“Stai attenta alla strada”. Suona come un triste presagio l’ultimo sms inviato dalla sorella Oxana a Zinaida Solonari, la 36enne uccisa a coltellate dal marito Maurizio Quattrocchi a Cologno al Serio.
L’omicidio alle 2 della notte tra sabato 5 e domenica 6 ottobre a Cologno al Serio. Un paio d’ore prima la vittima, alle 23.50, riceve un messaggio dalla sorella che la mette in guardia su possibili pericoli lungo il tragitto verso la sua abitazione. Da qualche giorno, dal 3 ottobre per la precisione, Zina si è trasferita con le tre figlie da lei, nella villetta di via Alberto Da Giussano in cui vive col marito, cugino di Quattrocchi. Un trasloco consigliato dai carabinieri della stazione di Urgnano, dopo la seconda denuncia al 48enne per quei litigi diventati sempre più frequenti e soprattutto violenti.
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Un messaggio che purtroppo non basta a salvarle la vita. Zina torna dal locale dove lavora saltuariamente come cameriera, scende dalla sua Jeep Grand Cherokee e ad attenderla trova il coniuge. L’uomo, secondo quanto ha riferito nel corso del l’interrogatorio di convalida, voleva vedere se davvero nel pomeriggio era andata ad acquistare una lavatrice come gli aveva detto.
Le cose però vanno in modo diverso. L’omicida, disoccupato da qualche settimana dopo aver litigato con il proprio datore di lavoro, aggredisce la moglie, di origine moldava, con un coltello serramanico. Quattro fendenti, due alla coscia e due al collo, che risultano fatali nonostante le due ore di intervento dei medici sul posto, contattati dalla sorella che sente le sua urla di dolore.
“Il mostro della gelosia mi ha fatto diventare un animale. Ho colpito mia moglie ma non volevo ucciderla”, ha aggiunto in lacrime Quattrocchi, difeso dall’avvocato (d’ufficio) Roberta Campana, di fronte al giudice per le indagini preliminari Federica Gaudio, che ha convalidato il suo arresto e confermato la detenzione in carcere.
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Ma quello delle 23.50 non è l’unico messaggino ricevuto dalla vittima quella sera da parte della sorella. Intorno alle 18 Oxana le scrive: “C’è qui sotto casa Maurizio che vuole vedere le figlie”. Ma Zina si rifiuta: “No, facciamo domani”, le risponde.
I carabinieri in ogni caso sorvegliano la zona. Intorno a mezzanotte, circa due ore prima del delitto, passano da via Da Giussano per un controllo ma non riscontrano anomalie.
Poco dopo però arriva il killer e aspetta la sua vittima: “Non ricordo se il coltello l’ho portato da casa o se l’ho trovato lì. L’ho colpita ma non volevo ucciderla. Zina mi amava tanto, non si meritava questa fine”, ha raccontato al gip.
Mercoledì all’ospedale Papa Giovanni è in programma l’esame autoptico sul cadavere della 36enne.
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