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L'intervista

Fine vita, Beppino Englaro: “Il parlamento faccia la sua parte su suicidio assistito ed eutanasia” video

Bergamonews ha intervistato Beppino Englaro, papà di Eluana, e il magistrato Eduardo Savarese in merito alla sentenza della corte costituzionale sul suicidio assistito

“Il diritto all’autodeterminazione è fondamentale: era giusto, anche logico, che si arrivasse a questa sentenza. Ora i due rami del parlamento facciano la loro parte e diano risposte sul suicidio assistito e sull’eutanasia”. Così Beppino Englaro, intervistato da Bergamonews, evidenzia l’importanza del verdetto espresso dalla corte costituzionale sul caso di Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, accusato di aver aiutato dj Fabo, rimasto paralizzato e cieco dopo un incidente, a realizzare la sua volontà di porre fine alla sofferenza che stava vivendo.

La corte ha ritenuto non punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Il giorno dopo questo storico pronunciamento, Beppino Englaro ringrazia Marco Cappato, “che è stato un pioniere. Nelle condizioni in cui si trovava dj Fabo veniva discriminato: da solo non riusciva a realizzare la propria volontà, aveva bisogno di aiuto ed è giusto, anche logico, che questo aiuto non fosse sanzionabile, sempre nei presupposti evidenziati dalla corte costituzionale”.

Dj Fabo era riuscito a manifestare con la voce la propria volontà fino all’ultimo, ma anche nel caso di Eluana è stato tutelato il volere della ragazza. Beppino Englaro evidenzia: “Prima dell’incidente Eluana si era espressa più volte nello specifico della situazione in cui si sarebbe venuta a trovare e noi le abbiamo dato voce in modo che venisse rispettata nei suoi convincimenti etici, filosofici e culturali. Era la sua autodeterminazione e non poteva venire discriminata per questa sua condizione perchè la costituzione italiana non lascia discriminare le persone per le loro condizioni. Attraverso la vicenda del suo amico Alessandro, un anno prima dell’incidente aveva percepito fino a che punto avesse potuto spingersi la rianimazione e quali sbocchi avesse e lei riteneva questa situazione peggiore della morte: dal momento che aveva un concetto della libertà e della dignità molto ben definito sin dalla più tenera età avrebbe risposto un semplice “no grazie” all’offerta terapeutica, ma la società non era disposta ad accettare la sua scelta”.

Dj Fabo

La sentenza sul suicidio assistito è storica. Il magistrato e studioso di diritto internazionale, Eduardo Savarese osserva: “La corte sta aprendo un dibattito di verità non solo giuridica ma culturale sull’esistenza di un diritto a morire nel senso di scegliere in certe condizioni, a certe condizioni e con certi limiti la modalità che consenta un accesso dignitoso a un’altra dimensione qualsiasi sia la nostra fede, credenza o visione del dopo-la-morte. Apre una strada che va consolidata e pensata dal legislatore. Il tema del fine vita è molto vasto e in parte il parlamento è già intervenuto con la legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, ma non ci sono ancora riferimenti al suicidio assistito e all’eutanasia”.

Partendo da queste considerazioni, Beppino Englaro dichiara: “Con la legge sulle disposizioni anticipate di trattamento le persone possono mettere nero su bianco la loro volontà. Per Eluana quella non era vita, poi è chiaro che ci sono persone che vogliono essere tenute in vita comunque e anche la loro scelta ha il massimo rispetto. Per quanto riguarda il suicidio assistito e l’eutanasia, tutte le nazioni civili prima o poi dovranno affrontare questi temi. Il problema deve essere affrontato, discusso e sviscerato e trovata una soluzione oppure una non-soluzione. L’opinione pubblica vuole che vengano date risposte, basta vedere i sondaggi per capirlo. I due rami del parlamento, quindi, facciano la loro parte”.

Eduardo Savarese tratta la tematica della morte nel suo nuovo libro, intitolato “Il tempo di morire“. Illustrandolo il magistrato conclude: “Per scrivere questo volume ho utilizzato un approccio in parte autobiografico di racconto e poi ci sono parti saggistiche meditate, un po’ di carattere spirituale e giuridico per mettere a fuoco questi temi”.

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