“Correte, qualcuno è entrato in casa mia e ha fatto del male a mia moglie”. Antonio Tizzani lo urla al telefono agli operatori del 118. È da poco passata la mezzanotte di sabato 27 agosto 2016 e sul pavimento della cucina della sua villetta di piazza Madonna delle Nevi a Seriate c’è Gianna Del Gaudio, in un lago di sangue dopo che è stata uccisa con una coltellata alla gola.
L’audio di quella telefonata è stato fatto ascoltare in aula mercoledì 29 gennaio, nel corso del processo a carico proprio dell’ex ferroviere.
Il tono della chiamata è concitato. Scappa anche qualche bestemmia. Il medico che gli risponde lo invita a calmarsi e a chiamare la donna per vedere se è viva: “Gianna, amore – grida lui – . No, non risponde”. “Un delinquente ha toccato la sua borsa, che ora è in terra”.
Il personale sanitario che interviene può solo constatare il decesso dell’ex professoressa. Le immagini che vengono fatte vedere durante l’udienza la mostrano a terra, a pancia in giù. Una chiazza di sangue sotto di lei, abito ricoperto di tracce ematiche e ciabatte ancora indosso. Al centro del tavolo della cucina un’immagine di Padre Pio.
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