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I numeri

Trattamento di fine vita, in sei mesi 107 richieste a Bergamo

Il 65% arriva da persone di sesso femminile. L'assessore Angeloni: "Prima di compilare i moduli consigliamo sempre un colloquio medico"

Il dato, aggiornato al 10 settembre 2018, parla di 107 richieste in sei mesi. Sono i cittadini che dopo l’entrata in vigore della legge sul testamento biologico si sono rivolti al Comune di Bergamo per lasciare le disposizioni anticipate di trattamento (Dat); ovvero la possibilità di mettere per iscritto le proprie scelte di cura prima di non avere più modo di comunicarle.

Di queste 107 richieste, 69 sono arrivate da persone di sesso femminile, 38 di sesso maschile. La maggior parte delle persone che fanno richiesta sono donne anziane (la più longeva è una signora di 89 anni), ma ci sono casi di persone decisamente più giovani (come una una ragazza nata nel 1996).

Dalla metà di marzo le disposizioni anticipate di trattamento possono essere consegnate gratuitamente dai residenti all’ufficio dello Stato civile di Palazzo Frizzoni, che ha il compito di registrarle e conservarle in cassaforte. Chi è interessato riceverà una documentazione che dovrà poi riconsegnare in busta chiusa.

Le disposizioni possono essere redatte in forma scritta o video, qualora la persona sia impossibilitata a scrivere. Anche i minori possono sottoscriverle (a patto che vi sia la compresenza dei genitori) e pure chi ha un handicap (se in grado di intendere e volere).

“I diritti non si misurano in base a quanta gente li utilizza, ma centosette richieste in sei mesi sono un dato che evidenzia l’utilità del servizio” le parole dell’Assessore ai Servizi Demografici del Comune di Bergamo, Giacomo Angeloni.

Il Comune ha preparato un’apposita modulistica informativa (guarda qui), in modo che ogni cittadino sappia quali possibilità offre il testamento biologico. “Ma la Legge non prevede che ci sia un modulo unico su cui lasciare la dichiarazione – spiega l’assessore -. Quel che raccomandiamo è di prendersi il tempo necessario e informarsi il più possibile prima di arrivare con il Dat compilato, poiché la responsabilità è del richiedente”. A tal proposito “è fortemente consigliato un colloquio con il medico – conclude Angeloni – visto che ha la competenza professionale per spiegare attentamente le conseguenze di scelte così delicate e importanti”.

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