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Musica

Il discomane

Riprendendo il tempo perduto… a suon di musica: 14 brani e mezzo per voi

La guida personalissima di Brother Giober. Il 15°? mettetelo voi

In un momento come questo parlare di musica è un lusso e forse anche irriguardoso, troppo grave tutto quello che ci sta accadendo. E un po’ mi vergogno anche. Sto chiuso in casa cercando di lavorare ora che sto un po’ meglio, nell’illusione o nella speranza che prima o poi tutto finirà e tornerà come prima.

È il suono cadenzato delle sirene delle autoambulanze che mi dice che quello che stiamo vivendo non è un brutto sogno, ma forse solo il risultato di anni di disattenzione alla vita.

Resto però convinto dell’importanza della musica, comunque. Ci unisce: dai balconi riscopriamo le canzoni che più di altre inneggiano alle nostre origini, dalle finestre partono applausi (perché anche gli applausi sono “musica” quando sinceri e spontanei) ai medici e a tutto il personale ospedaliero, a tutti i volontari, per i quali non esisteranno mai parole di ringraziamento sufficienti, via Web s’improvvisano concerti per farci sentire più vicini gli uni agli altri.

In questi giorni mi succede di fissare la mia biblioteca piena di libri, gli stessi libri che da almeno 15 anni mi riprometto di leggere, cosa che solo raramente nel passato ho fatto, perché la televisione è sempre stata fruibile con meno sforzo e mi ha permesso di fare contemporaneamente tre, quattro cose insieme.

In questi giorni ogni tanto guardo la mia raccolta di dischi: sono tantissimi, almeno la metà non li ho mai ascoltati. Negli ultimi mesi li ho raccolti in ordine alfabetico con cura maniacale, non so né per chi né per cosa, forse anche in questo caso nella speranza un giorno di potermi sedere e ascoltarli, con l’agognato sigaro, che non ho mai fumato, con il bicchiere di rhum, che non ho mai bevuto.

Fino a ieri ero certo che prima o poi avrei potuto farlo e che finalmente me la sarei goduta. Per tutta una vita c’è stato solo il lavoro e un (in)sano egoismo oggi sopravanzati dalla quasi certezza che tutto sia stato fatto inutilmente.

È una vita che non ascolto un vinile: sai che palle aprire la copertina, togliere la busta, estrarre il disco, metterlo sul piatto, pulirlo con il panno, spolverare la puntina, rispetto ad un clic sul cellulare. Al diavolo se poi il suono è meno bello.

In questi giorni, una volta che ho lavorato al computer, che ho letto i quotidiani, accettato a malincuore che neppure sono libero di parlare con chi vorrei se non a distanza, le giornate diventano lunghissime, piene di pensieri su quello che sarà, piene di vuoti che cerco di evitare di occupare solo di pensieri tristi. Le notti poi non finiscono mai.

Cerco di recuperare un valore che fino a ieri mi sembrava irrimediabilmente perso, quello del tempo.

Quindici giorni fa ordinavo su Amazon e il massimo della soddisfazione era che l’acquisto arrivasse il giorno dopo, l’orgasmo se in un dì festivo. Avevo perso il gusto per l’attesa. Oggi la penso diversamente, perché dopo che l’ordine mi viene recapitato, devo pensare a cosa fare dopo.

E allora meglio occupare il presente che non rendere interminabile il futuro. Oggi devo cercare di “vivere” il mio tempo.

Così tornano ad avere valore alcuni gesti che non sono più abituato a fare. Mi prendo i miei tempi, perché ne ho più a disposizione. Mi metto a leggere un libro perché torno ad apprezzarlo più della televisione, la musica la ascolto sul giradischi, perché i gesti di togliere il disco dalla copertina, metterlo sul piatto, alzare la puntina ed abbassarla sul vinile, hanno ora un significato diverso. Me li godo.

Di conseguenza la musica che ascolto con tutto quello che ci sta intorno: meno superficiale, alla riscoperta anche dei classici, con una nuova attenzione ai testi, agli interni delle copertine, alle illustrazioni, al suono, quello che ti rimbomba dentro, quello che ti stupisce.

Questa è una guida, personalissima, all’ascolto, che ha la speranza di poter dare un minimo ristoro a chi oggi è in difficoltà e pensa che la musica, comunque, possa aiutarlo.

1 John Coltrane – A love Supreme: in un momento come questo riscoprire la spiritualità di questo capolavoro assoluto può essere di beneficio. A Love Supreme ha cambiato la storia del jazz, ancor più forse di Bitches brew. Qui dentro troverete tutto, ma proprio tutto quello che serve per stare bene

Brano Guida: tutti

john coltrane

2 Paul McCartney & the Wings – Band on the Run: quando la semplicità non è un difetto. Il disco in questione è pieno zeppo di belle canzoni e, secondo me non è da considerarsi, di livello inferiore a molti dei dischi dei Fab four. Ascoltate Blue Bird e la canzone (che poi sono 4 o 5 canzoni in un’unica) che dà il titolo all’intero disco per convincervi

Brano guida: Band on the Run

3 Jonathan Wilson – Dixie Blur: il disco che non ti aspetti soprattutto alla luce della deludente prova precedente Rare Birds. Questo invece riscopre le sonorità del capolavoro di Wilson, ossia il celebrato Fanfare e si candida come una delle migliori prove del 2020

Brano guida: 69 Corvette

4 Nick Drake – Pink Moon: oddio non è proprio il tipo di musica che tira su il morale, ma il disco in questione è tra i più belli che mi sia capitato di ascoltare. Peccato sia avvenuto la prima volta solo un mese fa. Ad ogni modo se non lo avete mai fatto, iniziate ora, ascoltate la voce straziante di Nick , le melodie eteree, leggete i testi visionari, rimarrete accecati da tanta bellezza e non ve ne pentirete.

Brano guida: Pink moon

tim buckley

5 Tim Buckley – Starsailor: ai tempi Tim Buckley era un po’ uno sfigato e non è che con il tempo le cose siano migliorate. La mazzata gliela ha data suo figlio Jeff con la sua popolarità che è arrivata a far dire alla gente: Tim Buckley chi? Il padre di Jeff? Tanto per essere chiari. Sta di fatto che Starsailor è un album visionario che sta a metà tra Nick Drake, il Van Morrison di Astral Weeks, Sun Ra e che merita un ascolto approfondito. Ci vuole solo pazienza e tempo… appunto

Brano Guida : Song to the Siren

6 AA.VV – Mo’ better blues: Mi è capitato in questi giorni di rivedere Mo better Blues di Spike Lee: è la storia di un musicista Jazz diviso tra l’amore per il suo lavoro e quello per il genere femminile . È un bel film da vedere ma ancor più bella è la colona sonora musicata dal quartetto di Branford Marsalis al quale si aggiunge, in alcuni brani, Terence Blanchard. Meravigliosa è la title track, da addormentarsi la sera ascoltandola.

Brano guida: Mo’ Better Blues

7 Rory Gallagher – Check Shirt Wizard: live in ’77: monumentale live per un chitarrista che, forse, ha raccolto meno di quanto abbia meritato. Un disco solido, corroborante. Per tirarsi su il morale e per cercare di riprendere con più forza di prima

Brano guida: Going to My Hometown

8 Van Morrison – Astral Weeks: è il capolavoro dell’amato Van. Poi farà ancora tanti dischi di valore, di una qualità media che forse nessun altro artista è riuscito a eguagliare. Astral Weeks resta ancor oggi uno di dischi seminali di tutta la produzione musicale degli ultimi 70 anni, perché sprizza libertà da ogni nota, dai generi, dalle mode, da tutto.

Brano guida: Sweet Thing

9 Joni Mitchell – Miles of Aisles: ai tempi era un doppio dal vivo e francamente non lo apprezzai da subito. Abituato alla ricchezza degli arrangiamenti di tutto il prog inglese le – solo apparentemente – semplici traiettorie musicali della cantautrice americana, mi lasciarono del tutto indifferente. Con il passare degli anni Joni mi è entrata sotto la pelle e questo è uno dei suoi album che ricordo con maggior affetto.

joni mitchell

Brano guida: The Circle Game

10 The X : Los Angeles: se la musica deve essere sfogo e liberazione allora questo è il disco giusto. Il lavoro in questione uscì nel 1980; il movimento punk si stava già affievolendo per lasciare spazio alla, musicalmente, più solida fase della new wave. Sta di fatto che il disco in questione suona ancor oggi freschissimo, attuale. Per quelli che non sono ancor riusciti a farsene una ragione di quello che sta accadendo.

Brano guida: Johnny Hit and Run Paulene

11 Snarky Puppy: Live at the Royal Albert Hall: che genere di musica facciano non mi è ancora chiaro. Vengono catalogati nel jazz ma forse hanno ragione loro quando si definiscono una rock band senza cantante. Sta di fatto che sono bravissimi, incendiari (in senso musicale), liberi, mai autoreferenziali. Musica fresca, che vi divertirà ed emozionerà.

Brano guida: Bad Kids on the Back

12 Paolo Conte: Live in Caracalla: 50 years of Azzurro: in realtà avrei potuto scegliere anche un disco di Celentano in cui fosse contenuta Azzurro, brano giustamente ripreso in più flashmob di questi giorni. In realtà la sua versione, a ragione, è più nota di quella del suo autore genovese originario. Però il disco in questione raccoglie veramente tutto il meglio di Paolo Conte ed anche se è l’ennesimo live in questi giorni fa bene alla salute dargli un ascolto.

Brano guida: neanche a dirlo “Azzurro”

13 Bob Dylan – Blood on the Tracks: me lo regalò mio padre nel 1796 insieme a Songs in the Key Of Life di Stevie Wonder. Ho molto rispetto di Dylan, per quello che possa valere, ma non riesco più ad ascoltare la sua musica e non ne conosco il motivo. Unica eccezione questo disco che, in questi giorni funziona ancora maledettamente bene. Blood on the Tracks fu il disco di un amore finito, ma Dylan riuscì, miracolosamente, a evitare il disco troppo introspettivo, arricchendo ogni brano di morbide linee ora di basso, ora di steel guitar, piuttosto che di armonica o di tastiere. Ne è sortita una colonna sonora che ha nella dolcezza il tratto caratterizzante e che fa di Blood on The Tracks un capolavoro assoluto

Brano guida: Tangled Up in Blue

14  Patti Smith – Horses: perché per quanto se ne dica ancor oggi la vecchia Patti rappresenta quanto di più sincero la cultura rock abbia mai sfornato. La sacerdotessa pubblicò il disco in questione nel lontano novembre del 1975 e ai tempi fu una sorte di shock o di illuminazione, a seconda del punto di vista, per ognuno di no,. come l’intro del brano di apertura, la cover dei Them di Van Morrison, Gloria “… Jesus died for somebody’s sins but not Mine…”

Brano Guida: Gloria

14,5  The Beatles – Here Comes the Sun: non so quante versioni diverse, quante cover ci siano in circolazione. Oggi ne ho sentita una che faceva parte della colonna sonora del film Le Belve di Oliver Stone. Comunque lo tratti il brano di George Harrison mantiene intatta la sua bellezza cristallina. È un brano che sprizza felicità e ottimismo da ogni nota e di questi tempi è moltissimo, aiuta.

Il 15°? Non c’è.

Mettetelo voi: Bob Marley, Tom Waits, il Boss, David Bowie, Janis Joplin, i Talking Heads, Muddy Waters, Otis Redding, Stevie Wonder, Ry Cooder, i Clash, i Ramones, Elvis Costello, Joe Jackson, i Rolling Stones, i Genesis, Nina Simone, Aretha Franklin, Beth Hart, Leonard Cohen, CSN&Y e chi ne ha più ne metta. Potrebbe essere un’idea.

Rallegrate la giornata degli altri suggerendo l’ascolto di un disco o di un artista per voi importante, metteteci anche la copertina, chissà mai, forse potrebbe essere sufficiente per distrarre dai cupi pensieri per qualche minuto (lo diceva anche Eros Ramazzotti che bastava anche solo una canzone).

Questa è la mia guida musicale di queste giornate. Sono solo canzonette, come diceva Edoardo Bennato, ma in tutta questa tragedia possono dare un minimo di sollievo. Un guida senza alcun filo logico e basata solo sul gusto personale e sull’umore di questi giorni. Mi raccomando, da ascoltare su giradischi, pulendo prima bene la puntina, quindi il vinile, regolando adeguatamente i bassi, lentamente. Come si faceva una volta, quando il tempo era ancora un dono prezioso e come deve tornare ad esserlo. Va assaporato in ogni istante, non va sprecato, va vissuto.

Un abbraccio a tutti.

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