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Confcommercio Bergamo

La lettera

Gli ambulanti a Regione Lombardia: “Riaprite i mercati non coperti”

Il presidente della Fiva Lombardia e Fiva Bergamo, Mauro Dolci, ha scritto al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana per chiedere la riapertura dei mercati non coperti

Il presidente della Federazione Italiana Venditori Ambulanti (Fiva) Lombardia e Fiva Bergamo, Mauro Dolci, ha scritto al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana per chiedere la riapertura dei mercati non coperti.
Ecco il testo della lettera.

Egregio Signor Presidente,
in qualità di Presidente della FIVA in Regione Lombardia (Federazione Italiana Venditori Ambulanti) aderente a Confcommercio, sento il dovere di scrivere la presente a seguito dell’ordinanza regionale n° 528 del 11 Aprile 2020. Nel provvedimento si conferma la decisione di Regione Lombardia di mantenere TOTALMENTE CHIUSI I MERCATI SCOPERTI fino al 3 maggio.

Ritengo necessario ribadire con forza quanto già anticipato nella comunicazione che le ho inviato il 27 Marzo, alla quale non ho ricevuto nessuna risposta; anzi mi correggo, nei fatti una risposta l’ha data: la chiusura anche dei mercati coperti!!! decisione fortunatamente ritirata dopo due giorni. Con il DCPM del 10 Aprile e l’apertura dei punti vendita per alcune categorie merceologiche, la politica regionale ha provveduto immediatamente a porre alcune limitazioni, ad esempio: i soli punti vendita “fisici” che potranno vendere articoli di carta, cartone, articoli di cartoleria e forniture per ufficio, libri, fiori e piante saranno ipermercati e supermercati. Ma soprattutto nel provvedimento si MANTENGONO I MERCATI SCOPERTI CHIUSI, anche i banchi di generi alimentari che, di fatto, sono gli unici chiusi nel settore dei generi di prima necessità. Su questo punto mi chiamano diversi colleghi sconsolati nel vedere il loro unico capitale, costruito con anni di lavoro, gli affezionati clienti, dirottati verso altre forme di distribuzione e non ho nessuna risposta per loro.

Se l’obbiettivo principale è quello di ridurre le condizioni che creano assembramenti di persone, è evidente e automatico che riducendo i punti vendita si moltiplica il rischio di concentrare le persone negli unici esercizi commerciali aperti. Le immagini delle code agli ingressi degli ipermercati sono sotto gli occhi di tutti; all’interno poi è difficile, se non impossibile garantire una gestione ordinata dei clienti.

A parte poche realtà, per le quali convengo debbano essere sospese le attività di commercio su area pubblica in questa fase ancora critica, la maggior parte dei mercati lombardi prevedono un distanziamento frontale tra un punto vendita e l’altro ampiamente maggiore rispetto a quello garantito all’interno degli ipermercati e dei negozi tra uno scaffale e l’altro. Per quanto riguarda il distanziamento laterale tra una bancarella e l’altra, si prenda in considerazione che l’interdizione alle attività di vendita per gli ambulanti con merceologie che non sono di primaria necessità, offre molto spazio sulle piazze e questo permetterebbe di gestire un distanziamento maggiore tra i vari punti vendita presenti. Faccio notare che a seguito dell’emergenza, negli ipermercati non sono stati liberati gli spazi dove sono presenti gli articoli che hanno subito la sospensione della vendita e non si sono potute ampliare le corsie utilizzate dai clienti, garantendo così un maggior distanziamento tra le persone.

Aggiungo che alcune regioni hanno dimostrato che la collaborazione tra gli ambulanti, la regione e le amministrazioni comunali ha garantito lo svolgimento del mercato in ASSOLUTA SICUREZZA: contingentando l’ingresso dei clienti sul mercato, assicurando la distanza di sicurezza tra le persone, garantendo l’ottemperamento delle norme igienico sanitarie. Spesso sono proprio i fruitori di questi mercati ad apprezzare questa opportunità per fare la spesa, ritenendola più sicura di altre.

Non di secondaria importanza il fatto che viene sempre più spesso confermato da epidemiologi in tutto il mondo, che il rischio di trasmissione del Coronavirus in luoghi aperti è inferiore rispetto alle probabilità di contagio nei luoghi chiusi. Cito l’articolo di Scienza in rete, presente anche sulla pagina web di Fondazione Umberto Veronesi, redatto dal Dottor Francesco Forastiere, epidemiologo e dal Dottor Floriano Bonifazi, allergologo, i quali consigliano di arieggiare molto spesso gli ambienti chiusi, perché le particelle virali possono permanere in un ambiente chiuso sotto forma di aerosol secondario https://www.scienzainrete.it/articolo/aprire-le-finestre-tempi-di-coronavirus/floriano-bonifazi-francesco-forastiere/2020-03-12

L’ultimo aspetto, senz’altro meno importante dell’emergenza sanitaria ma non da sottovalutare, è quello economico. Molte aziende sono sul lastrico, alcune terminata l’emergenza non saranno in grado di riaprire. Molti non possono garantire il pagamento delle forniture arretrate, perché il blocco delle attività ha impedito di dare continuità ad un ciclo virtuoso, interrompendo la loro pianificazione aziendale. Se questo blocco proseguirà, dovremo fare i conti con aziende chiuse e con una povertà dilagante anche tra le persone che adesso svolgono l’attività ambulante.

Allora mi chiedo: quali sono le ragioni che costringono la Regione Lombardia a mantenere chiusi i mercati per i generi di prima necessità? Se la ragione è senz’altro di contrasto al contagio, possiamo garantire forme di prevenzione non inferiori ad altre forme distributive, auspicandoci una valutazione e degli adempimenti diversificati (un mercato che prevedeva un organico di 30 banchi, di cui 5 alimentari, non può avere gli stessi obblighi di un mercato di 200 banchi, di cui 25 alimentari, anche in ragione della collocazione all’interno delle comunità).

Nel corso di questa emergenza sanitaria abbiamo apprezzato il prezioso contributo di tante persone: medici, infermieri, protezione civile, amministratori pubblici, commesse, cassiere… Ci siamo commossi ascoltando le storie di quotidiana emergenza di questi eroi; ci hanno assicurato servizi indispensabili, ci hanno protetti e ci hanno guariti da questo terribile virus; alcuni di loro per garantirci tutto questo si sono sacrificati sino a perdere la vita. In questa fase chi può deve mettere in campo le proprie risorse per garantire ancor più sicurezza. Per le ragioni che ho elencato sopra, sappiamo che anche il nostro contributo può aiutare la nostra Regione ad uscire più velocemente dalla crisi sanitaria. Molti ambulanti esprimono la volontà di partecipare attivamente a questa battaglia, non mettiamo in gioco terze persone, il 99% delle attività ambulanti sono composte da imprese familiari, che sanno di poter garantire la massima sicurezza per sé, per i loro collaboratori e per i loro clienti.

Auspicando che riveda la sua decisione e che si possano subito riaprire i mercati scoperti per i generi di prima necessita, con uno spirito senz’altro collaborativo, desidero rinnovare tutto il mio sostegno per l’emergenza sanitaria che si trova a dover gestire in Lombardia.

I miei migliori saluti.

Presidente Fiva Lombardia
Giovanni Mauro Dolci

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