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Zogno

La lezione di Dacia Maraini: “Femminicidio, violenza anche culturale”

La scrittrice e lo scambio generazionale con i ragazzi dell’Istituto Turoldo di Zogno

Un confronto tra una delle più importanti scrittrici italiane viventi e i ragazzi dell’Istituto Turoldo di Zogno al cine-teatro dell’oratorio, in cui Dacia Maraini ha risposto alle domande degli studenti, tra biografia e temi, anche scottanti, di attualità.

I suoi libri raccontano spesso “storie di violenza che sconvolgono perché, per sconfiggere il male, bisogna conoscerlo”.

Memorie di una ladra”, “La lunga vita di Marianna Ucria”, “Bagheria”: romanzi e racconti nati prendendo come punto di partenza storie reali, descritte spesso nei documenti di Amnesty International: “Indago sulla nostra realtà, per conoscerla: solo così, attraverso la conoscenza, lo studio e la cultura possiamo difenderci dai mali della nostra società”.

Storie di violenza, anche nei confronti delle donne: “Il femminicidio è una violenza anche culturale, che si può contrastare solo cambiando il modo di pensare”. Un tema trattato anche nella raccolta “Buio” nella quale, in un racconto, Dacia Maraini tratta anche di aborto. Ne “Le galline di suor Attanasia” infatti alcune suore vengono violentate da guerriglieri islamici e una di queste rimane incinta. “L’aborto è una violenza, sia sulla donna che sul bambino che porta in grembo – spiega la scrittrice -. L’alternativa è una maternità responsabile, creata attraverso una cultura della responsabilità che possa dare alla donna l’autonomia per decidere del proprio corpo. Bisogna riconoscere infatti che l’aborto è una libertà zoppa”.

Aborto, ma anche religione, una religione rivoluzionaria che parla di amore. “Cristo ha parlato di amore quando l’unica legge era la vendetta, la sua è stata una rivoluzione copernicana che ha cambiato il mondo: ognuno può credere o meno ma, storicamente, con le parole di Cristo troviamo il significato più puro dell’Umanesimo. È assurdo pensare a una religione che debba prevaricare su un’altra”.

La libertà è un altro tema messo in risalto dalle opere di Dacia Maraini, che sottolinea come questa sia, prima di tutto, diritto di difendere la propria dignità e di crearsi una propria vita, lottando per i propri diritti e avendo stima di sé.

Nel corso della mattinata, uno dei temi che più ha interessato i ragazzi è stata la carriera della scrittrice che, in maniera anche provocatoria, li mette in guardia: “Se uno vuole guadagnare, non faccia lo scrittore: i libri ora non hanno grande prestigio, è un periodo nel quale si legge poco”. Subito dopo, però parla di passione (“che deve sempre essere coltivata”) e determinazione, quelle che, “dopo aver mangiato molte minestre, come disse il direttore della rivista Paragone quando gli proposi uno dei miei primi lavori”, unite al lavoro e alla costanza, le hanno permesso di poter vivere grazie alle proprie opere.

Lavoro un’altra parola chiave nel percorso di Dacia Maraini, che consiglia ancora una volta il giovane pubblico: “Il successo vero arriva solo attraverso il lavoro portato avanti con dedizione, non attraverso, ad esempio, i talent show, che portano solo a un successo effimero”.

Una passione, quella per la scrittura, nata in famiglia, (“Sia mio padre che mia madre scrivevano. Eravamo poveri, ma in casa nostra i libri non mancavano”), scrivendo poi per il giornalino della scuola e passata anche per la terribile esperienza in un campo di concentramento a Tokyo:  “Un’esperienza-chiave della mia vita, ogni giorno mi stupivo di essere ancora viva”.

dacia maraini zogno

Una scrittura che nasce a partire dallo studio dei personaggi, con i quali ha un rapporto molto particolare: “I personaggi dei miei romanzi mi bussano alla porta, io gli offro un caffè e loro se ne vanno. Quando però mi chiedono anche una cena e un letto per dormire, allora vuol dire che mi sono entrati in testa e che posso ragionare e scrivere su di loro”.

Passione coltivata innanzitutto grazie a un grande amore verso la lettura: “La lettura mette in moto l’immaginazione, che è la nostra forza, il motore che permette la maturazione del nostro carattere, che ci permette di diventare persone più sfaccettate. È importante per la formazione di un proprio pensiero e per la costruzione del sé: le persone che non si formano e non si informano, sono più manipolabili”.

Parlare della propria famiglia diventa per Dacia Maraini un’occasione per dare ai ragazzi anche una chiave di lettura politica. Genitori che, come dovrebbero fare dei buoni governanti, hanno insegnato a Dacia attraverso l’esempio. “Chi governa deve essere esemplare, senza macchia, più onesto degli altri: non si insegna solo con i precetti, ma soprattutto con la limpidezza in ciò che si è e in ciò che si fa, in modo particolare verso se stessi”.

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