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La discoteca chiusa 25 giorni

Il titolare del Bolgia: “Noi imprenditori della notte, non siamo criminali”

Tonino Vecchi annuncia ricorso al Tar dopo la decisione del questore scaturita da un servizio di Striscia: "Quereliamo la trasmissione"

È un fiume in piena Tonino Vecchi, titolare del Bolgia. Contro la chiusura della discoteca per 25 giorni dopo un servizio di Striscia la Notizia promette ricorso al Tar. E pure querela contro la trasmissione televisiva: “Lo abbiamo fatto una volta, lo faremo una seconda” annuncia con a fianco l’avvocato Benedetto Maria Bonomo.

Le telecamere del tg satirico si erano già infilate una volta nei trafficati corridoi del Bolgia, tempio della musica techno preso d’assalto ogni fine settimana da migliaia di giovani, bergamaschi e non solo.

Questa volta hanno mostrato “proposte di vendita di sostanza stupefacente nelle immediate vicinanze dell’ingresso della discoteca – per dirla con le parole del questore Maurizio Auriemma, che ha firmato il provvedimento – rivolte a giovani avventori in procinto di accedere alla stessa, oltre a essere documentato il consumo indisturbato di droga all’interno della sala da ballo”. Un provvedimento, sottolinea il questore, preso “nell’ottica di una tutela dei giovani e giovanissimi frequentatori della discoteca”, ricordando un altro paio di situazioni simili nel locale di Osio Sopra. La prima relativa ad un blitz dei carabinieri di Treviglio nel maggio 2018, “con sequestro di cinquanta grammi tra marijuana, hashish, cocaina e droga sintetica”. La seconda dopo un altro servizio di Striscia, esattamente un anno prima.

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In risposta Vecchi ha pubblicato sui social network un video di 2 minuti e 35 secondi che lo ritrae davanti all’ingresso della discoteca contestare apertamente la scelta del questore, “basata principalmente sulle immagini di un servizio televisivo”. Linea ribadita in un comunicato stampa diffuso qualche ora più tardi dove si evidenzia come il Bolgia segua “i più stretti protocolli di sicurezza e fa molto di più di quanto richiesto dalla legge”.

Come? “Perquisendo gli avventori all’ingresso – pratica vietata, riconosce lo stesso Vecchi -. Da anni, inoltre, siamo promotori del tavolo ‘Notti in Sicurezza’ che sensibilizza sui rischi collegati all’assunzione di alcol o sostanze stupefacenti, mentre all’uscita dal locale diamo biglietti omaggio a chi ha tasso alcolemico pari a zero”. Il comunicato del Bolgia fa riferimento anche al passaggio al metal detector per evitare che si possa entrare con oggetti contundenti o pericolosi, ad un “servizio navetta” disponibile per quei ragazzi che dopo qualche bicchiere vogliono evitare il volante, e al “rispetto assoluto” del divieto di vendere e somministrare bevande alcoliche dalle 3 alle 6. Senza tralasciare i numeri del personale: “20 addetti alla sicurezza di sala, 4 al primo soccorso, 8 all’antincendio”.

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“Ci riteniamo un esempio da imitare – commenta Vecchi -. I colleghi ci chiedono spesso consigli dal punto di vista amministrativo e gestionale, e siamo un modello nell’organizzazione di eventi importanti come ‘Shade’ (festival di musica techno con dj di fama internazionale, ndr) prima alla Fiera di Bergamo e poi al PalaFacchetti di Treviglio”. Ma qui si sta parlando di un altro tema. “Molto, molto complesso” ammette Vecchi, riferendosi al giro di stupefacenti. “Se nemmeno le forze dell’ordine riescono sempre ad arginare il fenomeno, come possiamo riuscirsi noi? Voglio sottolineare che gli imprenditori della notte non sono criminali. La nostra è un’azienda a tutti gli effetti con oltre sessanta dipendenti, che paga tasse e contributi”.

Ne approfitta, infine, per lanciare un appello: “La bacchetta magica non ce l’ho, nè io nè nessun altro – dice Vecchi – ma sono disponibile a sedermi al tavolo con il questore e le forze dell’ordine, purché senza pregiudizi. Forse – sostiene – sarebbe utile iniziare a parlare con gli operatori del settore, e confrontarsi costantemente sul tema prima di arrivare a soluzioni di questo genere”.

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