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Politiche sociali

Grumello al Piano, a distanza di tre anni torna il portierato sociale

Il progetto vedrà attivi dalla fine di settembre la presenza all’interno del quartiere di due “portieri” e di un assistente sociale

A distanza di circa tre anni dalla conclusione dell’esperienza, a Grumello al Piano torna il portierato sociale.

Il servizio, messo a disposizione dal Comune di Bergamo in collaborazione con la Cooperativa “Pugno Aperto”, sarà attivo già dalla fine di settembre e permetterà agli abitanti del quartiere di trovare un supporto alle difficoltà presenti.

“Il progetto era già stato sviluppato fra il 2011 e il 2013 ed era stato portato avanti grazie ai fondi di un progetto Cariplo che, all’inizio del 2015, con la conclusione dei fondi, era stato fermato – racconta l’assessore alle politiche sociali Maria Carolina Marchesi -. Si tratta di un servizio importante per il quartiere in quanto ci troviamo di fronte a una zona che negli ultimi anni ha visto un incremento della popolazione, grazie alla costruzione del nuovo complesso Aler di Piazza Aquileia, della palazzina appartenente alla MIA e delle case popolari, e che ha visto l’arrivo di persone, anche straniere, che non conoscono la città. Il quartiere di Grumello al Piano soffre di alcuni limiti dovuti all’organizzazione dei servizi, per esempio si è ancora in attesa di alcuni importanti punti commerciali, nei prossimi giorni verrà aperta una farmacia, mentre da alcune settimane il Teatro Caverna ha iniziato la propria attività negli spazi di Piazza Aquileia, per cui l’opportunità del portierato sociale è molto utile per l’area”.

Il progetto, i costi si aggirano attorno ai 67.500 euro, durerà sino al dicembre 2019 e vedrà la presenza diurna assistente sociale e due “portieri” che saranno presenti sia all’interno dello spazio comunale di via Perrucchetti sia che su tutto il territorio del quartiere: “Il portiere sociale sarà un operatore qualificato che si porrà come antenna sul territorio in grado di raccogliere i bisogni e le risorse della comunità – chiarisce Elena Lazzari, coordinatrice del progetto -. Fra gli obiettivi vi sono il riuscire a far emergere i bisogni e le aspettative reciproche con l’intento di migliorare le qualità della vita e far sviluppare dal basso soluzioni che coinvolgano tutti gli attori del sistema; la riduzione degli attriti attraverso il contatto e l’accettazione reciproca delle differenze e l’introduzione di elementi di mediazione culturale in grado di ripristinare i valori dell’accoglienza e della solidarietà”.

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