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A clusone e a bergamo

Si tolgono la vita carabiniere e agente della locale; il sindacato: “Basta silenzi”

Luca Cogoni e Francesco Brignone, 43 e 56 anni, maresciallo e agente di polizia locale, hanno deciso di andarsene a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro

Indossavano due divise diverse, ma avevano scelto la stessa missione di vita. Luca e Francesco, carabiniere e agente di polizia locale, hanno deciso di andarsene a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, entrambi sul loro luogo di lavoro,

Due drammatici episodi messi in atto con la stessa arma, una pistola. Entrambi finiti tragicamente con la morte dei due protagonisti e vittime, due rappresentanti della sicurezza. Nella caserma di Clusone e alla circoscrizione di Bergamo.

Il gesto in Valseriana è avvenuto giovedì 7 marzo: il maresciallo Luca Cogoni, 43 anni, ha deciso di farla finita nel tardo pomeriggio di giovedì 7 marzo nell’ufficio del capitano: è rimasto ferito gravemente e poi è spirato sabato in ospedale.

Francesco Brignone

La decisione di mettere fine alla propria vita da parte dell’agente Francesco Brignone (nella foto), 56 anni, balzato agli onori della cronaca nel 2013 quando, in servizio, ai funerali del presidente dell’Ana Leonardo Caprioli indossò il cappello d’alpino, è maturata e si è consumata domenica mattina tra le pareti del suo ufficio.

Atti estremi, le cui motivazioni non hanno probabilmente nulla in comune, ma che non sono isolati, al punto che il Siulm, sindacato unitario lavoratori militari, ha scritto in proposito una lettera al comandante dell’Arma dei Carabinieri, il generale Giovanni Nistri.

“Ci rivolgiamo a Lei dopo l’ennesima notizia di un suicidio di un Carabiniere. Il dolore, il turbamento, la commozione e la preoccupazione per quanto accaduto è grande, anche pensando ai familiari, alla figlia, ai colleghi tutti.

Non ci sono comunicazioni ufficiali, nessun organo di informazione nazionale o sito nazionale, come ormai purtroppo accade da tempo, lo riporta. Come se questi fatti e il tema suicidi siano da mettere sotto il classico tappeto che ormai assume forma non più tale.

Crediamo che il silenzio non aiuti a risolvere i problemi del personale. Si farà un’inchiesta per capire come si possa giungere a questi atti che negli ultimi tempi hanno frequenze per noi inaccettabili?

Che tipo di attività ha svolto o quali problemi aveva, se ne aveva, il maresciallo? Riteniamo che quando accadono casi del genere a carabinieri, servitori dello Stato, in luoghi dello Stato dove si opera e si vive, questi luoghi si debbano ‘aprire’ e non rinchiudere ancor più in silenzi.

Capiamo perfettamente che sono casi drammatici e non facili da affrontare ma crediamo che vanno affrontati con propositi risolutivi e un clima di vero confronto e collaborazione con i sindacati dei militari, composti da militari e carabinieri che possono dare, e secondo noi devono dare, il loro contributo”.

Concorda il sindacato provinciale Sulpm che attraverso il segretario Giovanni Novali dichiara: “Come collega e come sindacalista esprimo il massimo cordoglio ai familiari del collega Francesco Brignone. Come sindacato di categoria condividiamo pienamente le dichiarazioni del sindacato dei carabinieri: basta silenzi”.

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