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L'indagine

Prenotavano posti per il passaporto online, poi li vendevano: denunciati

Il Commissariato di Treviglio ha smascherato un escamotage che rendeva molto difficoltosa la prenotazione online dei posti per il rilascio del passaporto.

Il meccanismo architettato era semplice: si accaparravano più posti possibili nell’agenda elettronica dei passaporti online sfruttando i documenti di ignari clienti e poi rivendevano ad altri quegli appuntamenti, garantendosi un ritorno economico. 

A smascherare l’escamotage è stato il Commissariato di Treviglio che, monitorando giornalmente tutte le prenotazioni, ha riscontrato l’attività illecita posta in essere da due agenzie di affari.

Negli ultimi due anni la Polizia di Stato ha svolto una lunga indagine al fine di chiarire i motivi per cui in determinati periodi dell’anno i cittadini della provincia di Bergamo non riuscivano ad effettuare la prenotazione online dei passaporti, trovando spesso i posti occupati.

Dal 2016 il Ministero dell’Interno ha predisposto per il rilascio del passaporto, la registrazione online: dopo la registrazione sul portale dedicato, l’utente deve inserire necessariamente i propri dati anagrafici e una mail su cui ricevere il protocollo di conferma.

Per prenotarsi, poi, basta scegliere data e ora tra Questura o Commissariato di competenza territoriale in base alla propria residenza.

Con l’istituzione della procedura della registrazione online, la richiesta dei passaporti è aumentata notevolmente, per un insieme di motivi dovuti a vari fattori, tra cui le prenotazioni “fittizie”: era nato il sospetto che diverse agenzie di affari approfittassero del nuovo sistema per lucrare a danno dei cittadini con l’escamotage di accaparrarsi le prenotazioni di posti nell’agenda elettronica utilizzando i dati di ignari cittadini (che in qualche modo arbitrariamente conservavano).

Talvolta, per le prenotazioni “fittizie” on line, tali agenzie se non riuscivano a “piazzarle” a dei clienti a pagamento, non provvedevano neanche ad annullarle, difatti allo sportello dell’Ufficio Passaporti in questi casi non si presentava nessuno, precludendo la possibilità ad altri utenti di aver accesso al servizio rilascio passaporti, creando una interruzione del servizio.

Per tale motivo e per le lamentele ricevute dagli utenti che non trovavano date disponibili nell’agenda elettronica, il personale del Commissariato, ha intrapreso dal 2017 ad oggi un monitoraggio sulle prenotazioni che risultavano sospette, non senza difficoltà. Poco per volta, si sono delineati però vari meccanismi per centinaia di casi che sono stati analizzati uno per uno seguendo gli ID e i file log che viaggiavano e si nascondevano su internet, fino a giungere ai telefoni o ai computer da cui partivano.

Nel corso dell’indagine è risultato sempre più chiaro che due, tra le agenzie poste sotto esame, in un primo momento provvedevano a fotocopiare documenti di identità o a registrare dati di clienti che richiedevano i più svariati servizi all’agenzia, (a cui pagavano la prevista parcella di alcune decine di euro).

Tali dati però anziché essere usati solo per quanto richiesto, venivano poi usati arbitrariamente, creando anche apposite mail e password (obbligatorie per poter avere il protocollo di conferma della procedura del passaporto on line) al fine di poter avere il pieno dominio della procedura:  quindi avendo a disposizione tutte le informazioni, compreso il codice fiscale, “riciclavano” i dati registrandoli sul “Passaporto on line” e accaparrandosi posti disponibili nelle varie date.

Diversi utenti, non trovando posti disponibili sul sito, si erano quindi rivolti a queste agenzie che, come per magia, riuscivano sempre a trovare un posto per date anche molto ravvicinate. 

A questo punto le agenzie, utilizzando contemporaneamente due computer, entravano negli account prenotati, con uno cancellavano la prenotazione fittizia e, contestualmente, con l’altro, trovando la data appena cancellata libera, la “cliccavano” assegnandola al cliente reale che pagava la parcella.

Il tutto in pochi secondi e in orari non di punta, per evitare che altri cittadini -durante l’operazione- trovando in quei pochi secondi il posto libero potessero “cliccarlo” prima e prenotarlo.

Per far sparire ogni traccia poi cancellavano o rettificavano i nomi della registrazione fittizia e modificavano la relativa mail, creando quindi altre registrazioni false con nomi di ulteriori ignare persone.

Con questo modus operandi, le agenzie in argomento non solo creavano un grave disservizio ai cittadini, ma raggiravano anche i singoli utenti che per trovare posti erano costretti a recarsi presso le loro attività, pagando un servizio che altrimenti sarebbe stato totalmente gratuito.

Dai controlli amministrativi di “routine” effettuati sul posto dal personale del Commissariato sono state rilevate anche violazioni sanzionate per circa duemila euro.

Una delle due agenzie sospettando di essere stata scoperta ha cessato immediatamente l’attività di prenotazione arbitraria, mentre l’altra ha affinato le tecniche nei periodi successivi, rendendo necessaria una perquisizione disposta dall’Autorità Giudiziaria e il sequestro di tutti i computer, i telefoni e i supporti informatici, per dimostrare l’attività illecita e far cessare la pratica.

In camera da letto della titolare è stato anche rinvenuto e sequestrato un mazzo di fogli con un elenco di centinaia di nomi, mail e password utilizzati per effettuare le prenotazioni fittizie nell’ultimo periodo.

Dagli accertamenti è risultato poi che in certi giorni venivano “accaparrati” con certezza almeno 15 posti.

I responsabili sono stati denunciati per un insieme di reati tra cui: trattamento illecito di dati con violazione della privacy, interruzione di pubblico ufficio, sostituzione di persona, accesso arbitrario nei sistemi informatici.

Infine è stata avviata la procedura per la chiusura delle due agenzie d’affari.

Il monitoraggio sta continuando attualmente su altre agenzie che svolgono operazioni sospette di prenotazione, al fine di verificare se siano o meno conformi a quelle previste per legge.

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