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L'intervista

Cristina Caironi, runner paralimpica: “Il record, che emozione! Corro e mi sento libera” fotogallery

Abbiamo intervistato la runner bergamasca paralimpica Cristina Caironi, che lo scorso 5 ottobre al campionati Societari di atletica paralimpica a Ostia ha segnato il nuovo record italiano nel mezzofondo sui 1.500 metri

“Non ci sono traguardi irraggiungibili: se hai un obiettivo e ti impegni con passione e costanza prima o poi riesci a realizzarlo”. Così Cristina Caironi, runner bergamasca paralimpica, invita a non arrendersi davanti alle difficoltà nello sport come nella vita.

Lei, 26enne di Gorle, è la dimostrazione di come tanto allenamento e determinazione possano portare a risultati importanti: lo scorso 5 ottobre al campionati Societari di atletica paralimpica a Ostia ha segnato il nuovo record italiano nel mezzofondo sui 1.500 metri con un tempo di 8:08:88 nella categoria T35.
La sua storia dà un bellissimo messaggio: l’abbiamo intervistata per saperne di più.

Come è nata la sua passione per la corsa?

Prima di iscrivermi al Coni come runner, abitualmente andavo a camminare insieme alla mia amica Beatrice Bonfanti. Tuttora stiamo proseguendo: lei è una modella e si tiene in forma per lavoro, mentre io per sfogarmi e rilassarmi. Beatrice mi ha sempre detto che ho una buona resistenza e ha insistito affinchè mi tesserassi al Coni. Lo scorso gennaio mi sono iscritta e, dopo aver svolto le pratiche per la visita medica e gli adempimenti burocratici, a febbraio ho cominciato a correre. Facendo un passo indietro, verso ottobre-novembre, sono stata contattata dal comitato paralimpico di Roma ed è cominciata la svolta.

Ci spieghi

Mi hanno chiamata perchè Beatrice senza avvisarmi aveva inviato un’e-mail scrivendo che una sua amica quando cammina ha una resistenza pazzesca: si riferiva a me e deve essere stata molto convincente perchè con mia grande sorpresa mi hanno telefonato ed è iniziata la mia esperienza con l’Asd Omero Runners Bergamo. È stata la mia salvezza: è forse la prima cosa in tutta la mia vita che ho desiderato fare per accontentare me stessa e non gli altri. La spinta di Beatrice è stata molto importante perchè era un passo che avrei voluto compiere ma cimentarmi nella corsa mi spaventava, temevo di non reggere ma dopo sette mesi posso dire di esserci riuscita.

Cosa le piace di questo sport?

La corsa è libertà. Quando al mattino mi sveglio e magari sono un po’ arrabbiata, non c’è niente di più rilassante di correre. Dedicarsi a questa disciplina implica tanta passione, quella volontà per cui ti alleni ogni giorno con qualsiasi condizione meteo, anche in mezzo alle intemperie: con il vento e controvento, con la pioggia, il diluvio o con il sole cocente, considerando che quando fa caldo la pista emana ancor più calore, ma la determinazione a migliorarsi non ti fa sentire la fatica.

Come si trova con il suo team?

Omero è un’ottima squadra e non fa mancare nulla. Dà ai suoi iscritti tutto ciò che è possibile: l’attrezzatura, il campo, la tessera e la copertura delle trasferte. Quello che mi piace maggiormente, però, è l’umanità dei suoi componenti: credono in te, sono ottime persone ed è molto importante perchè tutto questo ti stimola a fare il meglio. L’ambiente è positivo e mi sono trovata a mio agio sin dall’inizio. Colgo l’occasione per ringraziare, in modo particolare, l’allenatore Mario Poletti che mi sta seguendo nella preparazione.

Cristina Caironi

A quali gare ha partecipato sinora?

Ho esordito a marzo ad Ancona, dopo circa un mese di allenamento, poi ho corso a Gravellona Toce, a Chiuro, a Jesolo e ai Societari di Ostia. Man mano mi sono accorta di migliorare nella resistenza e nella velocità: ho ottenuto sempre risultati positivi e ogni volta facevo meno fatica. In queste manifestazioni ho percorso i 100, i 200 e/o i 400 metri ma non ancora i 1.500: non ero sicura di riuscire a sostenerli in una gara, anche se negli allenamenti li effettuavo già, perchè la preparazione avviene su tracciati più lunghi rispetto a quelli della sfida. Li ripetevo anche quattro volte e, così, a un certo punto mi sono sentita pronta: da qui è nata l’idea di compierli ai campionati Societari a Ostia e ho raggiunto il record italiano femminile nel mezzofondo sui 1.500 metri con un tempo di 8:08:88 nella categoria T35.

Ci racconti

L’allenatore mi disse che non c’era la squadra femminile ma avrei potuto inserirmi nella squadra maschile dei 1.500: ero nella sesta corsia e accanto a me nelle altre cinque c’erano solo runners uomini. Ai nastri di partenza ho pensato di fare del mio meglio senza fare confronti con la loro corsa. Alla fine è andato tutto molto bene, a dimostrazione che le donne sono toste e anche quelle minute riescono a ottenere grandi risultati.

Quando corre a cosa pensa?

Nella mia testa canto. In modo particolare mi viene in mente la canzone di Ultimo, ”Dove il mare finisce”: l’ascolto anche quando mi alleno e riesce a trasmettermi sempre una gran bella carica.

E cos’ha provato quando ha realizzato il record?

Appena ho concluso la corsa ero molto stanca ma ho visto i miei amici dell’Omero venire verso di me gridando “Cri, 8 e 07: record!” e ho capito ciò che era accaduto. È stata una grandissima soddisfazione: finalmente ce l’avevo fatta, dopo sette mesi di allenamenti. È la dimostrazione che quando si vuole raggiungere un obiettivo è importante crederci e lavorarci tutti i giorni, anche in quelle giornate in cui magari non si avrebbe voglia. Questo traguardo è utile anche per chi, come me, ha una patologia: rappresenta una speranza, perchè la vita è come una partita a carte e prima o poi arriva la mano giusta ma il giocatore sei tu e se vuoi davvero ottenere un determinato obiettivo impegnandoti col tempo ce la fai, anche affrontando mille difficoltà.

Nel suo caso di cosa si tratta?

Sono nata con una diplegia spastica lieve: i miei tendini sono più corti, in particolare quello sinistro. Non sono perfetti, del resto nessuno lo è, ma non mi ferma nulla e nonostante sia un po’ faticoso, indosso anche i tacchi.

Cristina Caironi

A chi dedica il record?

Alle persone che hanno creduto in me, sin dall’inizio, alla mia amica Beatrice che mi ha sempre sostenuto e a mia nonna Emma, morta nel gennaio 2019, che sento vicina a me anche quando corro.

Ai Societari di Ostia hanno partecipato anche altri due atleti bergamaschi paralimpici, Martina Caironi e Oney Tapia. Vi siete conosciuti?

Si, con loro e con tutti gli altri sono nate delle belle amicizie anche se durante la gara giustamente non ci risparmiamo. Io e Martina abbiamo lo stesso cognome ma non siamo parenti: ci siamo conosciute e siamo diventate amiche. Pure con Oney c’è un ottimo rapporto: gioca e scherza molto e crede in noi.

Per concludere, quali sono i suoi prossimi progetti per il futuro?

Migliorare ulteriormente, in modo particolare nei 1.500 e negli 800 metri, perchè si possono sempre raggiungere nuovi record. Inoltre, pian piano mi piacerebbe preparare anche i 5.000: a marzo cominceranno le nuove gare e continuerò ad allenarmi con la stessa determinazione per togliermi altre soddisfazioni. Sul piano personale, al momento sono in cerca di lavoro: l’ideale sarebbe svolgere attività di front office, e sarei pronta a dedicarmi con lo stesso impegno.

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