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Bergamo

Giorno della Memoria, alla Rocca una targa commemorativa per i deportati

La lastra nel Parco delle Rimembranze commemora i deportati bergamaschi nei campi di sterminio: intanto la Giunta ha deliberato l'intitolazione di giardino Codussi ad Anna Frank.

Bergamo celebra il Giorno della Memoria 2019. 27 gennaio 1945: i soldati dell’esercito sovietico entrano nel campo di Auschwitz e ciò che si presenta ai loro occhi consente solo di immaginare la terribile verità di ciò che è stato. È in questa data che la Repubblica italiana ha proclamato il “Giorno della Memoria”, per ricordare la persecuzione degli ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione e tutti coloro che hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Nell’ambito delle celebrazioni istituzionali organizzate dal Comune di Bergamo, è stata anche svelata dal Sindaco di Bergamo Giorgio Gori e dall’Assessore Nadia Ghilsaberti una lastra commemorativa al Parco delle Rimembranze alla Rocca di Bergamo Alta: “Senza Ritorno” il titolo del progetto svolto dalla classe VC dell’Istituto Betty Ambiveri di Presezzo, i cui studenti, coordinati dai professori Soncin e Gualandris, hanno approfondito la storia dei bergamaschi, ebrei e operai, che sono stati deportati, partendo dal binario 1 della stazione di Bergamo, alla volta dei campi di sterminio tedeschi prima della fine del secondo conflitto mondiale.

memoria 2019

Se pure lontana dai campi di concentramento, anche la nostra città ha infatti avuto un ruolo nel sistema di deportazione nazifascista. L’ex caserma Montelungo, recentemente oggetto di un importante progetto di riqualificazione, è stata infatti luogo di raccolta di donne e uomini da deportare. Lo ricostruisce molto bene lo spettacolo che il Comune porterà al Teatro Sociale la sera del 28 gennaio: Matilde e il tram per San Vittore, produzione Teatro della Cooperativa, spettacolo, gratuito, che sarà aperto a tutta la cittadinanza.

Ecco il discorso del Sindaco Giorgio Gori alla cerimonia istituzionale alla Rocca di Bergamo Alta:

“Saluto tutte le autorità, i cittadini presenti qui oggi, i ragazzi delle scuole e i loro insegnanti. Oggi è il Giorno della Memoria, data in cui si ricorda lo sterminio degli ebrei in Europa negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. È una circostanza che a qualcuno potrebbe apparire puramente rievocativa, persino un po’ ripetitiva, non fosse che negli ultimi anni – nel nostro Paese, in Europa e in diverse parti del mondo – il moltiplicarsi degli episodi di antisemitismo fa sì che la ricorrenza del Giorno della Memoria assuma oggi un valore impensabile fino a poco tempo fa.

È la disinvoltura con cui non si percepisce più come un limite invalicabile l’uso dei simboli fascisti o nazisti, nei raduni in cui si mette in ridicolo Auschwitz. Sono gli insulti allo stadio verso i calciatori ebrei – è accaduto 15 giorni fa, in occasione di una partita di Coppa Italia – o gli attacchi, riportati dalle cronache, contro scuole ebraiche, cimiteri, sinagoghe, supermercati kosher, quartieri popolati da ebrei. Non è un caso che migliaia di ebrei francesi abbiano negli ultimi anni deciso di andarsene dall’Europa.

Il veleno è nei dettagli: nel modo in cui la critica, legittima, al banchiere Soros si tramuta nell’attacco al banchiere ‘ebreo’ Soros. Per non parlare dell’uso sempre più disinvolto delle ‘teorie cospirative’ che vedono gli ebrei responsabili dei più infami complotti – teorie verso le quali, pochi giorni fa, il presidente Mattarella ha giustamente messo in guardia i cittadini. Ci illudiamo sempre che un argine di decenza possa tenere lontano dal nostro tempo le menzogne che hanno tracciato la strada verso le camere a gas, e poi accade che un senatore della Repubblica italiana, un senatore di maggioranza, ridìa voce alla vergognosa fandonia dei ‘Protocolli dei Savi Anziani di Sion’, uno dei falsi più clamorosi della propaganda di odio antiebraico fabbricato dalla polizia segreta zarista e divulgato dai nazisti.

Ecco perché il Giorno della Memoria ha una sua drammatica attualità. Mi chiedo anche se il Giorno della Memoria ci parli oggi solo delle discriminazioni verso gli ebrei, o se piuttosto non ci interroghi su ogni tipo di discriminazione del nostro presente, sul clima che si respira nell’Italia del 2019, su episodi che riempiono OGGI i titoli di apertura dei telegiornali. Tra le cose che ho letto in questi giorni, mi ha particolarmente colpito il richiamo ad una considerazione di Jean-Paul Sartre, contenuta in ‘Riflessioni sulla questione ebraica’ – un libretto pubblicato nel 1946 dopo la ‘scoperta’ della dimensione dello sterminio degli ebrei d’Europa – citato da Mattia Feltri sulla prima pagina de ‘La Stampa’. Si parla dalla questione ebraica, come ascolterete, ma il discorso si estende facilmente. «Esiste un orgoglio appassionato dei mediocri e l’antisemitismo è un tentativo di valorizzare la mediocrità in quanto tale, di creare l’élite dei mediocri’. L’antisemitismo, e la conseguente Shoah, non nacquero soltanto da alibi pseudoscientifici, ma soprattutto da pulsioni sociali, dalla rabbia degli ultimi che cercavano qualcuno da abbassare sotto di sé, non sapendo elevarsi, qualcuno che era stato loro indicato come il nemico. “Il razzista – prosegue Sartre – è un uomo che ha paura della sua vita, della sua libertà, della sua responsabilità, del mondo che cambia, non vuole meritare niente e pensa che tutto gli sia dovuto per nascita, ‘e l’ebreo qui è solo un pretesto: altrove ci si servirà del negro e del giallo’. Questo, nel Giorno della Memoria, mi pare giusto ricordare”.

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Infine, la Giunta del Comune di Bergamo ha deliberato qualche settimana fa l’intitolazione del giardino pubblico di via Codussi, adiacente l’omonima scuola e oggetto di lavori di riqualificazione proprio in questi ultimi mesi, ad Anna Frank, ragazzina ebrea tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario, scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti, e per la sua tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.

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