Il 21 febbraio inaugura alla Frick Collection di New York la prima grande esposizione in nord America dedicata alla pittura di ritratto di Giovan Battista Moroni. “The Riches of Reinassance Portraiture”, curata da Simone Facchinetti e da Aimee Ng (specialista d’arte rinascimentale della Frick Collection) metterà in fila quasi due dozzine di dipinti da collezioni pubbliche e private internazionali. Un’esposizione per rievocare a 360 gradi la società rinascimentale – dagli aristocratici agli artisti ai mercanti – al crocevia tra la Repubblica di Venezia e la Milano spagnola.
A Bergamo la partenza dei Moroni del nostro patrimonio locale per New York è l’occasione per l’arte contemporanea di dialogare a distanza con gli originali moroniani temporaneamente altrove.
I prestiti bergamaschi sono pezzi forti dell’esposizione americana – che annovera “il Sarto” dalla National Gallery di Londra e ritratti da importanti istituzioni come il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Metropolitan di New York, lo Staatliche Museen di Berlino.
Due i gioielli che lasciano Palazzo Moroni, le grandi tele scenografiche del “Cavaliere in rosa”, ossia il nobile Gian Girolamo Grumelli, e della moglie contessa Isotta Brembati: quest’ultima, avvolta nella sua sontuosa veste damascata verde-oro, ha l’onore della copertina del catalogo della mostra statunitense. Il ventaglio di piume di struzzo bianche rosa con manico d’oro che la nobildonna ha tra le dita è riproposto in mostra come oggetto grazie al prestito di un raro manico da ventaglio dorato del Sedicesimo secolo proveniente dal Victoria e Albert Museum di Londra. La mostra alla Frick Collection infatti affianca ai ritratti del Moroni una selezione di oggetti complementari – gioielli, tessuti, armature e altri oggetti del lusso d’epoca – che evocano il mondo materiale dell’artista e dei suoi modelli.
Le tele che lasciano la Pinacoteca Carrara sono gli illustri ritratti dei coniugi Spini (1573-75), Bernardo Spini e Pace Rivola Spini, e l’intenso mezzo busto di Isotta Brembati. I coniugi Spini, colti a figura intera nel loro sobrio e orgoglioso contegno, sono normalmente ospitati nella sala 17, in buona compagnia degli altri ritratti del maestro albinese.
Dal 9 febbraio al prossimo 10 giugno prendono il loro posto alla parete due opere contemporanee dell’artista Gianriccardo Piccoli, identiche per misura e posa dei modelli agli originali. Altre quattro opere di Piccoli, sempre d’ispirazione moroniana, sono esposte nel salone d’onore. Si tratta di lavori inconfondibili dell’arte di Piccoli, elaborati secondo la tecnica della garza dipinta, a creare una doppia superficie visiva tra la tela sottostante dal fondo nero e la superficie pigmentata sovrapposta a velatura di garze. Ne risultano “fantasmi” in nero tra gusto pop e suggestioni stencil, con un plus di intimismo e di emozione chiaroscurale che stemperano la memoria della pittura antica nella sperimentazione ludica di d’après contemporanei. La “doppia realtà” della tela filtra la visione e aggiorna il dialogo tra antico e moderno, affidando a un diaframma di ombre l’astrazione dei dettagli, i volti, le espressioni, le mani, azzerati nel bianco e ridotti a irreali simulacri: è il trionfo dell’icona, ma non quella del multiplo commerciale alla Andy Warhol. Un’icona più lirica e più libera, nel segno contemplativo della grande tradizione pittorica.
L’evento “Moroni in nero” è allestito in Accademia Carrara fino al prossimo 10 giugno, quando rientreranno gli originali del Moroni. Il catalogo (Lubrina Bramani Editore) presenta testi di Maria Cristina Rodeschini, Simone Facchinetti, Gianriccardo Piccoli.
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