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La polemica

Caro-scuola, i librai rispondono ad Adiconsum: “Spese amplificate per attaccarci”

Antonio Terzi, presidente del sindacato italiano librai Sil-Confesercenti: "Non capiamo il vostro astio verso i negozi di vicinato, ogni anno vi accanite parlando di rincari"

Caro-scuola, i librai non ci stanno e rispondo per le rime ad Adiconsum che, nella giornata di martedì 3 settembre, aveva per prima toccato l’argomento parlando di “rincari del 2,5% rispetto a un anno fa” e di “costi per 1000 euro a famiglia per l’anno scolastico 2019-2020”.

Così, è arrivata la replica di Antonio Terzi, bergamasco, presidente del sindacato italiano librai Sil-Confesercenti, che non ha risparmiato aspre critiche nei confronti del comunicato stampa reso pubblico dall’associazione consumatori: “L’Ufficio Studi di Confesercenti – scrive in una lettera indirizzata a Mina Busi – ha realizzato una ricerca statistica che certifica che la spesa che le famiglie italiane dedica all’istruzione è di solo lo 0,9% del totale, relegandole agli ultimi posti della classifica europea. Risulta pertanto davvero disdicevole, a mio avviso, l’accanimento con cui puntualmente ogni anno le associazioni dei consumatori si attivano in questo periodo contro queste spese. Ed anche contro la distribuzione tradizionale che qui rappresento”.

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“Ho letto quindi con estremo rammarico – continua Terzi -, dopo quelle già rilasciate da altri, anche la ricostruzione delle presunte spese delle famiglie da Voi esplicitate attraverso un comunicato ripreso dalle testate locali. Purtroppo il Vostro comunicato, almeno nella forma che viene riportata, non è corredato da dettagli relativi a come si giunga a certe cifre. Immagino quindi una rincorsa a dati esplicitati da altri (Federconsumatori?), ma le sarei grato se invece volesse, se così non fosse, chiarire analiticamente a come si giunge ad un corredo di circa 500€. Non si capisce poi come sia possibile una spesa media di altri 500€ in testi scolastici (per arrivare ai 1000€ totali) quando ci sono tetti di spesa ben precisi e rispettati dalla quasi totalità delle scuole, quando vi sono fior di contributi pubblici per fronteggiare queste spese (cito per tutte la Dote Scuola), quando le famiglie ormai rivendono i testi usati garantendosi anche degli introiti (ovviamente mai citati)”.

“A me e a tanti miei colleghi – si legge ancora nella lettera -, pare davvero una rincorsa a fare del sensazionalismo e a dare suggerimenti che lasciano basiti. E che danneggiano ingiustamente la rete distributiva tradizionale. Ne cito solo due: invitare a visitare diversi punti vendita, ovviamente rigorosamente facenti parte della Grande Distribuzione, senza avere la benchè minima idea di che razza di prezzi girano in GDO sulla cancelleria, significa non solo indirizzare dove i beni sono piu’ costosi, ma anche far spendere eventuali risparmi in benzina e spostamenti inutili.
Pubblicizzare lo sconto sui libri di testo in GDO significa non solo promuovere un’operazione in sottocosto non dichiarato (dov’è la legalità?), vietata in tutta Europa (e grazie al cielo lo sarà anche in Italia dal 1° gennaio 2020), ma che ha come contraltare l’aumento indiscriminato dei prezzi degli alimentari (per tutti i clienti delle catene) per compensare le perdite milionarie legate a queste operazioni”.

Antonio Terzi Librai
Antonio Terzi, presidente di Sil-Confesercenti

“Mi permetta poi un’ultima considerazione – continua Terzi -. Perché questo astio costante e cieco verso i negozi di vicinato? Perché sempre e solo indirizzare, tra l’altro con argomentazioni come visto discutibili, verso il web e verso la grande distribuzione? Perché tra i concetti della tutela del consumatore non leggo mai una considerazione su quanto siano preziosi i negozi di vicinato e il loro ruolo sociale e di presidio?”.

“Credo che difendere il consumatore debba diventare, oltre che attività meglio informata, anche difesa del mantenimento di servizi di prossimità a tutela di tutti. Rinnoviamo  – conclude la lettera di Terzi – l’invito fatto lo scorso anno dal SIL Confesercenti nazionale verso la condivisione di proposte, oltre che di modalità di rilevazione, condivise verso una reale e non populista soluzione dei problemi”.

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