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L'esperta

Allarme demenza: “Ogni 3 secondi nel mondo qualcuno s’ammala. A Bergamo sono 9.000” video

Abbiamo intervistato la dottoressa Sara Fascendini, primario del Centro Alzheimer di Gazzaniga, di ritorno da un convegno internazionale a Bangkok sulle malattie croniche

“I casi di demenza stanno aumentando in modo esponenziale, anche l’OMS l’ha riconosciuta come un’emergenza di salute pubblica mondiale”. Così la dottoressa Sara Fascendini, geriatra e primario del Centro Alzheimer di Gazzaniga, evidenzia l’escalation di persone che ne sono affette su scala globale.

A questa patologia e più in generale alle malattie croniche è stato dedicato un convegno internazionale che si è tenuto a Bangkok e l’esperta bergamasca vi ha preso parte: l’abbiamo intervistata per saperne di più.

Come è nata la sua partecipazione al convegno?

È rientrata nel progetto “RECage (Respectful Caring for the AGitated Elderly)”, che la Fondazione Europea Ricerca Biomedica ha proposto alla Commissione Europea ottenendo il finanziamento nell’ambito dei bandi Horizon 2020. L’obiettivo è validare e se possibile implementare in futuro un modello di assistenza per gestire i disturbi comportamentali nelle persone con demenza, che si possono verificare mettendo in seria difficoltà sia la persona malata sia la famiglia perchè a volte non sono gestibili a domicilio.

È un modello assistenziale diffuso in Italia?

Sono pochi questi centri e uno di questi è Gazzaniga: poichè dal punto di vista clinico abbiamo notato un’efficacia di questo modello, abbiamo redatto e presentato il progetto ottenendo il finanziamento. Viene finanziato nel novero dei progetti Horizon 2020 ma anche dall’Alleanza Globale per le Malattie Croniche (GACD), che sostiene due tipi di ricerche: da una parte studi relativi alle malattie croniche nei Paesi in via di sviluppo (Low-to-Middle-Income Country (LMIC), dove la prevenzione e le strategie per la tutela della salute pubblica sono minori, mentre dall’altra inerenti alle popolazioni vulnerabili come le persone con demenza. In modo particolare la GACD si sta concentrando su quattro pilastri delle malattie croniche, che sono un’emergenza sanitaria mondiale indipendentemente dall’invecchiamento della popolazione: si tratta di ipertensione, diabete, malattie polmonari (comprese quelle da uso di tabacco) e la salute mentale, e in quest’ultima categoria rientra la demenza. Al convegno ognuna di queste problematiche è stata affrontata con un approccio multidisciplinare.

In che senso?

Vi hanno partecipato esperti e ricercatori appartenenti a tutte le professioni sanitarie: medici, infermieri, psicologi ecc per avere una visione completa. Provenivano da Stati Uniti, Sud America, Europa, Africa, India, Cina, Giappone, Thailandia, Sri Lanka, Isole Fiji, Australia, e Nuova Zelanda. Inoltre, il meeting è stato estremamente informale, con tante occasioni di networking: entri in contatto con ricercatori di tutto il mondo in un ambiente ideale per scambiare informazioni ed esperienze o pensare a progetti futuri.

Entrando nel merito, quando è cronica una malattia?

Sono patologie non trasmissibili (NCD, non-communicable diseases), che hanno una durata molto lunga e non giungono mai a una vera e propria guarigione: si possono gestire i sintomi per poterci convivere. Nel tempo minano profondamente l’autonomia della persona portando a una progressiva disabilità funzionale, per esempio nel caso delle malattie cardiologiche o polmonari, o funzionale e cognitiva, come nelle demenze.

Ci spieghi

L’aspetto cognitivo riguarda capacità come la memoria, l’orientamento e il linguaggio, mentre la perdita funzionale riguarda sia le attività più complesse come guidare l’automobile, utilizzare il computer o il telefonino sino a quelle più semplici come vestirsi, lavarsi, mangiare e camminare.

Demenza

Quali sono le cause?

Se parliamo delle demenze degenerative primarie come la malattia di Alzheimer la causa va cercata intrinsecamente nel cervello, che si ammala. Nel caso dell’Alzheimer si deposit una proteina anomala (beta-amiloide), che causa la morte delle cellule nervose. Al momento i farmaci alleviano i sintomi ma non sono ancora in grado di modificare il decorso della patologia. Quando parliamo delle demenze miste o secondarie, per esempio le malattie cerebro-vascolari come l’ictus o l’afflusso vascolare cronico al cervello, invece, le cause vanno ricercate al di fuori del cervello.

Cioè?

Bisogna trattare e prevenire i fattori di rischio cardio o cerebro vascolare. Se in età adulta, quindi prima dell’età senile, prestiamo attenzione a fattori fisici (ipertensione, diabete, colesterolo, peso corporeo, attività fisica e fumo di sigaretta), ambientali (relazioni sociali) e culturali (l’elevata scolarità) ridurremo il rischio di ammalarci di demenza in età avanzata. Una serie di evidenze confermano che la possibilità di manifestarla si abbassa fino a quasi il 40%. In definitiva, ciò che fa bene al cuore fa bene al cervello. C’è, poi, un fattore di rischio ineliminabile, cioè l’età: più diventiamo anziani più è probabile sviluppare una demenza, però non è una correlazione automatica.

I casi di demenza sono in aumento?

Stanno incrementando in misura esponenziale: una delle ultime campagne ha evidenziato che ogni 3 secondi nel mondo una persona si ammala di demenza. In base a queste stime, quindi, nel 2050 ci saranno oltre 50milioni malate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità un paio d’anni fa ha riconosciuto la demenza come un’emergenza di salute pubblica mondiale e ha stilato un piano globale dedicato che dovrà essere adottato da tutti i Paesi e si sviluppa su alcuni punti fondamentali che non riguardano solo la riduzione del rischio o la terapie, ma anche ambiti sociali come la lotta allo stigma e la creazione di comunità solidali con persone con demenza affinchè possano vivere una vita migliore.

E come è la situazione nella Bergamasca?

Una relazione del dottor Alberto Zucchi, epidemiologo di Ats Bergamo, ha rilevato che al 31 dicembre 2018 i casi di demenza nella provincia di Bergamo sono 8.821, dei quali 2.733 sono uomini (30,6%) e 6.188 donne (69,4%). Tra i pazienti nelle RSA in Bergamasca, circa il 51% presenta una diagnosi di demenza. Al Centro Alzheimer di Gazzaniga, i numeri evidenziano 1.713 ricoveri nel periodo 2014/2018, il 75% dei dimessi rientra al proprio domicilio e vengono effettuate oltre 3mila visite ambulatori all’anno.

Come si può fronteggiare questa emergenza?

Innanzitutto è fondamentale rafforzare la prevenzione e formulare diagnosi il più possibile precoci e precise, ma anche curare le relazioni sociali e creare comunità inclusive. Il nostro progetto si colloca proprio in questa direzione: l’obiettivo è far capire alle persone che la vita non finisce con la diagnosi di demenza e che convivere con questa malattia è possibile. Un altro traguardo che riteniamo particolarmente importante è il coinvolgimento attivo di chi ha una demenza nei progetti che li riguardando, naturalmente considerando il livello di gravità. Più in generale, allargando lo sguardo al futuro, l’auspicio è che un giorno si possa individuare una terapia farmacologica che sia in grado di modificare il decorso della malattia, che ad oggi ancora non c’è.

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