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L'addio

“Grazie Maestro Camilleri, ti sei fatto amare anche da noi ragazzi”

In 93 anni di vita, caro Maestro, lei è riuscito a trovare il modo di essere ascoltato anche dalle nuove generazioni, che l’hanno seguita in tutti questi anni. Non ci riferiamo solamente al drammaturgo, ma al Camilleri uomo.

Caro Maestro,

è ormai passato un mese da quel 17 giugno in cui i quotidiani scrivevano che “Andrea Camilleri ricoverato d’urgenza per un arresto cardiaco e trasportato all’Ospedale di Santo Spirito di Roma”. In quel momento anche il nostro cuore, per un attimo, si è fermato. Per quanto lei si ostinasse a parlare della sua vecchiaia, della naturalezza del passare del tempo, del non aver paura della morte, era capace di apparire intramontabile. Del resto, nemmeno la perdita della vista è riuscita a fermarla e, anzi, diceva: “la cecità mi ha reso libero. Non devo più vedere la mia faccia da imbecille”.

Il teatro, i romanzi, il celebre Montalbano, la tv e molto altro ancora. Una vita dedicata alla letteratura e all’arte. Una vita che ha il sapore di una grande avventura, a cominciare da quell’aneddoto della lettera indirizzata al Duce in persona in cui chiedeva di poter combattere la guerra in Abissinia. Un giovane Camilleri che verrà poi completamente stravolto da quello del futuro, che si biasimerà per non aver mai affermato un “NO” più incisivo nei confronti del fascismo.

Camilleri ragazzi

In 93 anni di vita, caro Maestro, lei è riuscito a trovare il modo di essere ascoltato anche dalle nuove generazioni, che l’hanno seguita in tutti questi anni. Non ci riferiamo solamente al drammaturgo, ma al Camilleri uomo.

Grazie a lei abbiamo conosciuto un’Italia che non vivremo mai, quella prefascista e fascista. I suoi ammonimenti sul clima reale di tensione e non tolleranza che stiamo vivendo non sono passati in ascoltati, ma saranno tesoro per tutti coloro che si impegneranno, come cittadini e individui, per creare una società migliore, basata sul rispetto della dignità umana e della condivisione.

Ci ha insegnato che la fortuna sta nel poter vivere la propria passione – nel suo caso la scrittura – , che ogni esistenza merita di essere vissuta appieno, che la cosa più bella al mondo può essere avere l’opportunità di vedere il viso della propria nipotina, come lei stesso ha raccontato. Ma soprattutto da lei abbiamo imparato che la cosa più importante è amare, che si tratti degli affetti, della propria terra o della vita stessa: ecco è il segreto per lunghi anni di felicità. Senza togliere una sana dose di autoironia, proprio quella che a lei non è mai mancata.

Per tutte queste ragioni, non ci rimane che dirle “Grazie Maestro”.

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