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L'esperto

“Perché Chiara Alessandri nega di aver bruciato la giovane mamma?”

Enrico Fedocci, inviato NewsMediaset, segue da sempre i casi di cronaca nera e, dall'inizio, l'omicidio di Gorlago. Lo abbiamo intervistato come esperto per capire perché Chiara Alessandri continua a sostenere di non aver dato fuoco al corpo della sua vittima Stefania Crotti, anche alla luce dei primi risultati dell'autopsia

Enrico Fedocci, inviato NewsMediaset, segue da sempre i casi di cronaca nera e, dall’inizio, l’omicidio di Gorlago. Lo abbiamo intervistato come esperto per capire perché Chiara Alessandri continua a sostenere di non aver dato fuoco al corpo della sua vittima Stefania Crotti, anche alla luce dei primi risultati dell’autopsia.

Dall’esame autoptico sul corpo della Crotti emerge che è stata arsa viva. Perché Chiara Alessandri, che ha confessato l’omicidio, nega di aver dato fuoco alla sua vittima?

È una cosa a cui ho pensato subito, nell’immediato. Perché dopo avere ammesso il delitto Chiara Alessandri ha negato di avere dato fuoco al corpo? L’ho capito sabato scorso, mentre scrivevo il pezzo, dopo aver saputo – grazie ad indiscrezioni – che l’autopsia aveva evidenziato la possibilità che la donna fosse viva nel momento in cui è stata data alle fiamme. Mi è venuto in mente come Chiara Alessandri davanti agli inquirenti avesse spiegato che Stefania giaceva a terra sul pavimento del suo box “senza vita”. Ho ricordato che durante l’interrogatorio la donna aveva detto di avere provato a sentire il battito del cuore di Stefania e di non averlo percepito. Ammettendo, quindi, di averla uccisa. Mi è ritornato in mente quando la donna – in ben due occasioni – si è ostinata a negare di avere bruciato il corpo, di non avere avuto complici, lasciando così aperte altre piste investigative.

Perché Alessandri insiste su questo particolare?

Molto semplice, per come la vedo io: visti i risultati dell’autopsia è probabile che Stefania fosse agonizzante al suo arrivo ad Erbusco. Secondo me l’Alessandri l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco sapendo che era viva. Non curandose o, addirittura, godendo di questo. Non lo so. E che cosa ha fatto lei? Durante l’interrogatorio non nega di averla uccisa, non si difende dicendo: “L’ho lasciata viva ad Erbusco. Ancora respirava. Non l’ho uccisa. E nemmeno l’ho bruciata”. Proprio no, dice una cosa diversa: sostiene di averla uccisa nel suo garage, quindi si assume agli occhi del magistrato e di chi indaga la responsabilità del delitto. Ma aggiunge una cosa: dice che ad appiccare le fiamme è stato qualcun altro. Non un complice, ma qualcuno che lei non conosce. Qualcuno passato di lì per caso, quando lei era andata via. A questo proposito non è secondario il fatto che la borsa non si trovi.

Enrico Fedocci
(nella foto: Enrico Fedocci)

Perché tutto questo groviglio mentale?

È molto semplice. Se noi tutti ragionassimo come lei, ora che l’autopsia ha accertato che Stefania non è morta nel garage e se si credesse alle parole di Chiara Alessandri, bisognerebbe concludere che la donna accusata al massimo è imputabile di tentato omicidio e non di omicidio. Già, perché sarebbero state le fiamme e non le martellate ad uccidere la mamma 42enne di Gorlago. E – sempre se si ascoltasse lei – per il delitto bisognerebbe cercare un’ipotetica persona che ha trovato il corpo e ha appiccato le fiamme. Questa ricostruzione che stiamo facendo non cambia come sono andati i fatti, spiega solo come forse pensa la presunta assassina e perché si fa carico di alcune azioni criminali e non di altre.

Gli inquirenti parlano di “sadismo”. È possibile quindi immaginare che Alessandri abbia architettato questa confessione come scelta difensiva?

Secondo me il sadismo c’è, ma è solo il mio punto di vista. Per avere una risposta più veritiera bisognerebbe parlare con la donna accusata e solo uno specialista potrebbe ipotizzare che cosa l’ha spinta. Secondo me, odiava a tal punto la propria rivale in amore che darle fuoco mentre era agonizzante non era un limite, ma anzi una possibilità.

In fase processuale, se dovesse sostenere ancora questa linea, la presunta assassina potrebbe beneficiarne nella pena?

Secondo me, se si dimostrasse che ha negato di avere dato fuoco al corpo, di fatto accusando della cosa un ipotetico passante, solo per allontanare da sé lo spettro dell’accusa di omicidio e cercando di essere incriminata solo per un tentato omicidio, si dimostrerebbe che non c’è “vizio parziale di mente”. Uno che escogita stratagemmi per farla franca – seppur stratagemmi molto ingenui e facilmente smascherabili – è capace di intendere e di volere. La perizia psichiatrica, qualora fosse fatta, direbbe che è una lucida assassina. Ma è solo un mio parere.

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