidemia colposa. Lo stesso del Pesenti-Fenaroli di Alzano, da dove si sospetta sarebbe partito il contagio da Covid in Val Seriana e dintorni.
L’occhio dei magistrati di piazza Dante si starebbe concentrando in particolare su una decina di residenze sanitarie assistenziali nelle quali ci sarebbero stati più morti e, stando ai primi accertamenti, strane gestioni sulle quali vale la pena indagare.
Un’inchiesta scaturita in seguito all’esposto presentato in settimana dal Codaconas, con un focus sulle strutture di questo tipo che hanno fatto registrare contagi e decessi tra pazienti ma anche dipendenti.
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Nel frattempo già da martedì i carabinieri dei Nas hanno avviato i controlli nelle Rsa della Lombardia, comprese quelle della Bergamasca.
Il lavoro d’indagine sarà lungo e complesso, con una serie di documenti da analizzare e responsabili da ascoltare.
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Come per l’inchiesta su Alzano, per la quale proseguono gli interrogatori del personale sanitario per capire cosa è realmente successo quel 23 febbraio, quando, nel giro di poche ore il Pronto soccorso era prima stato chiuso e poi riaperto, da capire se con procedure corrette e sanificazioni effettuate. Deposizioni precedute dalla visita dei carabinieri dei Nas, che hanno sequestrato le cartelle cliniche dei primi pazienti morti per il contagio.
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