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Unione Europea: la storia

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Nel 1973 entrano a far parte della CEE: Regno Unito, Irlanda, Danimarca

Molti sono gli accordi nati da esigenze puntuali, che, col passare del tempo, hanno espanso le proprie competenze, fino ad entrare a far parte delle strutture chiave dell’Unione Europea

Dopo la creazione della CEE, in pratica, l’Europa possedeva almeno tre elementi concreti di unità sovranazionale: la CEE stessa, l’EURATOM e la CECA.

Di qui sarebbe derivato il primo pilastro dell’UE: quello finanziario ed economico. Inevitabilmente, da quel momento, le forze coesive si intensificarono e l’idea europeista prese sempre più piede, finché, non si giunse alla riunione dei tre enti economici in un unico bilancio, con un unico Consiglio delle Comunità Europee e un’unica Commissione Europea: questo avvenne in seguito alla ratifica di un trattato, stipulato a Bruxelles nell’aprile 1965 e noto come “Trattato di fusione”.

La convenzione, stipulata nel 1965, entrò in vigore nel luglio del 1967 e venne abrogata (o, meglio, inglobata) dal trattato di Amsterdam, che, trent’anni dopo, ne incluse gli articoli. Con il suo organizzarsi e strutturarsi, la CEE, evidentemente, cominciò a divenire sempre più attraente per gli altri stati europei, che non erano stati tra i Paesi fondatori: fu così che, nel 1973, ne entrarono a far parte il Regno Unito, la Repubblica d’Irlanda e la Danimarca.

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Gli anni Settanta, però, furono anni bui per l’Europa, sul versante del terrorismo, che, in quel periodo, insanguinava il continente, sotto molte sigle e molte bandiere: dall’IRA irlandese all’ETA basca, dai Palestinesi dell’OLP e del FPLP alla banda di Carlos, dai terroristi neri a quelli rossi di casa nostra, gli attentati e gli omicidi si susseguivano a ritmo terrificante. Fu così che, tra dodici stati europei, nel 1975, venne firmato un ulteriore accordo, esterno alla CEE, ma in qualche misura determinante per il futuro comune del Vecchio Continente, giacché fu alla base del terzo pilastro dell’UE, quello giudiziario: il TREVI.

Il “Gruppo TREVI”, in realtà, non fu un vero e proprio trattato, quanto un forum tra i ministri europei degli Interni e della Giustizia, poi esteso a dei funzionari ai massimi livelli intergovernativi, per la lotta al terrorismo: il suo nome si deve, ufficialmente, al fatto che la sua prima riunione plenaria avvenne a Roma, nel corso del Consiglio Europeo del 2 dicembre 1975, e che il primo presidente si chiamava (guardacaso) Fonteyn, ma, probabilmente, l’acronimo stava per ‘Terrorisme, Radicalisme, Extrémisme et Violence Internationale’.

Per la verità, esisteva già un ente internazionale per la cooperazione delle polizie, l’Interpol : ma l’escalation terrorista e, segnatamente, la strage alle Olimpiadi di Monaco, nel 1972, ne mise in risalto la limitata efficacia in materia di terrorismo internazionale, portando alla nascita di un istituto che lavorasse a più alti livelli e con maggiore specializzazione. Nel 1976, questo istituto si sdoppiò : TREVI 1 mantenne la funzione antiterrorismo, mentre TREVI 2 ebbe compiti specifici legati alla cooperazione tra stati in merito all’ordine pubblico.

Nel 1985, poi, nacque TREVI 3, che aveva come proprio obbiettivo la lotta al commercio internazionale di stupefacenti e alla criminalità organizzata. Va detto che TREVI, una volta scemata la minaccia terrorista, assunse anche compiti di polizia transfrontaliera e di questioni interstatali, fino ad essere assorbito dal GAI (Giustizia e Affari Interni) alla firma del trattato di Maastricht, nel 1992.

Insomma, molti sono gli accordi nati da esigenze puntuali, che, col passare del tempo, hanno espanso le proprie competenze, fino ad entrare a far parte delle strutture chiave dell’Unione Europea: un’evoluzione graduale e complessa, che, però, ci dà l’idea di come certi trattati e certe fusioni, di fatto, covassero da tempo sotto la cenere. Dunque, se l’economia fu il primo pilastro su cui si fondò l’Unione Europea, partendo dalle Comunità Economiche Europee, per giungere ad un mercato e ad una moneta comuni, il terzo fu quello della cooperazione giudiziaria e investigativa : resta da analizzare il secondo pilastro, quello probabilmente più complesso, ovvero la politica estera e la sicurezza comune. Lo faremo nella prossima puntata del nostro viaggio verso l’Europa.

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