Sono trascorse 38 sere da quel maledetto sabato 2 febbraio. Eppure le tre ferite si fanno sentire. E le mostra: una sotto al seno, una al fianco e l’ultima allo sterno. Tutte rimarginate con molti punti. Ma la ferita più profonda e tagliente non si rimarginerà mai: “Ho perso Marisa per sempre”, afferma con un filo di voce che taglia la saletta dello studio dell’avvocato Marcella Micheletti, impegnata anche nell’associazione “Aiuto Donna”. Un centro antiviolenza al quale Marisa e Deborha Sartori si erano rivolte, consigliate dai Servizi sociali di Mozzo.
“Mi sono ripresa, non sono ancora al cento per cento, come vorrei. Per esempio faccio fatica a muovere il braccio. Non sono ancora tornata al lavoro, faccio la cameriera, ma presto conto di riprendere”.
Deborha, 23 anni, ha deciso di rompere il silenzio dopo quel maledetto 2 febbraio, quando nel garage della casa dei genitori a Curno è stata aggredita e ferita, mentre sua sorella Marisa, 25 anni, è stata uccisa a coltellate dall’ex marito Ezzedine, 35 anni.
“Quella sera, verso le 6 ho chiamato Marisa. Anche perchè dopo la denuncia contro l’ex marito, non rientrava più da sola dal lavoro. Mi aveva detto che doveva finire di lavare i capelli alla sua titolare, (Marisa faceva la parrucchiera a Mozzo), e allora le ho detto: guarda io sono libera e vengo da te. Tre giorni prima lui si era appostato sopra i garage, conosceva tutto, aveva registrato ogni spostamento di Marisa. Di quel sabato sera ricordo le urla… Poi, rammento che ho cercato di salire a casa e con il cellulare ho chiamato il 112. Da quel momento più nulla: ho un vuoto. Mi sono svegliata il giorno dopo, che era domenica, in ospedale. Il mio primo pensiero era per Marisa: ho chiesto se era viva o morta. Spero che lui paghi per tutto il male che ha fatto”.
Deborha cerca lo sguardo della mamma Giusi. Poi riprende il suo racconto.
“Marisa era innamorata di lui, è stata anche in Tunisia. Poi le cose sono mutate. Io dicevo a Marisa: ‘Cosa ti tiene attaccata a lui?’. Lei mi rispondeva: “Che cosa faccio? Dove vado? Non ho amici, ho 25 anni e non so che cosa fare? Quando era tornata a vivere con noi, avevamo ripreso a uscire assieme. Io ho cercato di aiutarla in tutti i modi: non so se ho fatto poco e troppo. Non lo so perchè lei ha sempre fatto di testa sua. Anche nel rapporto con lui. Ascoltava il cuore, non la testa. Non riusciva a sganciarsi. Fino a settembre scorso, quando le ho sentito dire basta! Da allora è iniziata la paura, chi non la vive non può rendersi conto di che cosa significa. E poi ti chiedi come fa una persona che ha dichiarato di amarti ad ucciderti?”.
L’8 marzo scorso Deborha è scesa in piazza, dalla morte di Marisa c’è stato un aumento delle denunce.
“Finalmente le donne hanno trovato la forza di dire basta. Oggi fortunatamente se ne sa di più grazie anche a questa associazioni. Ma le forze dell’ordine dovrebbero fare di più, come con Marisa. Se abbiamo conosciuto il centro Aiuto Donne, è stato grazie ai Servizi sociali di Mozzo e li abbiano conosciuto Marcella”.
Ci congediamo, Deborha racconta l’ultimo ricordo che ha di Marisa: “Un audio, l’ultimo che mi aveva inviato e in cui mi diceva che non lo voleva più vedere. Voleva rifarsi una vita”. E annuncia che al processo ci sarà: “Voglio vedere in viso l’assassino di mia sorella. E spero che paghi per il male che ha fatto”.
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