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Bergamo

Non solo partita: viaggio dentro il mondo hi-tech del calcio

A BergamoScienza conferenza con alcuni tra i massimi esperti nel campo della tecnologia sportiva

Domenica al Centro Congressi Giovanni XXII, nell’ambito della rassegna BergamoScienza si è svolto l’incontro “La scienza nel calcio d’élite europeo” in cui tre giganti del settore hanno presentato un lato del calcio tanto fondamentale quanto sconosciuto e invisibile ai più: l’utilizzo della tecnologia e della scienza per preparare i programmi d’allenamento in modo specifico e mirato, al fine di far rendere al meglio l’atleta.

I relatori sono dunque tre tra i più grandi esperti in materia a livello europeo: nell’ordine d’intervento troviamo il nostrano Andrea Riboli (scienziato dello sport e preparatore atletico della prima squadra dell’Atalanta), Martin Buchheit (scienziato dello sport e “strenght & conditioning coach” del Paris Saint Germain) ed infine Jordan Reece (fisioterapista e responsabile della gestione delle prestazioni della prima squadra dell’Arsenal).

“Anzitutto – esordisce Riboli – è necessario chiarire cosa fa l’area di ‘Sport & Science‘ in un club: raccogliamo informazioni a 360°, abbiamo strumenti tecnologici che ci permettono di acquisire dati su differenti aspetti della preparazione, racchiusi nei quattro macrogruppi ‘stato di benessere’, ‘allenamento’, ‘fatica’ e ‘recupero’, quest’ultimo fondamentale perché ci permette di capire come sta il nostro giocatore dopo una determinata prestazione”.

Già da queste dichiarazioni è possibile sfatare uno dei miti più ricorrenti (e superficiali) nel mondo del calcio, ossia la diffusa credenza per cui la partita di campionato che tutti vediamo la domenica in tv sia l’unico momento di lavoro del calciatore. Questa, al contrario, non è che la punta dell’iceberg di un processo lungo e incredibilmente specifico che comincia, come ci rivela in seguito l’atalantino, nella preparazione estiva precampionato e che, paradossalmente, non si concluderà fino a che il giocatore non smetterà di giocare a pallone dal momento che ogni rilevazione, sia essa di forza, di resistenza o di altro, sarà fondamentale in futuro per gestire il piano d’allenamento dell’atleta in modo sempre migliore e più proficuo.

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A quest’ultimo discorso si sono poi collegati anche Reece e soprattutto Burchheit che, con un inglese fluido e semplice, ha affermato: “Andrea ha spiegato in modo chiaro come le squadre usino la tecnologia. La scienza ci aiuta moltissimo nel processo di miglioramento della gestione dell’atleta […] negli allenamenti i calciatori indossano dei GPS sulla schiena oltre a rilevatori vari che tracciano ogni tipo di scatto che i giocatori fanno sul campo in modo da capire che distanza ogni calciatore ha percorso correndo, permettendoci così di capire al meglio le vere potenzialità di
ogni atleta e di creare un piano d’allenamento apposito”.

Dalla conferenza è quindi emerso come il calcio sia ben più del semplice “correre dietro ad un pallone” e come questo sport, nel tempo, si sia evoluto enormemente, cercando di lasciare sempre meno al caso e programmando ogni singolo momento della giornata dell’atleta (“sin da quando scende dall’auto nel parcheggio del centro sportivo” ci dirà Reece) al fine di farlo rendere al meglio.

Da sottolineare infine come tra il pubblico, probabilmente per rubare qualche segreto ai grandi maestri del settore, fosse presente anche Roberto Sassi, responsabile dal 2011 dell’area performance della Juventus.

La conferenza è visibile in formato integrale nella pagina Facebook di BergamoScienza.

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