Chi lavora a contatto con il pubblico lo sa bene: non esistono né sabati né domeniche. Negli ultimi anni, poi, questo concetto si è rafforzato ancora di più con i giorni festivi: Natale? Pasqua? Ferragosto? Al lavoro, senza eccezioni.
I commessi dei supermercati sono considerati come l’ultimo anello della catena del valore: c’è chi pensa al prodotto, chi lo mette a punto, chi lo produce, chi lo distribuisce. E poi ci sono quelli a cui tocca chiudere il cerchio, gli addetti alla vendita finale. I commessi, appunto.
Un ruolo, il loro, che non ammette limitazioni, anche e soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria in cui pure le aziende italiane sembrano aver scoperto quanto è bello e quanto è utile lo smart working intelligente. Lontano dai possibili contagi, lontano dalla paura.
Anche per i commessi la vita è cambiata con l’arrivo del Coronavirus. Ma niente ufficio 4.0 per loro, che ogni giorno devono accogliere (e gestire) clienti impazziti e spesso maleducati convinti che presto rimarremo senza cibo, senza acqua, senza Amuchina.
Invece no, non resteremo senza i beni di prima necessità. Proprio perché tra magazzino e scaffali gli addetti alla vendita ci sono sempre. Anche in questo momento delicato e preoccupante.
Hanno guanti e mascherina, e sono sempre pronti a spiegarti dove trovare il lievito di birra per la pizza che impasterai nel weekend.
Non salveranno vite umane come medici e infermieri degli ospedali (e delle farmacie), ma la società oggi è sorretta anche da loro, gli altri eroi, gli ultimi schiavi del Coronavirus che lavorano nei supermercati.
Quando in questi giorni andremo ad accaparrarci (senza isterie) il necessario per restare tranquilli in quarantena nelle nostre case, ricordiamoci che è anche grazie al fondamentale lavoro dei commessi, spesso ignorato, se usciremo vittoriosi da questa battaglia.
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