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Le lettere

Tragedia di Azzano, polemiche per la chiusura del Setai: “Noi ora siamo senza lavoro”

Due dipendenti e un genitore spiegano perché secondo loro è sbagliato chiudere il locale per 3 mesi in seguito alla morte di Luca e Matteo

Riceviamo e pubblichiamo tre lettere arrivate in redazione, relative alla chiusura per tre mesi della discoteca Setai di Orio al Serio in seguito al tragico incidente avvenuto all’alba di domenica 4 agosto ad Azzano San Paolo, in cui hanno perso la vita Luca Carissimi, 21 anni, e Matteo Ferrari di 18, che uscivano da quel locale. 

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La prima è quella di Michela Berzi, una dipendente della discoteca da 13 anni, che dice di essere rimasta senza lavoro a causa di questa decisione:

Buongiorno, sono Michela Berzi, dipendente del Setai club da 13 anni, da oggi senza un lavoro tramite il quale pagavo l’affitto e mangiavo. Eh sì, perché un giudice dall’oggi al domani decide che è necessario chiudere tutto, perché quella è solo una discoteca, un luogo di divertimento del quale si può fare a meno, forse che ci sia anche gente che ci lavora onestamente non deve averci pensato.

Facciamo del nostro meglio tutte le sere affinché la serata si svolga nel modo più tranquillo ed allegro possibile, in tutti questi anni il locale ha apportato tutte le migliorie necessarie affinché le serate si svolgesse nel rispetto della legge, con investimenti e dispendio di energie notevoli.

Agli occhi miei e forse non solo, pare che servisse un capro espiatorio, un atto di forza che desse un contentino a tutti i perbenisti benpensanti che hanno bisogno di identificare in qualcuno o qualcosa il “male” piuttosto che fermarsi a riflettere sulle condizioni psicosociali che portano i ragazzi ad essere brutali ed aggressivi.

Noi, lo staff del locale, siamo responsabili delle nostre azioni, se istighiamo o rimaniamo impassibili di fronte a comportamenti pericolosi, ma non possiamo essere penalizzati per i gesti folli di chi forse non ha sufficiente rispetto per la vita.

La chiusura del locale metterà molti di noi in condizioni di grave difficoltà, che chi ha l’autorità si metta una mano sulla coscienza e rifletta sul danno che intende causare, non possiamo essere usati come modello punitivo esemplare da mostrare per dare prova della propria autorevolezza.

Mi auguro che vorrete dare risalto alle mie parole, faccio appello alla vostra rinomata imparzialità affinché anche la testimonianza di chi è in disaccordo con l’autorità possa avere diffusione.
Vi ringrazio comunque per l’attenzione che avete prestato nel leggere le mie parole.

Gli fa eco Luca Nespoli, un altro dipendente da dieci anni, che racconta di come il locale si impegni ogni sera nel prevenire l’abuso di alcol e droghe tra i giovani clienti:

Buonasera, sono Luca Nespoli un dipendente alla discoteca Setai di Orio al Serio. Vi scrivo per far capire bene la pessima decisione presa dal questore di Bergamo, io lavoro lì da 10 anni, ho iniziato quando avevo 18 anni, è stata la mia prima avventura lavorativa, avventura che definisco unica, magica e piena di valori.

Dico questo perché conosco la proprietà, la direzione, come se fossero la mia seconda famiglia… Una persona collega il mondo della discoteca al mondo della droga, della violenza e dell’alcol.

Voi non avete idea di che impegno mettiamo in atto ogni sera che il locale è aperto, perché le serate devono proseguire in modo da far divertire la clientela… Siamo sempre in collaborazione con le forze dell’ordine, mettiamo a disposizione uno stand che combatte l’abuso di alcol e droghe.

C’è gente che vive con il locale, c’è chi paga il mutuo, c’è chi si paga da mangiare, chi paga l’affitto.. dietro c’è un mondo di dipendenti che lavorano per portare a casa la pagnotta, abbiamo scelto di fare questo lavoro pur sapendo che ogni week end non possiamo andare a divertirci.

Questa decisione ha messo in ginocchio centinaia di persone, compreso me. Bisogna colpevolizzare una persona, non 100.

Infine la missiva di Michele Rota, un genitore che esprime la sua contrarietà sulla decisione di chiudere la discoteca:

Mi chiamo Michele Rota, sono estremamente dispiaciuto per per quanto è accaduto ai due giovanissimi e sinceramente sono dispiaciuto anche per le misure “cautelari” messe in atto dal Questore per arginare il “problema”.

Anche io sono un genitore e credetemi quello è l’unico locale dove avrei portato mia figlia, in quanto dotato di controlli (documenti all’ingresso, documento al bar per non far bere i minori, video sorveglianza, personale di sicurezza qualificato e l’ambulanza sempre presente ad ogni evento).

Non capisco, è sotto gli occhi di tutti che questa è una generazione “difficile” problematica, da rieducare da zero e ancora si cerca di scaricare addosso ad un locale l’insuccesso educativo delle “famiglie moderne”: basta! Finiamola, anche chiudendo tutte le discoteche di Bergamo o d’Italia non avremo risolto il problema vero. Una generazione di giovani che va aiutata a crescere nei valori morali e nella consapevolezza dei pericoli legati all’alcol e alle droghe.

Non impediamo alle case automobilistiche di vendere auto quando un giovane si schianta, giusto? E allora perché impedire a un locale che vende “divertimento” in sicurezza ai nostri giovani di esercitare la propria e pura funzione? Ringraziandovi per l’attenzione colgo l’occasione per porgere le mie pubbliche condoglianze alle famiglie dei due ragazzi.

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