L’ex Atalanta Stendardo, oggi avvocato: “Tanti calciatori a rischio povertà dopo il ritiro”
Tra i motivi bassa istruzione e investimenti sbagliati, solo uno su dieci riesce a vivere di rendita
Fa quasi sorridere, pensando allo stereotipo del calciatore: tra auto, case, cene, vestiti e fidanzate da sogno. Eppure secondo Guglielmo Stendardo, dal 2012 al 2017 difensore dell'Atalanta, oggi stimato avvocato, in Italia il 60% dei suoi ex colleghi è a rischio povertà dopo i primi cinque anni dal ritiro dai campi di gioco.
I motivi? Innanzitutto, dei tremila giocatori professionisti solo il 10% ha uno stipendio alto che può garantire loro un futuro roseo. Gli altri dopo il ritiro dai campi di calcio devono lavorare. "I giovani calciatori italiani spesso non si preoccupano di avere basi d'istruzione solide per affrontare il futuro - spiega Stendardo nella sua ricerca, presentata su Leggo -. Chi ha dai 20 ai 35 anni pensa solo al calcio e guadagnando molto segue un tenore di vita alto. Ma quando poi arriva il ritiro dall'attività agonistica iniziano i problemi".
Secondo l'ex nerazzurro, i risparmi accumulati spesso vengono sprecati perché sono trascurate le più elementari regole degli investimenti. Come se non bastasse, capita che gli ex calciatori finiscano nelle reti di agenti finanziari senza scrupoli.
Ma al di là di questo, sono i dati del livello d'istruzione dei calciatori italiani a colpire: il 70% ha appena la terza media, solo l'1% una laurea. Ecco perchè Stendardo lancia una proposta: l'istituzione di un fondo di accantonamento per 3 anni e la creazione di polizze che possano garantire un vitalizio agli ex calciatori.
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