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Donne avvocato

“Mettiamo da parte mimose e caramelle, preoccupiamoci delle donne vittime di violenza”

In occasione dell'8 marzo abbiamo intervistato le avvocate bergamasche Roberta Ribon e Federica Tucci, dell'Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e i minori

Per quest’anno mettiamo da parte mimose, bigliettini e caramelle al limone. Per il 2019 in occasione della Giornata internazionale delle donne, poniamo la nostra attenzione sui diritti conquistati dalle donne, su quelli che stanno venendo meno e sulle battaglie che, ancora, devono essere fatte: accesso all’istruzione, parità di retribuzione per lo stesso lavoro, accesso a posti di responsabilità nelle imprese e nella politica nonché protezione dalla violenza.

In vista dell’8 marzo 14 Commissari europei hanno sottoscritto una dichiarazione per ribadire l’impegno dell’Ue: “La parità tra donne e uomini è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea sancito nei nostri trattati. La nostra Unione è pioniere nell’affrontare la discriminazione basata sul genere e possiamo essere orgogliosi dei progressi compiuti: l’Europa è uno dei luoghi più sicuri ed equi per le donne nel mondo”.

Sembra un leggenda metropolitana ma in Europa le donne sono ancora pagate in media il 16,3% in meno rispetto agli uomini. Negli ultimi anni il divario retributivo non si è ridotto: lavorano in settori in cui le retribuzioni sono più basse, vengono promosse meno di frequente, e usufruiscono più spesso di interruzioni nel corso della loro carriera professionale. E, nonostante la tutela dei diritti della donna sia tra le priorità, purtroppo i dati dimostrano come le molestie e le violenze sessuali siano all’ordine del giorno: in Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima della violenza di un uomo; ogni anno vengono uccise circa 200 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex e un milione e 400 mila donne hanno subìto violenza sessuale prima dei 16 anni di età.

Ormai è chiaro: nella vita non bisogna mai dare nulla per scontato, nemmeno i diritti civili. E, se uomini e donne partono insieme dagli stessi blocchi di partenza, il percorso, di certo, non è lo stesso per entrambi. Da dove è necessario ripartire, dunque, per costruire una città fondata sulla parificazione dei ruoli e delle possibilità? In occasione dell’8 marzo abbiamo intervistato le avvocate bergamasche Roberta Ribon e Federica Tucci, dell’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e i minori.

Oggi celebriamo la giornata della donna. Sono tante le conquiste e le rivendicazioni ottenute, ma, se sono numerosi i passi in avanti, lo sono anche quelli indietro su diritti che si ritenevano inalienabili. Cosa vi preoccupa di più?

“Il rischio che una guerra fra generi possa denotare la nostra società. Stiamo finendo in un tracciato pericoloso: in un braccio di ferro tra chi rivendica maggiormente le proprie fatiche. Ci sono delle situazioni in cui la minaccia è alta, come per la legge 194 sull’aborto con l’aumento degli obiettori di coscienza e per quella sul divorzio. Al di là dell’articolato di legge, il problema sta nella relazione introduttiva che segna uno stigma pesante sulla donna: c’è l’idea che la donna debba stare nel matrimonio sempre e comunque a qualunque costo e che le donne utilizzano il contributo per il mantenimento dei figli a proprio piacimento, per i propri bisogni. C’è sotteso un giudizio pesante sulla donna che sfrutta l’uomo prima e dopo la separazione, che lo prevarica nella maternità, che lo rende povero, quando le statistiche dicono che se la povertà maschile aumenta dopo il divorzio del 5%, la povertà femminile aumenta del 7%. Il paradosso è che viene portata avanti la povertà maschile. Entrambe le parti vengono impoverite, ma lo slogan è che lo sono solo gli uomini perché sono loro che versano il contributo per il mantenimento dei figli.”

E riguardo all’aumento della violenza sulle donne?

“È molto preoccupante il senso di sfiducia nei confronti del sistema, il sentimento di paura ed insicurezza che viene legato ad una incapacità del sistema di farsi carico e che porta solo alla necessità imperante e pericolosa di far trovare senza un capro espiatorio. E il fatto che il livello di giustificazione sia sempre alto: nei casi di violenza e femminicidio, di tende sempre a giusticare il comportamento maschile e a stigmatizzare, invece, quello femminile. Come a dire: ‘era geloso, poverino, era affetto da una soverchiante tempesta emotiva. Ci credo che reagisce così dovendo sopportare quella là…’ Sembra assurdo, ma è così. L’autore di violenza, a meno che non rientri a sua volta in uno stereotipo, è sempre assente. È sempre tutto incentrato su di lei e non c’è mai una lettura di questa incapacità di un certo maschile a stare dentro un universo femminile. Siamo ancora fortemente pervasi da un’idea patriarcale che però è diventata più subdola. Non si manifesta più nella frase: ‘tu donna stai a casa perché sei sottomessa’, non te lo dice più nessuno, ma questa impostazione mentale agisce comunque con comportamenti violenti in ogni dove e in strati più nascosti.”

Come ve lo spiegate?

“Per via di una cultura macista, su cui certamente si sta lavorando, ma che al contempo sta affinando frange patriarcali che arrivano da retaggi ben definiti e radicati. Dobbiamo, però, purtroppo, fare i conti con degli dis-alleati educativi che insegnano una cultura violenza della violenza. Lo vediamo a livello verbale, nel linguaggio giovanile, nei dibattici politici. Si fanno tante conquiste, ma dobbiamo comunque continuare a scontrarci con questi esempi.”

Ci sono segnali positivi nel maschile?

“Sì, non lo si vede solo nelle associazioni create, ma anche nel fermento culturale. Per fortuna in tante realtà è ordinario la parificazione papà e mamma, come è all’ordine del giorno la cura della casa più o meno. È, infatti, a questi uomini che ci vogliamo rivolgere, a quei maschi che si sentono diversi, perché non possiamo e non vogliamo credere che tutti gli uomini ragionino per schemi di violenza: dimostrate che siete in grado di uscire da quelle gabbie di genere che imbrigliano e costringono a rispettare degli stereotipi che altro non fanno che creare solo guerre. Dopotutto, non sono pesanti anche per voi queste armature?”

Avete un messaggio da dedicare alle ragazze e ai ragazzi di oggi?

“Abbiate il coraggio di raccontarvi e vivere in maniera diversa, imparando a creare una nuova alleanza tra il maschile e il femminile nel contesto di una società che sia più inclusiva e rilassante per tutti. E abbiate cura delle relazioni: cercate di essere più autentici, creativi e spontanei. Lasciate a casa l’ansia di prestazione di genere: ci sono tanti modi di essere donna e di essere uomo.”

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