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L'idea

Ivan Gotti: “Per onorare Gimondi una tappa del Tour de France a Bergamo”

L'ex ciclista bergamasco: “Per la nostra generazione è stato un modello da emulare"

“La nostra generazione era legata alla figura di Felice Gimondi: bergamasco come noi, un modello da seguire”. La tragica notizia della scomparsa del grande corridore bergamasco, nato a Sedrina, ha risalito in un attimo la Valle Brembana, fino a San Pellegrino, paese di Ivan Gotti, vincitore del Giro d’Italia nel 1997 e nel 1999.

“In questo ultimo periodo si vedeva che non era al massimo delle forze” – racconta Gotti, “ma non immaginavo che un uomo duro e tenace come lui potesse andarsene così in un attimo. La notizia della sua scomparsa mi lascia sorpreso e addolorato. Lascia un vuoto in tutti noi, poteva fare ancora molto per il ciclismo della nostra terra: con il suo esempio e le sue vittorie, ha spinto molti della mia generazione a voler emulare le sue gesta sportive”.

Gimondi, per la generazione di Ivan Gotti, è stato un modello da seguire. “Sin da piccolo, per me era un atleta e un personaggio importante, ho sempre sentito raccontare le sue imprese in bicicletta”. Quando nasce Gotti nel 1969, infatti, Gimondi ha già vinto Tour de France (1965), Giro d’Italia (1967) e Vuelta di Spagna (1968) e si appresta a vincere il suo secondo Giro. “Naturalmente non ho seguito direttamente le sue vittorie, l’ho visto però passeggiare per San Pellegrino e l’ho incontrato in diversi momenti dopo il mio ritiro dall’attività agonistica nel 2002. In particolare, l’ho rivisto in vari incontri legati alle tappe bergamasche del Giro d’Italia, tra cui l’ultimo ad aprile, quando è stata presentata la tappa Lovere- Ponte di Legno. Era sempre un piacere sentire i racconti delle sue sfide in bicicletta: erano momenti in cui si riusciva ad apprezzarlo come persona ancor più che come ciclista”.

Incontri nei quali Gimondi trasmetteva sempre la propria esperienza e l’umiltà dei grandi campioni. “Aveva uno stile “bergamasco”, taciturno, ma aveva parole importanti per tutti. Era cresciuto con la fame, la voglia e la determinazione di raggiungere la vittoria: con i suoi gesti e le sue parole sapeva trasmettere i valori più puri del ciclismo e della vita”.

Gotti ricorda in particolare gli incontri con Gimondi in occasione delle sue vittorie: “Felice era presente quando vinsi il Giro nel ‘97. Due anni prima, nel ‘95, ho indossato come lui la maglia gialla al Tour de France, ma purtroppo non sono riuscito a portarla fino a Parigi”.

Incontri felici, carichi di ricordi di storia del ciclismo italiano e non solo. Incontri che però lasciano anche un piccolo dispiacere a Ivan Gotti e a tutti i corridori della sua generazione. “All’interno del mondo ciclistico bergamasco, volevamo organizzare un grande evento per rendergli omaggio. Con Promoeventi e con l’amico Giovanni Bettineschi si era parlato anche di portare il Tour de France a Bergamo, per ricordare Felice e gli altri campioni italiani, da Casartelli a Pantani.

Un’operazione non semplice. Quest’anno il Tour è partito dal Belgio, per ricordare le grandi vittorie di Eddy Merckx, noi purtroppo siamo rimasti a bocca asciutta. In ogni caso, il ciclismo italiano e quello bergamasco in particolare si attiveranno per donare a Gimondi il riconoscimento che merita e per ricambiare tutto quello che Felice ha fatto per il nostro movimento. Rimane però il sogno di portare il Tour de France sulle nostre strade, per rendere omaggio a Felice Gimondi e agli altri campioni italiani che hanno fatto la storia anche della Grande Boucle”.

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