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Automha

Il patron franco togni

“Flessibilità, velocità e precisione: così nascono i magazzini intelligenti di Automha” fotogallery

Franco Togni, presidente del Gruppo Automha, ripercorre le tappe che hanno reso grande l'azienda di Azzano San Paolo.

I sogni di un ragazzo non vanno mai sottovalutati, possono diventare una meravigliosa realtà. Lo dimostra Franco Togni, ragazzo del 1951 fondatore e presidente di Automha Spa di Azzano San Paolo.
Una realtà imprenditoriale che progetta, produce e realizza sistemi tecnologicamente avanzati per l’automazione di magazzini. Una società che fattura 60 milioni all'anno e proiettata nel mondo con il 75% della sua produzione concentrata sull'export.

“E pensare che da grande mi immaginavo con una valigetta in giro per il mondo” confida Franco Togni. La valigetta c'è: è una know how che tutto il mondo guarda con grande attenzione e stima. Il mondo lo ha girato, anche se ora si affaccia sul suo cellulare: sono le immagini degli innovativi impianti che realizza inviate dai suoi collaboratori.

“Ho iniziato a lavorare a quindici anni. Ricordo il primo giorno di lavoro, 14 settembre 1966, e mio padre che mi accompagna dentro la grande fabbrica, Ote, Officine Trasformatori Elettrici” racconta Togni. Il ragazzino che fa l'operaio finito il turno, si mette in sella alla sua bicicletta si dirige all'Esperia dove si diploma nel 1972 come elettrotecnico. Da operaio viene promosso a progettista. Ma il sogno della valigetta in giro per il mondo lo accarezza sempre, tanto che nel 1978 lascia la fabbrica e apre in un garage di 18 metri quadrati con un socio la sua prima impresa Trasma trasporti-magazzino”.

I sogni hanno tempi lenti, nel 1980 il trasloco in un capannone a Zanica e poi ad Azzano San Paolo ed è qui che inizia la produzione. Tra il 1994-1997 c’è la metamorfosi, Togni rileva la quota del socio e da Trasma nasce Automha. “Con me c’è Walter Danne, la mente creativa, tecnica, deus ex machina di tutte le innovazioni, responsabile della ricerca e sviluppo di ogni prodotto. Insieme cominciamo a capire che il mercato ha bisogno di soluzioni nuove. Nel 1998 siamo già nell’ottica del magazzino automatico”.

Come nasce il nome Automha?
“Automha è un po' un acronimo e sta a significare Automatic Material Handling. Personalmente ho sempre voluto dare soddisfazione massima al cliente e per fare questo bisogna avere tutto sotto controllo: progetto, costruzione e operai per l'istallazione. Le esigenze dei clienti nel tempo sono diventate sempre più complesse, così ci siamo concentrati sull'automazione ed abbiamo smesso di produrre ferro perché ci siamo affidati alla collaborazione di due società bergamasche che si occupano di carpenteria pesante e leggera, la Cilas di Casnigo e l'altra Caef di Torre de' Roveri. Puntando sull'automazione ci siamo concentrati sull'assunzione di ingegneri. Con me c'è sempre Walter Danne, un tecnico molto preparato”.

L'azienda è cresciuta e lei ha dovuto affrontare il passaggio generazionale. Ma lo ha fatto con una scelta ben precisa, ce la racconta?
“Sì, da maggio 2017 abbiamo un nuovo amministratore delegato: Giuseppe Stefanelli. In azienda ci sono anche i miei due figli che sono nel consiglio di amministrazione e hanno degli incarichi nella società. Roberta ha 37 anni, è laureata in Legge, e gestisce le condizioni contrattuali estere, come per esempio in Cina, un Paese in cui le condizioni cntrattuali si fanno sempre più complesse, mentre Gianni che ha 31 anni si occupa del settore commerciale”.

La sede storica è ad Azzano San Paolo, ma i mercati esteri vi hanno portato ad aprire altre sedi e filiali nel mondo. 
“Automha ha un fatturato consolidato di 60 milioni con una soglia di esportazione che raggiunge il 75%, in particolare in Cina, India, Thailandia, Olanda e Belgio, Spagna... Per seguire al meglio i nostri clienti, oltre alla sede storica di Azzano che dà lavoro a 75 persone, nel 2008 abbiamo aperto una sede vicino a Shanghai, nel distretto di Taicang City: un capannone di 3 mila metri quadrati con una ventina di dipendenti. In Cina ho respirato la grande dinamicità di questo paese, sono molto operativi. Questa scelta ci ha portato a scoprire la Cina nelle sue usanze, nelle sue gestioni e benchè sia un paese difficile, poiché essendo molto operosi, quando abbiamo portato i nostri brevetti hanno cominciato a copiarli. Abbiamo uffici e service anche in Korea e una sede logistica in India. Abbiamo acquisito una sede a Toronto e una filiale solo commerciale in Messico. India, Thailandia e Cina vengono seguiti personalmente da me, mentre mio figlio Gianni si occupa più del mercato americano, che è in forte crescita”.

Come viene percepito nel mondo il Made in Italy nel vostro settore?
“Il Made in Italy nel settore automazione non è così forte, rispetto al Made in Germany. L'Italia è ben vista per il rapporto qualità-prezzo, i nostri maggiori concorrenti nell'automazione sono i tedeschi, che sono molto rigidi, molto precisi: noi vinciamo in certi Paesi perché siamo più flessibili con i clienti”.

Come nasce un vostro impianto?
“Solitamente avviene che si visita l'azienda, si raccolgono le esigenze del cliente e si progetta la soluzione ottimale con un pre-design. Dopo l'approvazione del cliente iniziano le fasi di progettazione meccanica, elettrica e software dell'impianto. Questi magazzini automatici non possono avere margine di errore, per questo lavoriamo a stretto contatto con il cliente perché l'impianto sia il più possibile fruibile e adatto alle sue esigenze”.

Quanto investite in ricerca e sviluppo?
“Investiamo il 2,5% del nostro fatturato. Abbiamo investito molto anche nel passato e questo ci ha portato ad essere tra i maggiori produttori mondiali di macchine per stoccaggio in multi-profondità”.

Quante macchine producete in un anno?
“Oltre 800 macchine l'anno e deteniamo la registrazione di 8 brevetti”.

Le banche oggi sostengono le imprese o chiedono troppe garanzie?
“Le banche elargiscono denaro quando hanno sicurezza che l'investimento ritorni. Già da parecchi anni abbiamo una condizione economica abbastanza autonoma che ci permette di avere un rapporto sereno con gli istituti di credito”.

Ai giovani che hanno un sogno nel cassetto come il suo o che si affacciano al mondo del lavoro, che consiglio darebbe?
"Oggi si può lavorare da casa, in quanto perennemente connessi. Credo nei giovani anche se purtroppo sono un po' distratti dalle numerose condizioni del progresso. Ai giovani di oggi manca il sacrificio che poi ripaga sempre con la crescita e lo sviluppo sia personale sia lavorativa”.

Se oggi apre quella valigetta: che cosa vede in Automha?
"Vedo un modello di business vincente. Nel corso degli anni i prodotti, i sistemi e le soluzioni offerti da Automha hanno cambiato radicalmente i magazzini rendendoli flessibili, modulari, sostenibili e innovativi, con conseguente risparmio di tempo, spazio e costi, e consacrando l’azienda come leader d’eccellenza nel settore dei magazzini automatici".

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