“Il sabato sera andavo con lui alla stazione per dare un pasto caldo ai senza tetto. Cercavo di aiutare altre persone in difficoltà così come lui aveva aiutato me. Quando è arrivata la brutta notizia non riuscivo a credere che fosse vero. Sapevo del suo ricovero e ho pregato tanto per lui così come lui aveva fatto tante volte per me. Fatico ancora a credere all’idea di non incontrarlo più qui in sezione, nei corridoi, ma spero di aver appreso da lui il fatto di apprezzare le cose semplici, le piccole cose della vita”.
E’ la testimonianza, riportata da Gnewsonline, il quotidiano online del ministero della Giustizia, di uno dei tanti detenuti del carcere di Bergamo che hanno ricordato la figura di don Fausto Resmini, cappellano per 30 anni, morto lunedì all’età di 67 anni dopo un ricovero all’ospedale di Como a causa delle complicanze del coronavirus.
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“Mi spiace oggi di non aver mai avuto la possibilità di ringraziarti – ha detto un altro detenuto – per tutto quello che hai fatto per me e anche per tanti altri come i ragazzi della tua comunità. Pensavo che ci sarebbe sempre stato il tempo per farlo. Questo è l’errore che facciamo sempre: pensiamo di avere sempre tempo. Invece a un certo punto non ce n’è più. E con te è accaduto davvero troppo in fretta”.
Un saluto anche dagli agenti del Corpo della Polizia penitenziaria in servizio nell’istituto di pena di Bergamo: “Caro Don Fausto, per gli anni che hai dedicato a questo istituto penitenziario, per noi sei sempre stato un punto di riferimento: nel quotidiano, nell’emergenza, nei momenti di lutto e di buio, nei momenti di festa e di gioia. Con queste poche righe vogliamo salutarti stringendoti nei nostri cuori, con la consapevolezza che da lassù saprai guidare i nostri passi e continuerai a pregare per noi e le nostre famiglie”.
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Bergamo perde così un parroco da sempre vicino ai più deboli e bisognosi. “Oggi è più difficile andare avanti ma lotteremo anche per lui”, ha dichiarato Teresa Mazzotta, direttrice dell’istituto penitenziario bergamasco.
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