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Il ricordo

Gori e Faber: “Quel giorno in Sardegna il nostro incontro, era la vigilia del rapimento”

Il sindaco di Bergamo ha un legame particolare con Fabrizio De Andrè, nato quando era ragazzo: oggi prosegue nella Fondazione dedicata al cantautore di cui Giorgio Gori è consigliere.

“Era l’estate del ’79, l’estate della maturità. Io e il mio compagno di scuola, Fabrizio Roncalli, avevamo deciso trascorrere le nostre vacanze in Sardegna, con una tenda ed una chitarra”.

Potrebbe essere l’inizio di un film, di una avventura giovanile, una di quelle che non si potrà mai dimenticare, che sarà tramandata con orgoglio a figli e nipoti. Questa è la storia di un incontro che ha lasciato il segno nella vita di un giovanissimo Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo, allora poco più che diciottenne.

“Due ragazzi pieni di speranze con il sogno di incontrare il nostro idolo: Fabrizio De Andrè”, racconta Giorgio Gori con una certa emozione. Il noto cantautore genovese si trasferì nel 1976 nelle campagne di Tempio Pausania, nel cuore della Gallura sarda, con l’amore della sua vita, la cantante Dori Ghezzi. Lì i due comprarono un pezzo di terra e diedero vita ad un sogno: l’Agnata, da luogo pensato divenne reale.

Una casa con le porte aperte, nata per dare vita al territorio ed accogliere gli altri. È la stessa Dori a raccontare del clima di condivisione che scandiva le giornate a L’Agnata: “A tempio Pausania – scrive la cantante nel libro “Lui, io, noi” – era risaputo che chiunque fosse di passaggio da quelle parti da noi avrebbe trovato un bicchiere di vino e qualche ora di ristoro; e ancora oggi mi tornano indietro testimonianze di chi venne a verificare di persona”.

Tra i tanti viaggiatori e viandanti, anche il giovane bergamasco non riuscì a resistere al fascino di un incontro memorabile. “In quei mesi, lavoravamo come garzoni in un supermercato per poterci pagare la vacanza, prosegue Gori. “Un giorno, armati di tende a chitarra, ci siamo diretti alla casa dei De Andrè. Il percorso a piedi fu lunghissimo ma a noi non importava perché
volevamo incontrarlo più di ogni altra cosa”.

Come tutti i viaggi che sembrano infiniti, alla fine arriva sempre la meta. “Il primo ad accoglierci fu Nodo, il dolcissimo maremmano di Dori e Fabrizio”.

Quello che accadde dopo è quasi surreale, ma accadde veramente. “Passammo l’intera giornata a l’Agnata, parlando con Fabrizio che suonò la chitarra e ci preparò una deliziosa pastasciutta per pranzo”.

Alla domanda: di che cosa avete parlato? il sindaco sorride: “Eravamo due giovanotti di belle speranze davanti al loro idolo indiscusso, lo abbiamo ascoltato per tutto il tempo”.

Ecco gli elementi fondamentali per vivere una giornata indimenticabile: un bicchiere di vino, un buon pranzo, una chitarra e le canzoni del grande Faber. “Tutti si immaginano Fabrizio come un uomo schivo, una specie di lupo solitario, ma non era affatto così: era sorprendentemente gentile, affabile, accogliente. La sera ci riaccompagnò lui stesso nel luogo dove alloggiavamo”.

La sera seguente Dori a Fabrizio sarebbero stati rapiti e costretti a vari mesi di prigionia prima della liberazione avvenuta poco prima del Natale del ’79. Forse è anche per questo motivo che da quell’incontro è nata una consuetudine che si ripete di anno in anno: “Da allora si è creato un legame che dura del tempo, visto che Giorgio Gori, oggi consigliere della Fondazione De Andrè –
ogni anno trascorre almeno un giorno all’Agnata con sua moglie e tutta la famiglia”, scrive Dori Ghezzi nel libro in cui racconta i venticinque anni di vita con Faber.

“Dopo la liberazione, riuscii a incontrare Fabrizio a Brescia in occasione di uno dei concerti con la PFM. Mi ha subito riconosciuto. È anche per questo che quando, dopo la morte del marito, Dori mi chiese di diventare consigliere della Fondazione De Andrè io accettai immediatamente”.

La Fondazione si propone di tutelare, tramandare e mantenere in vita il patrimonio che Fabrizio ci ha lasciato, che ci appartiene perché, come ha dichiarato Dori in una recente intervista, “Fabrizio è di tutti”, bisogna solo ascoltarlo.

L’opera di Faber è stata in grado di unire tre intere generazioni: nonostante il passare del tempo continua ad essere straordinariamente attuale e vivo. Fabrizio è ancora tra noi e ha ancora tante cose da dire. Che cosa scriverebbe Fabrizio
riguardo ai braccianti morti recentemente in provincia di Foggia? Cosa direbbe dell’ennesima tragedia che incombe su Genova, la sua città natale? A ben guardare, le risposte le troviamo in ciò che ha già scritto con un anticipo tremendo.

Giorgio Gori fa parte della fortunata e privilegiata generazione che ha goduto di Fabrizio in vita, che ha comprato i cd appena editi e ha visto Faber nelle celebri tournée con la PMF e con i figli Cristiano e Luvi. È a questa generazione che si rivolgono i più giovani: abbiamo bisogno di Fabrizio e delle sue canzoni, così vicine agli uomini e alle donne.

https://www.youtube.com/watch?v=I5uq0p4iFuU

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L'appello
Caro sindaco, intitoliamo una via di Bergamo all’amato Faber?
Generico dicembre 2020
Il commento
Son certo che a Faber sarebbe piaciuta questa piazza, tra antico e moderno
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