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Bergamo segreta

Centoottanta rintocchi nel buio di una cella: il Campanone e le prigioni comunali nascoste

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY che oggi fa tappa presso uno dei monumenti più conosciuti di Bergamo

Cinquantasei metri di altezza, duecentotrenta gradini da scalare e centoottanta rintocchi che ogni sera spezza la quiete dei vicoli di Città Alta.

Stiamo parlando della Torre Civica di Bergamo o meglio come conosciuta Campanone, simbolo di una città bella e genuina, che vive d’arte e di tranquillità.

Un simbolo molto amato dal popolo, che senza il suo cupo suono perderebbe ogni sicurezza, un suono che al tempo stesso ha martoriato per secoli la vita dei carcerati reclusi nelle segrete della torre, proprio là dove un tempo si decidevano le sorti della città.

La torre civica, costruita fra l’XI e il XII secolo nella zona dove oggi sorge Piazza Vecchia, fu eretta dalla famiglia Suardi come simbolo del proprio potere.

Il torrione, utilizzato come casa dalla dinastia ghibellina, poteva esser utilizzato quale struttura difensiva in caso di necessità e ad indicare ciò è l’unica apertura dell’epoca giunta sino a noi che, con la sua posizione a 4 m d’altezza, era accessibile soltanto l’utilizzo di un’apposita scala in legno.

Passata nelle mani del Comune ad inizio Duecento, il Torre Civica divenne una vera e propria prigione, con una cella creata nei pressi della fondamenta e scoperta soltanto nel 1902 durante alcuni lavori attorno alla torre.

Disposta su un’area di 6,25 m2 , alta circa 2,50 m, la cella era munita di una volta rivestita da grosse tavole di legno, poste nell’intento di attutire le grida dei prigionieri, mentre in un angolo della stessa sorgeva una costruzione informe ricavata utilizzata come latrina, collegata ad un’aula sottostante e raggiungibile tramite una botola.

Il carcere, umido, cupo e maleodorante, era inoltre collegato da una galleria con vicolo Ghiacciaie, un camminamento segreto ancora oggi nascosto agli occhi dei visitatori.

A confermare che sotto il Campanone esistesse una prigione comunale sotto il Campanone vi era il Consorzio dei Carcerati, istituzione benefica creata nel 1320, che ogni domenica e durante le feste di precetto provvedeva a celebrare la messa all’interno del carcere, mentre ogni giorno dispensava “27 oncie di pane, una misura e mezza di vino, companatico, paglia ed abiti medicinali” come testimonia lo scrittore Angelo Roncalli in un libro del 1912.

Oltre a ciò in occasioni delle feste più importanti e di quella di San Leonardo di Noblac (ricordato in data 6 novembre) il Consorzio offriva ai carcerati mezza libra di pane in più al cibo normalmente distribuito, così da affievolire la sofferenza dei prigionieri.

L’epopea delle carceri nel Campanone ebbe la sua conclusione nel corso del Settecento, quando le carceri comunali vennero ampliate e spostate nell’ex monastero di Sant’Agata, tuttavia, osservando attentamente la struttura, si può notare la presenza delle carceri al di sotto del Campanone.

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