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Arte

Da roma a washington

Raffaello, il più grande influencer del suo tempo: le mostre in tutta Italia e nel mondo

E sulla tomba dell'artista superstar del Rinascimento, al Pantheon a Roma sarà deposta ogni giorno per tutto il 2020 una rosa rossa

Il più grande influencer del suo tempo: questo è stato Raffaello Sanzio. Il suo astro, nel brevissimo arco di una vita interrotta 500 anni fa a soli 37 anni, ha attraversato l’Italia del Rinascimento oscurando i miti contemporanei, da Leonardo a Michelangelo, con una carriera folgorante che da Urbino a Perugia a Firenze a Roma lo portò ad essere il più amato dalla Chiesa, dai signori delle corti, dai sovrani d’Europa. Una fortuna che non si spense dopo la sua morte prematura, grazie al business portato avanti dagli ottimi collaboratori ed eredi testamentari della sua bottega e da incisori-imprenditori come Marcantonio Raimondi che riprodussero su larga scala i motivi dell’urbinate diffondendone il lavoro in migliaia di stampe.

Considerato il principe dei pittori fino al 18esimo secolo, il suo nome si è poi eclissato col romanticismo, il movimento di reazione anticlassica opposto al bello ideale, alla grazia assoluta di cui l’arte di Raffaello era invece il manifesto. Da allora, attraverso la modernità, il surrealismo, Picasso, fino a Christo, giù giù fino a noi, alla video arte, a youtube e ai social, il nome di Raffaello ha continuato a evocare alterni likes e dislikes, secondo un andamento decisamente instabile nel gusto.

Comunemente riconosciuto come artista geniale che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura visiva europea, Raffaello è stato senza dubbio il pittore accademico per eccellenza, capace di realizzare le sintesi armoniche più complete di pittura e architettura. Ma con la sua arte ha messo in scena un mondo che pare non esistere se non in una dimensione platonica, metafisica: così le sue Madonne, ove tutto è calcolato, ad alcuni sono sembrate fin troppo perfette, talmente idealizzate da aver perso la loro umanità.

E l’età contemporanea, che è l’epoca dell’antigrazioso, del rifiuto del classico, del crollo delle certezze, a volte ha faticato a specchiarsi in questo modello. Raffaello, l’artista della bellezza universale e assoluta, non mostra di conoscere quell’inquietudine che al contrario ha agitato e definito il Novecento. Fino a risultare oggi persino anacronistico per gli stessi motivi per cui già nel ‘700 un pittore tedesco, Anton Raphael Mengs, principale teorico del neoclassicismo, ne segnalava le difficoltà di ricezione: “La causa per cui le opere di Raffaello a prima vista non piacciono egualmente a tutti è che le sue bellezze sono bellezze della ragione e non degli occhi, onde non sono sentite subito dalla vista ma soltanto allorché abbiano penetrato nell’intelletto”. Una bellezza mentale, insomma, una concordanza delle forme, un ordine del disegno che tutto controlla, disciplina, governa, un linguaggio razionalizzato fino all’estremo dove il metro, il ritmo, la misura sono quelli dell’arte antica. E che perciò all’uomo moderno possono suonare remoti, metafisici, astratti.

Questo naturalmente non intacca di un punto il mito dell’artista più celebrato del Rinascimento, a cui l’umanista Pietro Bembo dedicò l’eloquente epigrafe latina incisa sulla sua tomba al Pantheon: “Qui giace Raffaello dal quale, mentre era in vita, la Natura temette di essere vinta e, quando morì, temette di morire anch’essa”.

L’Anno Sanzio

È partito così alla grande per lui il 2020, ribattezzato “Anno Sanzio”, quello in cui cade il cinquecentenario della sua morte, con un ventaglio di eventi e mostre da lasciare senza fiato.

A Urbino, sua città natale, si è appena conclusa la mostra apripista, “Raffaello e gli amici di Urbino” che dallo scorso ottobre ha illustrato il lavoro degli artisti conterranei le cui carriere hanno avuto punti d’incontro con la sua, con 19 opere di Raffaello tra cui naturalmente “La Muta” e “Santa Caterina di Alessandria” conservati dal museo marchigiano. Ma sempre il Palazzo Ducale di Urbino propone per la primavera (date da stabilire) “Il rapporto tra Raffaello e Baldassarre Castiglione” che attraverso la figura dell’autore del “Cortegiano” vuole raccontare la cultura di un’epoca straordinaria. Mentre per l’estate 2020 (date da definirsi) sempre a Urbino è in calendario “Sul filo di Raffaello”, con i cartoni preparatori degli arazzi della Sistina che, copiati innumerevoli volte, contribuirono a creare il mito internazionale del maestro, oltre a un nuovo allestimento permanente dell’appartamento della duchessa interamente dedicato all’artista e alla sua cerchia.

raffaello urbino

Gli arazzi originali, invece, di 5 metri x 4, abitualmente conservati nella Pinacoteca vaticana dove vengono esposti a rotazione, fanno eccezionalmente ritorno nella Cappella Sistina dal 17 al 23 febbraio, per un evento rarissimo: per sette giorni il pubblico vedrà la cappella più famosa del mondo esattamente come l’aveva immaginata il grande urbinate.

Su tutte, però, si segnala la maxi mostra alla Scuderie del Quirinale a Roma, dal 5 marzo al 2 giugno (prevendite aperte), con oltre cento opere dell’artista mai riunite tutte insieme prima d’ora: si tratta di una grande monografica, intitolata semplicemente “Raffaello” con duecento pezzi tra dipinti, disegni ed opere di confronto provenienti in primis dalle Gallerie degli Uffizi (di cui la “Madonna del Granduca” , la “Madonna del cardellino” e il celebre “Autoritratto” giovanile del 1504-06), da altre istituzioni italiane come Palazzo Barberini (che presta la “Fornarina”), dai Musei Vaticani, con numerosi arrivi anche dall’estero tra cui il Louvre (“Ritratto di Baldassarre Castiglione” e “Autoritratto con amico”), la National Gallery di Londra, l’Albertina di Vienna, la National Gallery of Art di Washington (la “Madonna Alba”), il Prado (la “Madonna della Rosa”).

Sempre a Roma si terrà dal marzo 2020 al gennaio 2021 “Raffaello nella Domus Aurea” un originale evento negli spazi della Domus Aurea (sala ottagona e ambienti limitrofi) dedicato al tema delle grottesche, con straordinari apparati interattivi. Nel secondo decennio del Cinquecento Raffaello, affascinato dalle decorazioni delle antiche strutture romane neroniane del colle Oppio riscoperte pochi anni prima dal Pinturicchio e Filippino Lippi, studierà le “grottesche” reinterpretandone i sistemi decorativi per ornare le Logge vaticane (1517-1519). Uno dei fulcri dell’esposizione sarà la ricostruzione virtuale, in scala 1:1, della “Stufetta del cardinal Bibiena”, inserita in uno dei complessi architettonici più famosi al mondo che ha segnato, con la sua scoperta, l’iconografia del Rinascimento.

A Milano invece, dove si è appena chiuso al Museo della Permanente l’allestimento multimediale “Raffaello 2020”, con sale immersive in realtà virtuali attraverso un mix di immagini, suoni, musiche, suggestioni digitali a 360 gradi, alla Pinacoteca Ambrosiana fino al marzo 2022 si può ammirare dopo l’eccezionale restauro il grande cartone per l’affresco del Vaticano “la Scuola di Atene” (cm. 285 x 804) interamente disegnato da Raffaello a carboncino e biacca nel 1509 – straordinaria sintesi del sapere filosofico impersonato dai principali pensatori antichi.

raffaello milano 2020

Da Rovereto a Londra

Ma un po’ dappertutto quest’anno, in Italia e all’estero, si celebra la superstar del Rinascimento. Di seguito un elenco di luoghi ed eventi sul territorio nazionale e non solo: al Mart di Rovereto è in programma “Picasso, De Chirico, Dalì: dialogo con Raffaello”, dal 2 ottobre al 10 gennaio 2021; a Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, sette copie perugine della “Deposizione Baglioni” in mostra dal 9 ottobre al 10 gennaio 2020; a Città di Castello, Pinacoteca Comunale, “Raffaello giovane e il suo sguardo” incentrata sulla cultura figurativa che nutrì l’urbinate, dall’ottobre 2020 al gennaio 2021; al Museo della ceramica di Mondovì, fino al 15 marzo, è aperta la mostra “Le trame di Raffaello. Il restauro dell’arazzo Madonna del Divino Amore del Museo Pontificio di Loreto”, mentre nelle Marche anche Loreto e Jesi propongono degli approfondimenti rispettivamente sulla “Madonna del velo” (4 aprile – 5 luglio, Museo pontificio della Santa casa di Loreto) e su “Raffaello e Angelo Colocci. Bellezza e scienza nella costruzione del mito della Roma antica” (6 giugno – 6 gennaio 2021, Musei Civici di Palazzo Pianetti).

La National Gallery di Londra, che ha lanciato lo slogan “His life was short, his work prolific, his legacy immortal” (“la sua vita fu breve, il suo lavoro prolifico, la sua eredità immortale”) promette di portare nella capitale del Regno Unito dal prossimo 3 ottobre (fino al 24 gennaio 2021) più di 90 opere dalle più grandi collezioni pubbliche e private del mondo, mentre a Berlino è già in corso alla Gemäldegalerie la mostra “Raffaello a Berlino. Le Madonne della Gemäldegalerie” che riunisce sei madonne di Raffaello tra cui quelle già in possesso del museo e un paio di prestiti esterni.

Oltreoceano, a Washington (National Gallery of Art), dal 16 febbraio fino al 14 giugno si espongono 26 dipinti di seguaci e collaboratori ispirati al maestro di Urbino, tra cui alcune grafiche del bolognese Marcantonio Raimondi, incisore italiano tra i più grandi divulgatori di Raffaello.

Davvero un’eco straordinaria per questo maestro della spazialità e della perfezione formale, sulla cui tomba al Pantheon a Roma sarà deposta ogni giorno per tutto il 2020 una rosa rossa. Con un progetto, imminente, battezzato “Enigma Raffaello” e condotto dal dipartimento anatomopatologico della Sapienza di Roma, di riapertura della sua tomba per chiarire forse definitivamente le cause, ancora incerte, della morte improvvisa del principe dei pittori.

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