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L'archistar

“Porta Sud diventa Bergamo città aperta: nel 2020 i lavori”

"Mi piace pensare a quest'area come a una stella, aperta a tutte le possibilità: dalla ferrovia all'aeroporto, collegamento tra il centro città e la periferia, un punto di coesione tra lavoro, cultura, sanità, innovazione e ricerca" spiega l'archistar Francisco Mangado

Traccia disegni su un vetro, il pennarello nero è parte del sesto senso di Francisco Mangado – spagnolo, 61 anni, pluripremiato a livello mondiale – che si guida la squadra di architetti chiamati a progettare Porta Sud. L’area di oltre 450 mila metri quadri compresa tra la ferrovia e via Gavazzeni.

“Mi piace pensare a quest’area come a una stella, aperta a tutte le possibilità: dalla ferrovia all’aeroporto, collegamento tra il centro città e la periferia, un punto di coesione tra lavoro, cultura, sanità, innovazione e ricerca – spiega Mangado -. Non lo immagino come una porta e premetto che non ci sarà nessuna porta. Mi piacerebbe chiamare questo progetto Bergamo città aperta perché è quello che ho in testa da quando mi sono messo a studiare quest’area. Nel 2040 il 55% della popolazione europea supererà i 55 anni, quindi penso a un luogo di coesione, di inclusione tra diverse generazioni. Penso a un progetto che sia partecipativo, che sappia fare sintesi di tante osservazioni, ma non voglio un progetto bellissimo e irrealizzabile”.

“Voglio – prosegue l’archistar che in questi giorni è a Bergamo.- che questo progetto che stiamo stendendo sia flessibile, adattabile alle diverse esigenze della città ma che entro il 2020 prenda il via, lo voglio vedere realizzato: è questa la mia sfida. Sogno un’area come Central Park, dove ogni edificio sia in relazione con gli altri dell’area e dialoghi con tutte le aperture che offre questi spazio”.

Base e fulcro di questo team è lo studio dell’architetto Attilio Gobbi che affianca Mangado. La squadra comprende anche il bresciano con studio a Parigi Matteo Facchinelli, 41 anni, che vanta collaborazioni con Massimiliano Fuksas e Francis SolerCamillo Botticini, 53 anni, vero talento dell’architettura italiana e il paesaggista portoghese Joao Nunes. Oltre a Danilo Verga, consulente sulla parte di marketing e un rappresentante di Systematica, una società specializzata nella mobilità.

Con loro anche Cristian Vitali della Vitali Spa, l’azienda di Cisano Bergamasco, che realizzerà i lavori. “Mangado ha un sogno: vedere il cantiere aperto entro due anni, io aggiungo il mio: vederlo terminato entro dieci anni – confida Cristian Vitali -. Per ora stiamo lavorando, condividendo tutte le nostre esperienze. A settembre avremo una prima riunione con l’amministrazione comunale di Bergamo per raccogliere le loro esigenze”.

Intanto gli architetti si sono già incontrati e si sono consultati con Gianni Scarfone, direttore dell’Atb, e il Parco dei Colli.

“Sul tavolo ci sono due o tre ipotesi per superare quella barriera che è la ferrovia e che divide in due la città – dichiara l’architetto Attilio Gobbi -. Stiamo lavorando molto bene in squadra, questa è la prima riunione che ci vede tutti fisicamente presenti, anche se via skype abbiamo già fatto diversi confronti. Credo che di questo passo riusciremo a consegnare il masterplan entro 8 mesi, così come era previsto dal bando”.

“Quest’area dal punto di vista paesaggistico rappresenta una sfida interessantissima – conclude il paesaggista portoghese Joao Nunes -. Stiamo affrontando un progetto che viene dopo una grave crisi economica, dopo anni in cui si parla di consumo di suolo, quindi abbiamo in noi una consapevolezza maggiore: stendere un progetto che sia realizzabile e raccolga tutto ciò che abbiamo imparato e che ci solleciterà la città”.

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