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L'incontro e i dati

Social, giovani sempre più alla ricerca di esperienze pericolose

Si tratta di dati altamente preoccupanti come quelli che riguardano i daredevil selfie, ovvero i selfie estremi che sono stati scattati almeno una volta dal 13% dei giovani, per provare emozioni forti (18%) o addirittura senza il bisogno di alcuna motivazione (63%)

Sala Turoldo gremita ad Arzago d’Adda nella serata di venerdì 8 febbraio, in occasione del secondo degli incontri con Stefano De Vecchi, docente e formatore, collaboratore universitario per la cattedra di psicologia dell’educazione e dello sviluppo. Organizzate dalle amministrazioni comunali di Arzago d’Adda, Casirate d’Adda e Calvenzano, tre serate di informazione e riflessione utili a fornire risposte per affrontare le complessità della vita dei giovani d’oggi. Il delicato tema affrontato, in questa seconda occasione, è stato il rapporto tra adolescenti e social, ripercorrendo i pericoli legati a cyberbullismo, sexting e dipendenza da social network.

In un’epoca di cambiamenti socioculturali legati all’Era dell’Immagine e del click, De Vecchi ha riconosciuto innanzitutto l’importanza di aiutare altri genitori, come lui, ad informarsi sul mondo esterno ricco di situazioni difficili. Internet, infatti, è solo uno dei tasselli di questa complessità, soltanto un mezzo neutro che dovrebbe contribuire a interrogare gli adulti: “Cosa sta accadendo?” Le difficoltà sono comuni e la percezione sociale è che qualcosa non stia andando per il verso giusto, perciò l’obiettivo generale dovrebbe essere rispondere alla domanda, sensibilizzando l’intera comunità al raggiungimento di questo scopo. Per farlo, secondo il relatore, è stato fondamentale chiarire che cosa è l’adolescenza, ovvero un tratto dell’età evolutiva caratterizzato dalla transizione tra infantile e adulto, e sottolineare l’importanza della comunicazione con i ragazzi, sia a livello verbale, sia paraverbale e non verbale.

Le tecnologie, infatti, hanno esteriorizzato i comportamenti svuotandoli di contenuti e soprattutto hanno ridotto la trasmissione del sapere, riducendo così forme di identità e senso di appartenenza. Agire da soli è ormai l’imperativo fondamentale, favorito dai nuovi canali che diminuiscono le possibilità di incontro stimolando il distacco dalla realtà; l’errata percezione diffusa è, quindi, che anche i pericoli accadano sempre lontano, incorrendo nella sottovalutazione del rischio. Il docente cita in proposito, sulla base della propria esperienza, alcune giustificazioni tipiche dei genitori come “Non conosciamo quella realtà!” o “Ai miei tempi non c’era Internet!”, “Ho fiducia di loro, sono grandi e sono educati dal mondo ormai!” Il problema è, però, che gli adolescenti sono fisicamente donne o uomini a tutti gli effetti, ma lo stadio più a alto a livello cognitivo non si realizza prima dei 15 anni. De Vecchi invita quindi alla collaborazione continua tra scuola e famiglia, due agenzie educative distinte, ma parimenti importanti, per aprire gli occhi agli adulti su allarmanti realtà che riguardano il mondo giovanile.

Secondo l’analisi dell’insegnante, i nativi digitali sono veloci, affannati e multitasking, difficilmente abituati a compiere sacrifici per ottenere ciò che vogliono, inseriti in un ambiente che non aiuta l’apprendimento, ma favorisce il copia-incolla. Come rilevano le ricerche Telefono Azzurro e Doxa Kids degli ultimi 5 anni, sono sempre più alla ricerca di esperienze pericolose che rischiano di segnare la loro vita irrimediabilmente.

Il 35.9% dei ragazzi, ad esempio, conosce qualcuno che ha fatto sexting¸ inviando immagini o video del proprio corpo in atteggiamenti sessualmente espliciti, e il 41.9% dei ragazzi non ci vede nulla di male. Si tratta di dati altamente preoccupanti come quelli che riguardano i daredevil selfie, ovvero i selfie estremi che sono stati scattati almeno una volta dal 13% dei giovani, per provare emozioni forti (18%) o addirittura senza il bisogno di alcuna motivazione (63%). Sembrerebbe perciò che ai ragazzi la normalità non basta più perché quello che dovrebbe riempire la vita l’hanno già, perciò sono disposti anche a rimettere a rischio la vita per un altro selfie estremo per l’85% di loro. Un noto caso preoccupante è anche quello del cyberbullismo che riproduce nel web le dinamiche del bullismo, che purtroppo ha sempre caratterizzato l’età dell’adolescenza, rendendo questa trasgressione ormai di dominio mondiale.

L’incontro si conclude ribadendo quanto sia fondamentale che la società intera si senta responsabile e che ripristini i rapporti di relazione comunitaria per ricostituire il tessuto sociale attraverso la collaborazione nel risolvere questi delicati temi e per integrare le persone, soprattutto i giovani, affinché non sentano il bisogno di emergere dall’anonimato attraverso soluzioni estreme. Con gli adolescenti, infatti, è necessaria fermezza, ma soprattutto empatia ricordando che anche gli adulti sono stati giovani con le stesse difficoltà, semplicemente in una società precedente all’attuale rapido cambiamento fisiologico.

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