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Diario di una studentessa Erasmus: “Il primo mese è volato e il viaggio continua”

L’inizio dell’università, le prime faccende burocratiche, le nuove conoscenze, il consolidamento di molti legami… L’Erasmus non mi ferma mai

Entro frettolosamente al supermercato vicino casa per fare un po’ di spesa. Compro detersivo, sapone, acqua, due pacchi di pasta e qualche confezione di affettati. Ormai riesco ad orientarmi perfettamente in questa città; più passa il tempo, più la sento mia. Mi dirigo alla cassa trascinando dietro di me il mio bel cestino rosso. La cassiera, che ormai mi vede praticamente ogni giorno, mi domanda sorridendo: “¿Vives en Palma?” (“Vivi a Palma?”). Istintivamente, mi fermo un attimo a pensare. Dopo qualche secondo le rispondo “Si, vivo aquí” (“Si, vivo qui”).

Soltanto all’uscita dal supermercato realizzo di essere un cittadina a tutti gli effetti. Finora mai nessuno in un contesto del genere si era chiesto se vivessi o non vivessi qui. La sua domanda, seppur banalissima, mi aveva però spiazzata. Io abito davvero in questa città. Qui c’è la mia casa, la mia università, i miei nuovi amici. Il mio presente.

Il 2 ottobre, tra l’altro, ho anche ottenuto il NIE, un numero che identifica i cittadini stranieri in suolo spagnolo. Può essere paragonato ad una sorta di codice fiscale in Italia. Grazie a questo in Spagna si può fare di tutto: aprire un conto in una qualsiasi banca, aprire un’impresa, lavorare, comprare un’automobile o una casa… Ovviamente l’aspetto che più mi interessa riguarda il fatto che attraverso il NIE è possibile avere lo sconto del 75% sui voli in partenza da Palma di Maiorca diretti alla penisola iberica. Questo è uno dei grandi vantaggi di vivere in un’isola.

Diario di una studentessa Erasmus

Durante il primo mese Erasmus, oltre a escursioni, feste e giornate in spiaggia, ho anche iniziato l’università. Mi ci è voluto un attimo per abituarmi all’idea di frequentare tutte le lezioni in un’altra lingua, capire quali corsi seguire e quali fossero quelli corrispondenti al mio indirizzo. Dopo le prime due settimane di “assestamento” finalmente sono riuscita a costruire il mio piano di studi e devo ammettere che ne sono convinta e soddisfatta. L’impostazione universitaria quaggiù è totalmente diversa rispetto a quella italiana. In Italia generalmente l’interazione docente-studente in ambito accademico è unidirezionale; il docente spiega, illustra, informa, mentre lo studente è tenuto ad ascoltare, capire, appuntare. È molto difficile che si pongano quesiti, che si espongano i propri dubbi. All’Universitat de les Illes Balears (e credo anche in altre città della Spagna, ad esempio Barcellona) gli studenti devono intervenire, partecipare, rendersi parte attiva del discorso. Chiaramente per noi Erasmus questa è una grandissima opportunità: abbiamo modo di parlare e di confrontarci. Inoltre, viene data molta importanza ai lavori di gruppo. L’insegnante sceglie un particolare argomento da affrontare e vengono costituiti dei gruppi di ricerca. In generale fortunatamente l’università mi piace molto. Ho scelto dei corsi interessanti e ho avuto modo di fare conoscenze anche con ragazze e ragazzi maiorchini.

Una settimana fa è anche arrivata la mia nuova coinquilina in appartamento. Si chiama Claudia ed è una ragazza napoletana di ventitré anni che sta effettuando un master all’Universitat de les Illes Balears. Con lei c’è stata fin da subito sintonia e devo ammettere che è molto bello poter condividere la casa con qualcuno. Ci organizziamo per le pulizie, ceniamo e pranziamo insieme, ci diamo una mano nelle varie spese. Lei è il mio appoggio e io sono il suo.

Non saprei nemmeno come poter descrivere complessivamente questo primo mese Erasmus. Mi piacerebbe potervi comunicare attraverso la scrittura tutto quello che sto provando, vivendo, costruendo, ma credo che chi non abbia provato (o non provi) un’esperienza simile, non possa comprendere fino in fondo il senso delle mie parole.

Vivere all’estero non significa solo “adattarsi” a luogo, abitudini, orari, tradizioni e ritmi differenti. Vivere all’estero significa badare alla più minima delle cose, curare ogni minimo dettaglio della propria realtà. Significa vivere intensamente ogni giornata, pianificare e soprattutto sentirsi sempre più autonomi e responsabili. Sono la ragazza più “piccola” all’interno del gruppo Erasmus; pur avendo solo vent’anni, posso affermare con assoluta certezza che questa esperienza sta segnando un grande cambiamento nella mia vita, nel mio carattere e nella mia personalità.

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