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On the road

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L’attenzione al sociale tra le vie di San Colombano: da Acquaderni a Zibordi

Da via Adeodato Bossi si diramano una serie di viuzze dedicate a personaggi accomunati da un identico denominatore.

Se il viandante si aggirasse per quelle stradine che si dipanano dalla diritta arteria che conduce dal Monterosso alla chiesa di San Colombano, e che è intitolata al celebre organaro Adeodato Bossi, secondo me, ad un certo punto, si domanderebbe, inevitabilmente, chi sono gli illustri ignoti cui quelle viuzze tranquille e periferiche sono state dedicate.

Certo, di Bossi non si chiederebbe, probabilmente, nulla, se fosse un pochettino avvertito in materia di musica e di arnesi musicali: i ticinesi Bossi, giunti a Bergamo nel XVIII secolo, furono tra i più celebrati costruttori di organi, al pari dei Serassi.

E passi l’intitolazione ad Antonio Agliardi, vuoi perché di nobile famiglia bergamasca, vuoi perché principe della Chiesa, negli anni difficili del modernismo e dell’Italia giolittiana.

Ma Giovanni Zibordi, Giuseppe Toniolo, Davide Albertario, Romolo Murri e Giovanni Acquaderni, sono certo che risulterebbero nomi del tutto sconosciuti.

Così, veniamo incontro al nostro ipotetico pellegrino e a voi, cari lettori, spiegandovi chi siano quei signori, tutti vissuti nel XIX secolo o nei primi anni del XX, e tutti accomunati da un identico denominatore: l’attenzione al sociale e, massime, al sociale di matrice cattolica, tranne lo Zibordi, che era socialista tout court.

Se non temessi di sembrare sacrilego, mi verrebbe da dire che, tra questi nomi, si possono trovare i padri nobili di quello che, oggi, si chiama, in maniera un po’ sprezzante, catto-comunismo.

Certamente affascinato dal pensiero sociale di Antonio Labriola fu don Romolo Murri, fondatore del cristianesimo sociale ed esponente di spicco della sinistra cattolica: tanto sinistra da costargli una sospensione a divinis e, poi, una scomunica, da parte di Pio X, papa vicino alla corrente intransigente, che vide in Murri, deputato e dialogante coi socialisti di Turati, un autentico eresiarca. Il fatto che Murri si fosse sposato, nel frattempo, non giovò alla sua causa: solo nel 1943, Pio XII ne revocò la scomunica.

Altrettanto significativa per la storia del cattolicesimo sociale fu la figura dell’Acquaderni, fondatore di quella che sarebbe divenuta l’Azione Cattolica e direttore di quell’Opera dei Congressi cui anche Murri aveva aderito: il laicismo cattolico gli è certamente debitore e il suo ruolo, in quel complesso periodo in cui la chiesa dovette elaborare la propria dottrina sociale, fu decisamente importante.

Sacerdote, direttore de “L’Osservatore cattolico”, giornale su cui si sviluppò il dibattito tra tradizionalisti e modernisti cattolici, anche don Davide Albertario fu una figura di spicco del cattolicesimo, anche se sulle trincee dell’intransigenza, opposte a quelle del Murri e dell’Acquaderni.

La sua strenua difesa delle prerogative vaticane lo portò a scontri decisamente violenti, trattandosi di polemiche religiose: famosa è la causa per ingiurie e diffamazione che gli mosse il celebre abate Stoppani, liberale rosminiano, per cui l’Albertario venne condannato. Dopo le giornate di Milano del 1898, il sacerdote venne perfino imprigionato, per le posizioni rivoluzionarie assunte durante i moti di piazza: insomma, un tipetto piuttosto fumantino.

Chiude la sequenza di strade e di storie il beato trevigiano Giuseppe Toniolo, economista cattolico e grande sostenitore del concetto di sussidiarietà.

Padre del cosiddetto “programma di Milano”, Toniolo fu tra i primi ad affrontare il tema del rapporto tra la Chiesa e il socialismo, e a sostenere la necessità di una partecipazione cattolica alla vita politica, nonostante il “non expedit” di Pio IX. Anche lui collaborò attivamente all’Opera dei Congressi, che, in un certo senso, è il trait d’union di queste intitolazioni odonomastiche, e fu tra i fondatori di un’organizzazione che avrebbe dato grandi frutti nel ‘900: la Federazione degli universitari cattolici (FUCI).

Resta da dire di Giovanni Zibordi, che fu deputato socialista, e nemmeno dei più moderati, visto che nel congresso di Ancona firmò una mozione con l’allora massimalista Mussolini: la sua presenza, in mezzo a tanti cattolici, si spiega, forse, col fatto che, gravemente malato e anziano, se ne venne a morire nella nostra città, nel 1943, cinque giorni dopo la caduta del fascismo, che lo aveva duramente perseguitato.

Qui si chiude questa stringata spiegazione: l’odonomastica, talvolta, persegue fini non sempre chiarissimi a tutti, ma non funziona quasi mai a casaccio.

Alla prossima.

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