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La lettera

Il grido d’allarme: “Temo per mia figlia, infermiera in Rsa: non è carne da macello”

Tutte le preoccupazioni di una madre, che da giorni ascolta i racconti con le lacrime agli occhi e la disperazione nel cuore della figlia: "Ogni realtà medica dovrebbe avere mascherine e i presidi necessari".

L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova tutto il personale sanitario, chiamato a operare nei contesti più disparati.

Tra questi anche le Residenza Sanitarie Assistenziali, dove da tempo gli infermieri chiedono maggiori tutele, almeno dal punto di vista della protezione personale.

“Mia figlia è infermiera, non in ospedale ma in una RSA. Si parla molto degli ospedali ma poco di altre realtà. Mi sta raccontando le sue giornate con le lacrime agli occhi e la disperazione nel cuore – denuncia una madre preoccupata – Qualche giorno fa avevano portato un’ospite proveniente da un ospedale e dopo 3 giorni ha cominciato a presentare i sintomi classici dell’influenza: nel giro di una settimana i casi sono diventati oltre 30. È stato chiesto di fare un accertamento sul virus ma niente”.

“Tra l’altro mi dice che i pazienti non hanno mascherine perché non vengono fornite, agli infermieri ASA e OSS sono state fornite solo quelle chirurgiche – continua nella sua lettera -. Qualcuno degli operatori è già a casa con la febbre.

Per gli altri (mia figlia compresa) possiamo solo pregare, non solo per il rischio a cui sono sottoposti (non sanno nemmeno quanti casi positivi ci possano essere) non solo per lo sforzo sovrumano che, come i loro colleghi in ospedale, stanno facendo ma anche perché il loro spirito non crolli.

Anche loro vedono morire persone anziane che cercano i familiari per un saluto e questi ultimi che sono a casa sperando di non ricevere ‘quella’ telefonata.

Con questo mio racconto volevo mettere in evidenza che le mascherine e tutti i presidi necessari devono essere distribuiti in ogni realtà medica.

Ospiti e personale sanitario che lavora nelle Rsa non sono carne da macello”.

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