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L'analisi

Bergamo, mercato del lavoro in frenata anche prima della crisi Coronavirus

I dati di flusso alla fine del 2019 restituivano, anche prima della crisi del coronavirus, segnali di peggioramento per il mercato del lavoro, parallelamente alla congiuntura economica.

Le forze lavoro, persone occupate o attivamente in cerca di lavoro, in provincia di Bergamo superano nella media del 2019 il mezzo milione (501,5 mila), in calo rispetto all’anno precedente. Le persone in cerca di occupazione scendono infatti bruscamente a 17,8 mila unità, spiegando così il calo del tasso di attività (68,8%) nella fascia di età 15-64 anni.

Continua invece la crescita degli occupati, che raggiungono le 484 mila unità per un tasso di occupazione del 66,3% tra i 15 e i 64 anni di età, in costante progresso negli ultimi cinque anni.

L’area degli inattivi in età lavorativa passa dalle 222 mila alle 224 mila unità.

Per effetto del calo delle persone in cerca di occupazione, il tasso di disoccupazione, cioè la loro l’incidenza sul totale delle forze lavoro, si abbassa al 3,5%. Bisogna risalire al 2008 per trovare un valore più basso. Parallelamente, nel 2019 è anche diminuita la disoccupazione giovanile: al 13,5% dei giovani attivi tra 15 e 24 anni e al 7,3% dei giovani attivi da 18 a 29 anni. Cala la disoccupazione sia tra i maschi (2,8%) che tra le femmine (4,7%), confermandosi su livelli nettamente inferiori ai tassi di Italia e Lombardia.

La discesa del tasso di attività è dovuta interamente alla componente femminile (56,4%), ampliando il divario con la media lombarda a 8,4 punti; per contro cresce ulteriormente il tasso di attività maschile che si porta all’80,8%, aprendo maggiormente la differenza tra i generi.

La minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro si accompagna a un calo del tasso di occupazione, che scende a 53,7% dal massimo dell’anno precedente, sempre distante dal livello medio regionale (60,4%), confermando la storica “tara” del mercato del lavoro bergamasco rappresentata dal basso livello dell’occupazione femminile. Il tasso di occupazione maschile si alza invece al 78,6%, al di sopra dei livelli medi nazionale e regionale.

Riguardo l’occupazione per posizione lavorativa, continua la crescita del lavoro dipendente, giunto a 392 mila lavoratori nel 2019 dopo il minimo di 351 mila nel 2014. Si assiste parimenti al calo del lavoro indipendente che segna un nuovo minimo dal 2007 di 92 mila occupati (erano 105 mila del 2007).

Prendendo in considerazione i dati amministrativi del Quadrante del lavoro di Regione Lombardia, il saldo tra avviamenti e cessazioni risulta positivo per circa 5.369 movimenti, del 48,8% inferiore rispetto all’anno precedente per via del forte calo delle somministrazioni (-23,4% di avviamenti). La stessa dinamica è osservabile a livello regionale.

Confrontando le ore autorizzate nel 2019 dalla Cassa Integrazione Guadagni Inps si nota per Bergamo un aumento del 32,4% delle ore rispetto all’anno precedente dovuto all’aumento componente straordinaria (80,7%), mentre sono diminuite le componenti ordinaria (-12,8%) e in deroga (-67,1%). Anche la Lombardia vede un aumento delle ore autorizzate (17,2%) con una componente ordinaria in crescita del 31,2%.

“Nel complesso i dati di stock del 2019 fotografano una situazione positiva per il mercato del lavoro bergamasco – commenta il presidente della Camera di Commercio di Bergamo Paolo Malvestiti -. Tuttavia le comunicazioni obbligatorie e i dati Inps, che essendo dati di flusso registrano i cambiamenti in modo più tempestivo, hanno iniziato a restituire segnali di peggioramento nell’ultimo trimestre dell’anno, in parallelo con il rallentamento della congiuntura economica. Inoltre, non si dimentichi che queste informazioni statistiche a livello provinciale risalgono a un momento precedente la crisi del coronavirus, i cui effetti saranno misurabili solo con i prossimi rapporti”.

“I dati della CCIAA raccontano di un anno positivo per la nostra provincia, anche se andrebbero verificati due indicatori che non sono presenti in relazione – commenta Danilo Mazzola, segretario Cisl Bergamo -: il rapporto tra le ore lavorate per anno e la crescita del part-time involontario, che dagli ultimi dati segna una presenza significativa, in modo particolare nel settore dei servizi. Sicuramente le persone al lavoro sono aumentate, però sarebbe utile scoprire se il reddito prodotto da quei lavori sia in grado di sostenere il lavoratore e un’eventuale famiglia. Oggi, infatti, si evidenzia una crescita del ‘lavoro povero’, cioè poche ore con conseguente bassa retribuzione. Tutte valutazioni che dovranno essere aggiornate nei prossimi mesi, visto che l’emergenza sanitaria produrrà effetti sicuramente negativi sul mercato del lavoro bergamasco”.

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