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La storia

Il cuore di Bergamo: l’ospedale e la Casa di Leo insieme per salvare il piccolo Tommaso

Con una malattia rara, l'atresia delle vie biliari, ha ricevuto un fegato nuovo a soli 20 mesi. "Qui ho conosciuto delle persone squisite, un forte e grande abbraccio" ringrazia la mamma. I volontari ricambiano: "Ospiti speciali"

“Qui ho conosciuto delle persone speciali”. I genitori del piccolo Tommaso, il bimbo di 20 mesi nato al Ca’ Foncello di Treviso con una malattia rara, l’atresia delle vie biliari, salvato con un trapianto di fegato dall’équipe medica dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, hanno voluto ringraziare i medici e i volontari della Casa di Leo, la struttura inaugurata lo scorso gennaio a Treviolo per le famiglie e i bambini ricoverati all’ospedale cittadino.

“Ciò che noi facevamo per loro, loro lo facevano per le famiglie degli altri bambini. Erano a tutti gli effetti dei volontari aggiunti – dice Valeria Spilotros, una delle 68 persone che offrono aiuto a titolo gratuito nella Casa di Leo -. Il compito di noi volontari è quello di stare insieme a queste persone, dar loro una mano sia dal punto di vista psicologico che pratico”. Ovvero aiutarle con le spese, le pulizie e tutte quelle piccole faccende quotidiane che in un momento tanto delicato possono rivelarsi più grandi del previsto.

La famiglia di Tommaso ha passato un intero mese nella casa di Treviolo, ma ce ne sono altre che in via Aldo Moro sostano da molto prima, proprio a causa della degenza prolungata dei bambini (nella casa, realizzata dall’associazione “EOS la Stella del Mattino”, durante i primi mesi di attività sono state ospitate 15 famiglie, per un totale di 41 persone).

Su Facebook, la mamma del piccolo Tommaso ha voluto esprimere tutta la sua riconoscenza anche e soprattutto nei confronti della famiglia del bimbo che ha donato un fegato nuovo a suo figlio. “Ma anche a tutti gli eroi che ci sono fra noi per dirgli grazie, perché senza di loro tante persone non potrebbero avere un futuro. A Tommaso, che oggi sta bene, insegnerò che si deve aver fiducia nel prossimo e a credere nella vita. Soprattutto, gli racconterò una storia di super eroi. Una storia vera, non una favola”.

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